Ho subito una brutta truffa sul web per svariate migliaia di euro: ho presentato denuncia tramite il mio avvocato e sto tentando di ottenere giustizia e riavere il maltolto.
Ci riuscirò?
Truffe online, un problema quotidiano e sempre in crescita: le associazioni consumatori e anche gli esperti della polizia postale lanciano moniti importanti, cercando di far comprendere a più persone possibile come il rischio sia dietro l’angolo.
Ogni mese almeno tantissime persone chiedono aiuto dopo aver cliccato su qualche link proposto da messaggi apparentemente sicuri, perché giunti via sms dalla propria banca o qualche corriere espresso.
Funziona tutto in modo purtroppo molto semplice: sms con le “insegne” dell’istituto bancario e attraverso i quali generalmente il correntista riceve i codici numerici per poter operare con l’home banking.
Messaggi che raccontano di problematiche con il conto, di ipotetici bonifici da autorizzare o di accessi con l’app registrati a centinaia di chilometri da casa.
In altri casi, gli sms sono quelli che apparentemente arrivano da note piattaforme per acquisti digitali o da altrettanto noti corrieri in cui si dice come ci sia un pacco in giacenza da tanto tempo e che va ritirato subito. Origini diverse, stessa finalità: cliccare sul link proposto per risolvere il problema. In realtà il problema, così, è appena iniziato.
Perché la vittima finisce su un sito clone dell’istituto bancario o del corriere (tutti ovviamente assolutamente estranei alle truffe e anzi tra le parti offese dal raggiro) in cui viene chiesto di inserire dati e, nel caso dei pacchi in giacenza per acquisti fatti, codici della carta di credito.
A quel punto, le memorie interne dei propri dispositivi sono a disposizione dei criminali informatici che possono fare qualunque cosa, tra cui ovviamente anche portare via soldi tramite il numero della carta o l’accesso home banking al conto corrente.
Anzitutto, bisogna segnalare e denunciare non solo per capire il tipo di attacco e poi non cancellare i file crittografati.
Qualche mese fa i poliziotti, infatti, sono riusciti «a fornire la chiave di decodifica per ripristinare i file di un’azienda del territorio che era stata colpita da un virus, permettendole il completo recupero di tutti i file crittografati».
Ma è la prevenzione a fare la differenza. Perché, come detto, un processo può durare anche fino a tre anni con risultati non scontati specie dal punto di vista del risarcimento economico.
Quindi: massima attenzione al mittente, verificare l’attendibilità del messaggio segnalando subito alla polizia postale o alle associazioni consumatori quanto ricevuto, evitare di aprire gli allegati di email di dubbia provenienza. Con le banche che da tempo stanno attuando una campagna anti truffa.
24 Settembre 2022 · Giovanni Napoletano