Rate anche per la spesa

Ecco le carte di credito con fido incorporato: allarme di Caritas e San Vincenzo.

Dopo la tv a rate, il computer a rate, il soggiorno a rate, la vacanza a rate: adesso siamo arrivati alla borsa della spesa. A rate pure quella, grazie alle carte di credito con fido incorporato. “Comode”, ovviamente, ma comunque da pagare prima o poi, e con gli interessi. Questa è la dimostrazione più concreta secondo Caritas, San Vincenzo, Centro consumatori che una fascia sempre più ampia del ceto medio fa fatica ad arrivare a fine mese.

Se poi dovesse esserci un imprevisto, è il patatrac.

«Forse, in una società in cui la cosa più importante è apparire, qualcuno vive al di sopra delle proprie possibilità - dice Mauro Randi, direttore della Caritas - ma l’impressione è che una larga fetta del ceto medio stia ormai raschiando il barile. Ovvero, non ce la faccia più con lo stipendio ad arrivare a fine mese. Particolarmente colpiti da questa situazione gli anziani: gente con grande dignità che tira la cinghia, rinuncia a tutto, ma non chiede nulla a nessuno. Si vergogna».

Finora, ci sono stati una serie di segnali che annunciavano le crescenti difficoltà, ma il più preoccupante è arrivato recentemente e riguarda la possibilità offerta dalle catene della grande distribuzione di fare la spesa a rate. Compri oggi e paghi fra due-tre mesi, con “comode rate”.
«Siamo tornati al dopoguerra - commenta Giovanni Benussi, presidente della San Vincenzo - quando la gente era costretta ad indebitarsi per mangiare».

l guaio è che prima o poi il conto arriva e con gli interessi ovviamente, visto che le catene della grande distribuzione non risulta facciano beneficenza ai clienti.
«Il conto - mette in guardia Walter Andreaus, responsabile del Centro consumatori - è spesso salato, perché magari si sono accumulate le rate oltre che della spesa, del televisore al plasma, del computer, del divano, della macchina. Piccoli importi che alla fine diventano grandi e una famiglia non ce la fa più».

Principale responsabile del carovita: l’euro. Al quale, nel corso degli anni, si sono aggiunti una serie di rincari a fronte di stipendi rimasti di fatto invariati.

«Come se non bastasse - dice Benussi - adesso bisogna mettere in conto l’aumento dei mutui. E se finora una famiglia impegnava uno stipendio per pagare il mutuo della casa, dopo i rincari non basta più, ne servono quasi due. Non c’è da stupirsi dunque se le famiglie sono costrette a comprare anche la spesa a rate. Si spera probabilmente che il mese successivo le cose miglioreranno, ma purtroppo non è così. I debiti semplicemente si accumulano».

l risultato è che si allunga la lista di coloro che si rivolgono alla San Vincenzo per avere abiti e alimentari.
«Prima - assicura il presidente Benussi - a prendere la borsa della sopravvivenza arrivavano barboni, famiglie di extracomunitari, nomadi; adesso c’è gente che non ti aspetti che si rivolge a noi per mangiare. Spesso si vergognano, ma non hanno alternative».

(25 ottobre 2007)

10 Novembre 2007 · Patrizio Oliva