DOMANDA
Ho appena realizzato che il piano di ammortamento del mio mutuo a tasso variabile a 30 anni, segue il metodo tradizionale invece del metodo di ricalcolo della rata.
Questo provoca un inesorabile aumento della rata, quando il tasso rimane stabile. Mi spiego meglio: ad ogni rata la quota capitale sale, ma la quota interessi scende in maniera molto inferiore. Il tutto fa sì che la rata aumenti nel corso di tutta la durata del mutuo fino a quasi raddoppiare!
Mi chiedo se la banca non abbia dovuto informarmi di questo andamento all’ atto della stipula, dove io ero a conoscenza solo del tipico ammortamento alla francese (dove notoriamente si ha una rata costante a parità di tasso). Posso inviare un reclamo alla mia banca per ottenere un cambio di piano di ammortamento?
RISPOSTA
Com’è noto, il piano di ammortamento alla francese di un mutuo a tasso variabile con rata costante comporta, per la banca, lo svantaggio di non poter rientrare del capitale anticipato in tempi rapidi come avviene con una rata variabile.
Per contro, in caso di ammortamento alla francese di un mutuo a tasso variabile con rata costante, la contropartita per il mutuatario è quella di avere un capitale di estinzione anticipata che decresce molto lentamente con il passare del tempo.
Dunque, la clausola che prevede il calcolo della rata secondo un piano di ammortamento del mutuo a tasso variabile con rate crescenti (anche a parità di tasso) non può considerarsi vessatoria, comportando vantaggi e svantaggi per entrambi, banca e cliente.
Può provare (si tratterebbe di un tentativo) a giocare la carta dell’informazione non correttamente erogata, presentando un formale reclamo alla banca.
In caso di mancato accoglimento dell’istanza o di persistente silenzio, trascorsi 30 giorni dal momento in cui la banca ha ricevuto il reclamo (occorre pertanto una raccomandata AR) potrà presentare ricorso all’Arbitro bancario Finanziario.
Anche se la probabilità di accoglimento non è elevata (dipendendo essa da come riuscirà a dimostrare documentalmente l’inadempienza dell’istituto di credito rispetto all’obbligo, posto a suo carico, di fornire al cliente un’informazione completa e trasparente) il costo (oltre alle raccomandata ed al tempo speso a redigere il testo del ricorso) si aggira intorno a poche decine di euro per i diritti di segreteria (e non sono previste ulteriori spese per il consumatore in caso di soccombenza).
6 Febbraio 2020 - Roberto Petrella