Da anni mi vedevo rifiutate richieste di aperture di conti corrente da qualsiasi banca: premesso che sono pulito sia in CRIF, CAI, Registro protesti, tutto ciò che dovrebbe interessare ad una banca, ma ciò nonostante mi vedevo sempre rifiutare l’apertura di un conto corrente, senza conoscerne i motivi.
Oggi una banca mi ha aperto gli occhi: Dopo aver inviato richiesta di apertura conto mi mandano la seguente mail:
Buongiorno,
“Abbiamo rilevato la presenza di pregiudizievoli in fase di lavorazione della pratica in oggetto (es. ipoteca esattoriale, pignoramento, fallimento, decreto ingiuntivo).
Per una rivalutazione della sua richiesta abbiamo bisogno di ricevere la documentazione di sistemazione, rateizzazione o altro accordo preso con Equitalia, Agenzia delle Entrate o istituti di credito.
Può rispondere a questa mail allegando la documentazione in suo possesso.”
Come accennato, ho debiti esclusivamente col fisco per 113k e ipoteca sull’immobile. Possibile che non mi venga concessa l’apertura del conto per tale motivo?
Con una semplice visura ipocatastale per persona fisica, doverosa in fase istruttoria, il potenziale creditore (o la banca a cui è stata richiesta l’apertura di un conto corrente) viene a conoscenza dell’ipoteca iscritta da Agenzia delle Entrate Riscossione (AdER, ex Equitalia), e quindi dell’esidtenza di un debito esattoriale: nessuna spy story, quindi, ma solo la conoscenza di un dato patrimoniale pubblicamente disponibile, che accerta l’impossibilità di rivalersi, in caso di inadempimento nel rimborso del prestito concesso, sull’espropriazione della proprietà immobiliare del debitore, già gravata da ipoteca esattoriale oppure e che espone la banca al rischio di pignoramento presso terzi, in qualità di terzo pignorato.
Una volta accertata la presenza del debito esattoriale garantito da ipoteca, per la concessione del prestito richiesto il creditore deve valutare la sostenibilità delle rate di rimborso derivanti dagli eventuali piani di rientro concordati con altri creditori insoddisfatti (in particolare con AdER) ed il reddito mensile dichiarato dal richiedente, altrimenti correrebbe il rischio di essere accusato di induzione al sovraindebitamento con tutte le conseguenze del caso (annullamento o drastica riduzione del capitale prestato su istanza del debitore al giudice, ai sensi della legge 3/2012).
Ed ecco così giustificata l’esigenza di ulteriori informazioni come pervenuta al richiedente il prestito che, alla fine, potrebbe essere negato semplicemente sulla scorta del fatto che l’importo mensile stimato per soddisfare un ipotetico piano di rateizzazione del debito esattoriale, così come emerge dalla visura ipocatastale, e la rata di rimborso del prestito ordinario concesso dalla banca potrebbero risultare incompatibili con la capacità reddituale del debitore.
In conclusione, nessuna discriminazione dietrologica ai danni del debitore esattoriale, ma solo una istruttoria dettagliata e doverosa (così come prescrive la legge) finalizzata all’analisi di compatibilità fra il reddito mediamente percepito, gli impegni di rimborso complessivamente assunti e le altre comuni esigente correnti di vita del debitore e della propria famiglia. Naturalmente, non ha alcuna valenza la circostanza che, in ragione della normativa sui limiti di espropriazione esattoriale della prima ed unica casa del debitore, costui avesse deciso di non soddisfare il debito accumulato con lo Stato.
Quanto sopra per quel che attiene la concessione di un prestito al debitore esattoriale .
Per quel che riguarda, poi, la motivazione per cui una banca può essere restia a concedere un conto corrente, basta considerare che Ader (soggetto che agisce per la riscossione coattiva dei debiti verso la Pubblica Amministrazione), in assenza di rateizzazione del debito esattoriale da parte del debitore, potrebbe pignorare la banca, presso cui è detenuto il rapporto di conto corrente, nel tentativo di rientrare, anche parzialmente, del credito garantito da ipoteca sull’immobile di proprietà del debitore. Quindi, la banca interpellata, per evitare di essere costretta, in qualità di terzo pignorato, ad adempiere a tutte le gravose fasi della procedura civile che riguardano il pignoramento del conto corrente (pignoramento presso terzi), non concede l’apertura del rapporto se non si accerta almeno della intervenuta rateizzazione del debito esattoriale (che la metterebbe al sicuro dal rischio di essere chiamato in causa come terzo pignorato.
Conviene, date le condizioni esposte, dotarsi di una carta di credito prepagata dotata di IBAN (di quelle vendute online da soggetti meno attenti alla situazione debitoria del richiedente) per sopperire al diniego di apertura del conto corrente vero e proprio se, in ragione della normativa sui limiti di espropriazione esattoriale della prima ed unica casa del debitore esattoriale, quest’ultimo decidesse di non regolarizzare (nemmeno con una rateizzazione) la propria posizione debitoria con la Pubblica Amministrazione per la quale agisce Agenzia delle Entrate Riscossione (AdER, ex Equitalia).
16 Settembre 2023 · Patrizio Oliva
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