“Mi vergogno dei debiti”, e si dà fuoco davanti ai familiari

Sul sagrato di una chiesa si è cosparso di benzina e ha appiccato il fuoco ha scritto in tre lettere di essere sconvolto dall'idea di non dare un futuro ai suoi figli

Il conto corrente dell'agenzia di viaggi, la Jales di via Amendola 170/13, in rosso. Il nome della società, ritenuta "a rischio elevato", finito sul bollettino dei protesti quindici giorni prima di Natale. L'impossibilità di far fronte ai debiti a testa alta, le rate del mutuo da pagare per non perdere la casa. Un matrimonio che credeva naufragato.

E la vergogna, nelle giornate di festa diventata un macigno.

Vittorio G., un operatore turistico barese di 42 anni, ieri ha deciso di farla finita. Si è dato fuoco. Sotto gli occhi di moglie, fratello, mamma. Sordo alle suppliche, alle promesse, alle urla.

Lo ha schiacciato, come ha scritto nelle tre lettere lasciate ai familiari, il non essere in grado di dare pane e dignità e futuro alla consorte e ai due figli, 8 e 12 anni. E in questi giorni di festa, racconta chi lo conosceva bene, si è sentito ancora più solo, senza appigli, con il buio totale davanti. Lanciato un "messaggio nella bottiglia" - un disperato e allucinato sms alla compagna, storie di fuochi e di stelle comete - si è tolto la vita davanti alle persone a lui più care, sul sagrato della chiesa Sacra Famiglia di via Martin Lutero, a pochi passi dalla sua ormai ex casa al quartiere Stanic. Si è cosparso di benzina e ha appiccato il fuoco. La moglie che era riuscita a trovarlo e a raggiungerlo, seguita dal cognato e dalla suocera, non è riuscita a impedirgli di distruggersi. E non sono serviti i tentativi di soffocare le fiamme a mani nude, ustionandosi le dita. Vittorio G. è morto.

L'uomo, quando era ancora buio, si è messo alla guida della sua vecchia macchina. È andato sotto al condominio dove abita la famiglia - lasciata sei mesi fa, accampandosi a dormire prima nella traballante agenzia di viaggi e poi dalla nonna paterna - e ha attuato il piano ruminato per giorni. Sceso dall'auto, ha imbucato le lettere indirizzate a moglie, mamma e fratello: "Non sono stato in grado di darvi una vita dignitosa". Ha guidato fino alla chiesa del rione. Si è fermato. Ha poggiato sul cruscotto dell'auto la patente, una foto del padre, il passaporto. E alle sei ha inviato un sms alla consorte, la donna che credeva perduta. "Una stella cometa mi porterà via. Oggi toglierò una vita alla Terra", ha scritto, lasciandole intuire dove era diretto.

La moglie ha capito che stava per succedere l'irrimediabile. Ha chiamato il cognato ed è corsa sul sagrato della parrocchia, raggiunta dalla suocera. Per fermare l'uomo sull'orlo dell'abisso, con i vestiti impregnati di benzina e gli accendini nelle mani, non sono bastate le promesse, le lacrime e, dopo, il gettarsi addosso a lui e al fuoco. Pochi minuti più tardi è toccato ai poliziotti delle Volanti coprire il corpo. E rimettere assieme i frammenti di una esistenza andata a pezzi. I debiti. Il mutuo. I tre assegni scoperti, roba da 8.307,40 euro, 400,50 e 199,90. Trenta-quarantamila euro che non aveva. Il disamore. "Non era in balia degli strozzini né della rata "impazzita" per la casa - dicono in questura - Un uomo della sua età, pieno di energie e di progetti, poteva farcela a rimediare".

di LORENZA PLEUTERI

da La Repubblica.it

4 Gennaio 2008 · Patrizio Oliva





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