DOMANDA
Sono amministratore di sostegno di mio fratello. Sul suo conto c’è una modesta somma che in ogni caso viene tassata come è giusto che sia, d’altronde prende la pensione ecc. Stavo pensando a qualche modo legale per alleggerire il conto, e ho visto che i buoni postali non dovrebbero fare reddito. Se così fosse potrei lasciare una somma sul conto per le spese quotidiane, e una parte di somma tramutarla in buono (d’altronde in caso di spese eccezionali si può riscattare in ogni momento). Ovviamente avrei bisogno dell’autorizzazione del giudice tutelare. Sarebbe corretta come operazione? O esistono altri modi?
RISPOSTA
I Buoni fruttiferi postali sono soggetti alla tassazione (alla fonte, con aliquota fissa, non ancorata al reddito del detentore) degli interessi nella misura del 12,5% come tutti i Titoli di Stato. Inoltre, i buoni fruttiferi postali sono soggetti a un’imposta di bollo dello 0,2% sul capitale se il loro valore complessivo supera la franchigia di 5 mila euro. Tanto premesso, al solo scopo di confutare alcune affermazioni non propriamente corrette, esternate nel quesito, si concorda sul fatto che la liquidità parcheggiata in conto corrente, senza alcun vincolo di deposito, ha due grossi rilevanti svantaggi: il denaro depositato in conto corrente non genera reddito, e il suo potere d’acquisto viene eroso dall’inflazione, pur bassa che sia. Se ne deduce che una qualsiasi strategia di investimento, compatibile con le esigenze, le aspettative e le condizioni dell’intestatario del conto corrente, è cosa buona e giusta.
In definitiva, pertanto, destinare parte della liquidità disponibile in conto corrente ad investimenti oculati, è, a nostro parere, un’operazione senz’altro corretta e indubbiamente svolta, come amministratore di sostegno, nell’interesse dell’amministrato.
18 Ottobre 2024 - Michelozzo Marra
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