Ho un dubbio che mi assale dopo aver letto che il prezzo dei carburanti, a causa del boom del petrolio, sta aumentando vertiginosamente: ciò, a mio parere, graverà anche sui trasporti e dunque anche sui prezzi del cibo al supermercato.
Ho ragione?
Allarme rincari per il carrello della spesa: dopo la stangata sulle bollette di luce e gas (300 euro in più per famiglia), la corsa dei prezzi delle materie prime (dal petrolio al gas ai cereali) e quindi di trasporti e costi di produzione rischia di trasferirsi sui consumatori.
E in un Paese come l’Italia dove l’85% dei trasporti commerciali avviene per strada, l’impennata del petrolio (ieri a New York oltre gli 80 dollari al barile, massimo dal 2014) e il conseguente rincaro dei carburanti, rischia di contagiare l’intera economia e ha un effetto valanga sulla spesa con un aumento dei costi di trasporto oltre che di produzione, trasformazione e conservazione lungo la filiera, dal campo alla tavola.
Così, quello di vedere un autunno di rincari al dettaglio, dalla pasta al pane, dall’olio al burro e dal latte all’ortofrutta fino a carne e caffè, più che una preoccupazione, è una sicurezza.
Le tensioni sulle materie prime sono destinate a durare nei prossimi mesi e gli aumenti non potranno non trasferirsi sugli scaffali.
Così, se da agosto a settembre, l’indice Istat per alimentari e bevande è passato da un più 0,8 a un più 1,3% (3,8% gli ortaggi), con quello generale salito al 2,6%, è lecito prevedere, aggiunge Bella, che il caro-prezzi, trainato da energia e trasporti, possa superare il 3% e incidere anche sulla spesa con aumenti dal 2% al 2,5-3%, riducendo ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie e i loro risparmi.
E se il Codacons aveva calcolato a settembre 72 euro di caro-carrello a famiglia, con un’inflazione poco sopra l’1%, se l’effetto fosse triplo, il maggiore esborso per gli alimentari toccherebbe i 250 euro.
Si preannunciavano ritocchi ai listini delle industrie fino al 7-10%.
E oggi si conferma come ci sia una forte pressione dovuta all’aumento dei costi su scala internazionale delle materie prime e dell’energia.
Quindi occorre richiamare tutti, produttori e distributori, a comportamenti responsabili di contenimento dei prezzi.
Finora la tempesta sui prezzi non c’è stata, ma i rincari, di questo passo, sono attesi con un indice degli alimentari che a ottobre potrebbe salire all’1,5%.
Intanto, però, i panificatori denunciano aumenti di quasi il 10% sul frumento duro e del 18% su quello tenero mentre si segnalano crescite di oltre il 30% per burro e semi raffinati, del 50% per gli oli di semi e del 70% per la semola di grano duro.
Rincari, dai cereali all’energia, che per ora stanno aumentando solo i costi di agricoltori e allevatori. Nell’ultimo anno, nelle campagne, la spesa per il pieno di gasolio a macchine e trattori è cresciuta del 50% ma il caro-carburanti – per cui il governo con il Pnrr dovrebbe puntare sullo sviluppo del biometano – ha incrementato anche i costi per riscaldare serre e stalle e per l’essiccazione dei foraggi.
Ma i rincari nel carrello dipendono soprattutto da trasporti, logistica, distribuzione e packaging perché su un chilo di pane venduto a 3 euro, chiosa Bazzana, l’incidenza del grano al massimo è passata da 18 a 25 centesimi.
15 Ottobre 2021 · Giovanni Napoletano