Mi richiedono di saldare un debito insoluto del mio defunto marito risalente al 2001 – Devo pagare?





Accettazione tacita eredità, recupero crediti





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Mio marito è morto nel 2005, e a mia insaputa mi ha lasciato quasi 3000 euro di debiti da pagare: io non sapevo l’esistenza di questo debito quindi non ho fatto la rinuncia dell’eredità. I debiti erano stati fatti sotto forma di cambiali scadenti nel 2001. Durante il mese di giugno del 2017 mi è arrivata una raccomandata da parte di un’azienda di recupero crediti richiedendo il pagamento di quanto dovuto (inizialmente con ammontare di oltre 4000 euro), io mi sono messa in contatto con loro chiedendo spiegazioni, che non mi hanno saputo dare subito, avvalendosi dell’eredità.

Inoltre, mi è stato appena comunicato che durante il dicembre 2010 risulta una raccomandata col timbro di mancata giacenza richiedente tale debito, ma dato che io a fine novembre 2010 avevo cambiato casa, e probabilmente non si era ancora fatto il cambio di residenza in comune, io non ne avevo preso conoscenza.

La mia domanda è se l’azienda creditrice in questione può ricorrere e fare appello, e se io devo pagare per forza tutto l’ammontare della somma.

L’azienda creditrice può ricorrere al giudice e chiedere un decreto ingiuntivo, ma solo se è in possesso della documentazione necessaria: ad esempio, le cambiali relative alla ristrutturazione del debito protestate a suo tempo, o il contratto originario di prestito sottoscritto dal defunto marito. Altrimenti la questione si complica.

Inoltre, dal 2001 il creditore deve dar prova di aver inviato al debitore, o ai suoi eredi, comunicazioni interruttive dei termini decennali di prescrizione, altrimenti il debitore potrebbe eccepire l’intervenuta prescrizione.

Per non rischiare di pagare un debito prescritto può attendere gli eventi, aspettare, cioè, di vedere se il creditore passa dalla parole ai fatti.

Io non credo che ciò avverrà mai: al suo posto non pagherei. Ma, questa è una decisione di cui deve farsi carico esclusivamente lei.

Nel frattempo, giusto per mischiare un po’ le carte, porre un freno all’ostinata, prevedibile insistenza degli addetti al recupero crediti e minare la loro determinazione, può riferire di aver rinunciato all’eredità di suo marito nel lontano 2005: nel caso le chiedessero di trasmettere la documentazione a supporto della rinuncia, risponderà che lei non manda in giro i suoi documenti e che loro, se vogliono, possono effettuare i dovuti accertamenti.

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11 Aprile 2018 · Ornella De Bellis

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