Generazione debito

Generazione debito - Sono i protagonisti delle cronache: "bamboccioni" e precari, sono i ragazzi che vivono sempre più grazie ai prestiti. Si indebitano in massa per affittare un appartamento, per comprare la moto o il computer, ma anche per mettere in frigo le banane e comprare un altro paio di jeans. E, in massa, hanno paura di essere travolti dal rosso in banca.

Non sono i giovani americani, quelli dei mutui subprime e della "generation plastic", esperti in acrobazie fra gli scoperti di una dozzina di carte di credito.

Sono i giovani italiani e, nel paese abituato ai record di risparmio, dove le rate, fino a pochi anni fa, erano l´equivalente sociale della lebbra, è un fenomeno nuovo di zecca, che investe l´economia, ma anche i valori culturali di una generazione. "Indebitarsi è diventato cool, figo", osserva Enrico Finzi, un sociologo che ai giovani ha dedicato numerose ricerche di mercato. Anche quando di mestiere si fa il precario. Banche, finanziarie, anche economisti apprezzano questa progressiva sofisticazione dei consumatori, che rende il mercato delle case, degli acquisti "irrinunciabili" - si tratti dell´iPod o della banda larga -, dell´abbigliamento più fluido, scorrevole, veloce.

Gli italiani, giovani compresi, del resto, assicura Davide Steffanini, il responsabile italiano della Visa, "sono e restano eccellenti pagatori". Ma, fra gli interessi che salgono e gli impegni che si accumulano, a non condividere troppo questa fiducia sono proprio loro, i debitori. Soprattutto perché, a quanto pare, c´è sempre meno papà a colmare, comunque e dovunque, i buchi.

Da qui a dipingere un´Italia già strangolata dai debiti, come altri paesi, anglosassoni in testa, tuttavia, ce ne corre. Per quanto le dimensioni del fenomeno comincino ad essere significative, non hanno raggiunto oggi la soglia di allarme. "L´indebitamento in Italia - sottolinea Steffanini - è ancora lontano dall´essere un problema". In parte, perché molti degli strumenti per indebitarsi sono ancora sulla pista di decollo: il 17 per cento degli italiani sotto i 25 anni ha una carta di credito, contro l´oltre 50 per cento dei loro coetanei americani. In parte, perché la mole complessiva del debito è ancora contenuta. In Gran Bretagna, l´indebitamento personale dei cittadini di tutte le età (fra casa, acquisti ecc.) ha recentemente superato il volume della ricchezza nazionale prodotta in un anno. In Italia siamo ben al di sotto del 40 per cento, un livello ancora quasi da civiltà contadina.

Ma quello che colpisce è la velocità con cui le cose stanno cambiando. E come stia esplodendo la capacità di fare debiti.

Nel 1998, dicono le elaborazioni di Prometeia, tutte quante le famiglie italiane avevano debiti per una cifra pari all´11 per cento del loro reddito annuale. Nel 2004, eravamo già saliti al 20 per cento. Come è possibile, visto che, dice sempre Prometeia, solo un quarto delle famiglie risulta effettivamente indebitato? La risposta è nel comportamento di quella minoranza di famiglie che ricorre ai prestiti: nel 1998, risultava indebitata per una cifra pari al 35 per cento del suo reddito annuale. Nel 2004, per il 70 per cento, il doppio. E, a muovere le statistiche, sono soprattutto i giovani, una categoria che, in Italia, dove spesso si va via di casa quando i capelli sono già radi, può arrivare a 40 anni. Per i trenta-trentacinquenni con prestiti a carico, il tasso di indebitamento, rispetto al reddito annuale, supera ampiamente il 100 per cento. Per i trentacinque-quarantenni, l´80 per cento.

Naturalmente, non c´è niente di strano che siano i giovani a fare più debiti degli altri. Senza scomodare i testi di economia e le teorie del "ciclo vitale" - per cui il livello di consumi è lo stesso a qualsiasi età, il problema è come finanziarli - i giovani, semplicemente, sono quelli che devono comprare la prima casa. Quattro quinti dei debiti di cui stiamo parlando sono mutui immobiliari. E i giovani in questione non sono solo la classica coppia con figli. Il Centro Studi Sintesi calcola che il 43,7 per cento dei single sotto i 35 anni e il 57 per cento delle coppie della stessa età, senza figli, abbia casa in proprietà. Un terzo di questi single e metà di queste coppie l´ha comprata con un mutuo. E come se la cava questa sterminata Italia mutuataria, soprattutto giovane? Non benissimo, a stare ad un sondaggio IPR Marketing. Fa un certo effetto pensare che, con i mutui quarantennali che qualche banca propaganda in questi mesi, molti di questi giovani accenderanno un mutuo a 25 anni, quando entrano per la prima volta in un posto di lavoro, e lo estingueranno solo al momento di andare in pensione. Ma fa ancora più effetto pensare alle acrobazie a cui parecchi sono destinati, per 40 anni, per pagare le rate. Gli italiani saranno anche eccellenti pagatori e, infatti, solo il 2 per cento di chi ha risposto al sondaggio si è trovato con la casa all´asta perché moroso. Ma gli altri si sono non poco affannati: per saldare la rata del mutuo della casa, il 6 per cento l´ha affittata, il 14 per cento ha saltato qualche scadenza, il 19 per cento si è rivolto a parenti ed amici. Il 29 per cento ha puramente e semplicemente chiesto un altro prestito, rinviando il momento della resa dei conti.

Ma la casa è (letteralmente) l´investimento di una vita e, tradizionalmente, ha sempre comportato il massimo sforzo e sacrificio. La novità è il boom del credito al consumo, che amplifica o impegna - secondo come vogliate guardarlo - una quota crescente di quanto ognuno di noi italiani, in media, porta a casa ogni anno: dal 4,8 per cento del reddito disponibile nel 2001 è quasi raddoppiato all´8,7 per cento nel 2006. Per i giovani, la quota si alza, e non di poco. Per i 30-35enni che hanno contratto prestiti, i debiti diversi dal mutuo immobiliare pesano, fra il 1998 e il 2004, fra il 13 e il 15 per cento del reddito annuo. Per i 35-40enni, si oscilla fra il 7 e il 12 per cento, a seconda degli anni. E´ una stagione nuova nella storia del costume. Nell´Italia del dopoguerra, il credito al consumo era il conto aperto dal panettiere, che veniva saldato, tutti insieme, il 27 del mese, quando arrivava lo stipendio. Poi, a partire dagli anni ´60, c´è stata l´era degli acquisti a rate, spesso semiclandestini, perché vissuti come segnali di povertà, fino a diventare quasi marginali. In ultimo, dalla fine degli anni ´90, una esplosione, nel nuovo clima psicologico in cui, nota Finzi, "indebitarsi è da furbi, non indebitarsi da stupidi".

In un certo modo, lo fanno tutti quegli italiani (uno su tre) che hanno una normale carta di credito. Tecnicamente, non si chiama carta di credito, ma di debito: comprate una cosa e il costo vi viene addebitato, il mese successivo, sul vostro conto corrente in banca (a condizione che non sia in rosso, altrimenti si apre un´altra partita). Una dilazione di pagamento a costo (quasi) zero, che i più sofisticati allungano, scegliendo una carta con addebito a due mesi, anziché un mese. E´ come tornare ai tempi della mamma e della nonna, con il conto dal salumiere saldato a fine mese. Ma questo non è credito al consumo, che si verifica solo quando qualcuno vi anticipa effettivamente dei soldi. E´ questo che cresce, via banche e finanziarie, del 15-20 per cento l´anno. Sono i prestiti personali, da restituire a rate o, sempre più frequentemente, nuovi tipi di carte di credito (questa volta è anche il termine tecnico), come le "revolving". Quando ne prendete una, ci trovate dentro un credito, ad esempio, di 100 euro. Ne spendete 10 e il credito residuo è di 90. Ma se restituite 10, vanno a reintegrare il capitale e voi ne avete nuovamente a disposizione 100. Sono in rapida espansione.
La Visa, una delle maggiori carte in circolazione in Italia, nel 2001, gestiva più di tre carte tradizionali, per ogni revolving. Nel 2006, il totale dei titolari ha superato i 20 milioni e ci sono solo due normali carte di credito (anzi, di debito) per ogni revolving, salite a 6,7 milioni.

Attraverso questi canali - come i prestiti personali e le revolving - il grosso degli adulti gestisce l´acquisto straordinario e importante. Ma per una vasta platea di giovani, e la stragrande maggioranza dei giovanissimi, si tratta puramente e semplicemente di tirare avanti. Finzi, attraverso una indagine a campione di Astraricerche per una società di prestiti personali, calcola che fra il 20 e il 30 per cento dei giovani sotto i 34 anni si indebita non per acquistare, ma per affittare un appartamento. Si indebita per arredarlo, comprare una moto, un computer, pagare l´Adsl per Internet. Se si guarda solo ai giovani sotto i 24 anni, la quota di quelli che si indebitano per le stesse cose oscilla intorno al 50 per cento. Per comprare l´auto o finanziarsi gli studi, fra il 30 e il 40 per cento dei giovani fra 18 e 34 anni deve fare debiti. La percentuale supera largamente il 50 per cento per chi di anni ne ha meno di 24. Ma i debiti entrano massicciamente anche nel quotidiano, in quella che chiameremmo l´ordinaria amministrazione. Il 45 per cento dei giovani sotto i 34 anni e ben i due terzi di chi non arriva a 24, dichiara di essersi indebitato per finanziare le spese di tutti i giorni: gli spaghetti, la bistecca o la pizza, le scarpe o i jeans nuovi, la discoteca o la vacanza.

Risultato? Il 58 per cento dichiara di non pensare di "farcela", di ripagare i debiti. E allora perché si è indebitato? La risposta è figlia non solo del nuovo clima sociale di consenso all´indebitamento, ma anche della necessità. "I giovani che escono di casa, scegliendo l´autonomia dai genitori - dice Finzi - sono presi in una tenaglia. Per un verso, essendo appena partiti, non hanno risparmi a cui far ricorso. Per un altro, visto che, per lo più, hanno un lavoro precario, non possono contare sulla certezza del reddito. Ma si sono anche abituati, in casa, ad un certo livello di consumi a cui non riescono a rinunciare".

Precari e consumisti, i giovani sono anche più soli. Dopo tanta retorica sul mammismo degli italiani, sul ruolo della Famiglia, con la f maiuscola, si scopre, a sorpresa, che la famiglia si sta ritirando, anche abbastanza velocemente, se non dall´area dei sentimenti, da quella degli interessi. Dalle elaborazioni di Prometeia si ricava che, sul totale dei debiti delle famiglie italiane, la quota derivante da prestiti di parenti ed amici (destinata soprattutto, presumibilmente, ai giovani) era pari, nel 1998, al 6,1 per cento. Nel 2000, era già scesa al 3,7 per cento. Nel 2004, papà e mamma hanno fornito solo l´1,6 per cento.

(la Repubblica, SABATO, 13 OTTOBRE 2007, Pagina 39 - R2) - MAURIZIO RICCI

10 Novembre 2007 · Antonio Scognamiglio