Le confessioni di un tifoso triste » Cavani e la cartella di equitalia

Cavani e la cartella di equitalia » Le confessioni di un tifoso triste

Le confessioni di un tifoso triste - Cavani e la cartella Equitalia
Mi chiamo Gennaro Andele, e sono napoletano, una condizione, che a seconda delle vicissitudini, nella vita, può tornare a volte utile, molte altre, meno. Anch'io, faccio parte, ahimé, della generazione debito.

Sono uno dei protagonisti delle cronache: un bamboccione, un precario e una vittima di Equitalia. Vivo sempre più grazie ai prestiti.

Mi indebito per affittare un appartamento, per comprare la moto o il computer, ma anche per, forse con un pizzico di testardaggine, comprare con fedeltà l'annuale abbonamento allo stadio e alla pay tv, per vedere le partite del mio Napoli. Ebbene si, anche vivendo con la paura di essere travolto dal rosso in banca o dai pignoramenti, non rinuncio, forse come tanti italiani, a seguire con passione la squadra del mio cuore.

Già, perchè io, devo purtroppo ammetterlo, sono un tifoso sfegatato.

Da piccolo, ancora prima di cominciare di iniziare il liceo, mio padre, col suo umile stipendio di impiegato, mi portava tutte le domeniche allo stadio, a vedere Maradona. Ed è li, che mi sono innamorato.

Poi l'ingresso alla facoltà di giurisprudenza, dove, tra un esame ed un altro, mi angosciavo vedendo la mia squadra cadere sempre più a fondo, per colpa dei debiti.

Ah già, i debiti. L'altra mia passione. Talmente forte, che, terminati gli studi di legge, dopo essere stato in prima linea sul campo, per qualche anno, è culminata con l'ingresso nel team di indebitati.it, una grande comunità, che mi permette di entrare a contatto con persone con cui condivido la condizione di debitore.

La stessa comunità che ora mi consente, e per questo spero non me ne vogliate, di concedermi un piccolo sfogo. Si perchè, dopo tanti articoli su debiti, cartelle e chi più ne ha più ne metta, per una volta, voglio parlare di calcio. E non è detto che le similitudini con il mondo dei debitori tardino ad arrivare.

Dopo il grande Diego Armando, il calciatore che, negli ultimi anni, mi ha entusiasmato di più, è stato sicuramente Edinson Cavani. Con i suoi goal, mi ha fatto gioire innumerevoli volte, facendomi distrarre, per un momento, dalle preoccupazioni della confraternita degli indebitati. Ma, ahimè, Cavani è stato ceduto, ed io, per l'ennesima volta nella vita, mi sono sentito pignorato presso la mia residenza. Il nome del creditore è un ricco sceicco, e l'ufficiale giudiziario, si chiama Paris Saint Germain.

La cessione di Cavani era come una cartella di Equitalia: prima o poi doveva arrivare.

Non ho mai creduto che il presidente De Laurentiis fosse il nostro Libertador dalla vessazione ingiusta, dall'epilogo triste e scontato, così come non ho mai creduto che il nostro sindaco “De Magistris alias Giggino Scassatutto” che aveva promesso la salvezza dei cittadini da Equitalia, fosse Pancho Villa.

Loro litigano perché un po’ si somigliano: tutti e due sono emuli dei cartoons giapponesi, quelli in cui l’eroe, altezza 100 metri, peso: 8000 tonnellate, si chiamava Mazinga che, se non sbaglio, per trasformarsi in gigante metteva dei braccialetti.

Ai nostri ci vorrebbero le ganasce, magari sulla lingua.

Il tifoso napoletano avrebbe bisogno di un presidente normale, senza braccialetti, magari sudato e impacciato, un piccolo sognatore.

Ferlaino lo era, lui era un pazzo visionario come il nostro popolo vero, come il nostro popolo basso, lui sì che dall'alto della presidenza capiva il basso delle curve perché era come noi.

Non me ne frega niente che sbagli fece, come ci riuscì, so solo che il sangue me lo fece ribollire nelle vene solo lui, quando prese Diego, quando vincemmo il primo scudetto, il secondo, la coppa Uefa.

Certo i tempi sono cambiati, ma questo presidente romano di Torre non mi fa sognare, e anche se dovessimo vincere un giorno la Coppa dei Campioni, sarà come un intervento riuscito in una clinica svizzera, tutto perfettamente previsto, antisettico e scontato come la cessione di Cavani che, se ci fate caso, è una ferita così precisa che non sanguina nemmeno tanto.

10 Luglio 2013 · Gennaro Andele