Crowdfunding: come fare a meno delle banche » Un esempio concreto

Il crowdfunding: ovvero come fare a meno delle banche. Ne avevamo parlato in questo blog. Oggi, questa nuova idea di finanziamento, inizia a svilupparsi concretamente anche nel nostro Paese. Due 28enne italiani, infatti hanno ideato Fabtotum, un dispositivo che entrerà in produzione proprio al politecnico la primavera prossima. Finanziata anche dal web dove, grazie al crowdfunding, hanno raccolto 600 mila dollari.

Crowdfunding e come fare a meno delle banche: Un esempio concreto » Riepilogo

Il crowdfunding è un canale alternativo di credito nato intorno al 2005 che ha tratto grande impulso dal clima di sfiducia verso il mondo della finanza dopo i fatti del 2008.

Con questo termine si indica una forma di finanziamento che può avere differenti finalità ma è accomunata dal fatto di essere generata su web grazie alla partecipazione diretta di una molteplicità di privati.

É una evoluzione, applicata alla finanza, del concetto di crowdsourcing in cui una molteplicità di persone portano il loro contributo di idee e lavoro per realizzare un progetto di utilità pubblica, come può essere Wikipedia o Linux.

Il crowdfunding è classificabile in base alle finalità ed al tipo di ritorno che viene dato al finanziatore.

Di tendenza sono le piattaforme reward-based in cui si chiede un certo importo per finanziare un progetto (in settori ad esempio come tecnologia, arte, design, moda) documentandolo e presentandolo con una clip e si riconosce un premio di valore crescente al crescere del contributo dato.

Si tratta di un finanziamento dal basso, allargato e collaborativo, che trova nel web e nella possibilità di coinvolgere reti di relazione in modalità social un’opportunità per sostenere il anche non profit.

Il vero problema è determinare gli elementi di successo di una campagna di crowdfunding: non è sufficiente presentare un progetto online.

L’iniziativa per cui si chiedono fondi deve essere confezionata al meglio, facendo ricorso a video, immagini e a vere e proprie strategie di marketing perché sia in grado di attirare potenziali donatori.

E in ogni caso non si può pensare che, per il solo fatto di aver messo online la propria richiesta, le persone vengano attirate da una proposta, anche se di una buona causa.

E loro, Marco Rizzuto, laureato in architettura, e Giovanni Grieco, che invece ha lasciato la facoltà per lavorare in banca, ce l'hanno fatta proprio grazie a questa forma di finanziamento.

Così hanno ideato Fabtotum, un dispositivo che entrerà in produzione proprio al politecnico la primavera prossima.

Vediamo la storia di questo progetto.

Crowdfunding e come fare a meno delle banche: Un esempio concreto » Un esempio pratico

Le idee diventano realtà grazie all'incubatore di aziende Polihub della Fondazione Politecnico, che dal 2001 ha già fatto nascere 200 imprese dalle idee dei giovani.

Due di questi, Marco Rizzuto, laureato in architettura, e Giovanni Grieco, che invece ha lasciato la facoltà per lavorare in banca, 28enni, amici d'infanzia, hanno ideato una stampante in 3D che entrerà in produzione proprio al politecnico la primavera prossima.

E' più di una stampante 3D.

Si tratta di un fabbricatore personale di oggetti, per questo l'abbiamo chiamata Fabtotum, e costerà meno di mille dollari a differenza delle stampanti 3D sul mercato che costano più del doppio.

Essendo architetti, i due soci hanno anche curato l'aspetto della stampante rendendola un oggetto di design.

Sarà disponibile in diversi colori.

Il prototipo di Fabtotum è stato in grado di convincere un vasto numero di investitori internazionali.

Rizzuto e Grieco si sono infatti finanziati attraverso il crowdfounding, un sistema di finanziamento di massa dove ciascuno può contribuire anche dando una cifra minima come un dollaro.

Loro sono riusciti a raccoglierne addirittura 600mila dollari su Indiegogo.com e hanno già un ordine di 550 stampanti da consegnare.

Perlopiù i soldi sono arrivati dalla California, terra di pionieri tecnologici, vedi la Silicon Valley.

Poi Germania, Finlandia, Gran Bretagna e Asia.

Solo una trentina i finanziatori italiani, ma da noi, si sa, il crowdfounding è un sistema ancora poco conosciuto.

La storia di Marco e Giovanni costituisce un doppio successo in un paese come il nostro dove la disoccupazione giovanile è al 40%.

Gli esperti stimano che nel giro di cinque anni, stampanti come quella da loro inventata invaderanno il mercato come gli iPad e i telefonini, causando una vera e propria rivoluzione industriale.

Cambia proprio l'idea che abbiamo conosciuto fino ad ora della fabbrica che fa prodotti da veicolare al consumatore.

Con queste macchine invece le persone possono costruirsi da soli gli oggetti di cui hanno bisogno.

Come un paio d'occhiali, ad esempio, o dei particolari gadget da regalare a una festa.

Ormai ogni giorno si sente parlare di stampanti 3D capaci di riprodurre quasi tutto a partire da un disegno e materiali facilmente reperibili e a basso costo, come la plastica e il legno.

In Inghilterra da poche settimane presso i supermercati Asda o ai grandi magazzini londinesi Selfridges è possibile persino farsi fare una scannerizzazione di se stessi e ottenere una mini statuina della propria figura.

A un costo che parte dai 50 euro.

Per qualcuno, le fotografie del futuro.

2 Novembre 2013 · Giorgio Valli