Quando i cani vanno all’asta » Una triste storia italiana

All'asta, come un televisore da 55 pollici. Pignorata come un'automobile rossa fiammante. Ma Laika è una cucciolona di pastore tedesco: si, è finita all'incanto insieme ai beni della sua padrona, un’allevatrice del nord Mantovano, invischiata in un cavillo giudiziario.

L’ufficiale giudiziario, dopo averla squadrata dal muso alle zampe, ha chiesto informazioni e ha scoperto che Laika è di razza pregiata, con un pedigree lungo un Kilometro.

Praticamente, lei, da sola, vale più dell'ammasso di tutti gli oggetti della proprietaria destinati al pignoramento.

La cucciola è un bene di valore e servirà a tappare il buco della sua padrona.

Ieri l'asta è andata deserta, ma la proprietaria non esulta: al prossimo incanto qualcuno potrebbe decidere di pagare 500 euro e portarsi via il suo cane, magari insieme al divano.

Non sorride nemmeno all'altra ipotesi: se la seconda asta andasse deserta, che fine farebbe Laika?

Questa, come tante altre, attualissime, sono storie triste, scaturite a causa di un ordinamento giuridico malato.

Al di la della decisione di pignorare un cane paragonandolo a un bene qualunque è quantomento preoccupante la possibilità che un cane possa finire nelle mani di chiunque.

Sono i cani, i migliori amici dell'uomo che finiscono nell'elenco dei beni 'oggetto di pignoramento'

Già, si possono pignorare anche i cani. Un cane è certo una ricchezza, questo è vero ma per la legge ora è anche un bene.

In Italia, nel 42% delle famiglie italiane, un cane è di grande aiuto soprattutto per quegli anziani soli per cui l'amore incondizionato di un animale riesce a compensare tante ferite in cambio solamente di un tetto sicuro, un po' di affetto e una ciotola.

Una funzione sociale ed emotiva fondamentale ma non riconosciuta dalla legge italiana.

Da un punto di vista strettamente procedurale, infatti gli animali, vivi o morti, sono considerati un bene e nessuna tutela in quanto esseri dotati di sentimenti è loro riconosciuta.

Tanto che, in caso di maltrattamento, il reato individuato dalla Legge è solo quello in funzione del sentimento per gli animali e non degli animali stessi.

In parole povere, l’oggetto da tutelare è il sentimento dell'uomo verso il proprio animale che può essere scosso da un eventuale maltrattamento.

In realtà la pignorabilità degli animali domestici è poco applicabile e riconosciuta, almeno nel caso di animali da compagnia come i cani, i gatti i conigli ecc.

Il Codice di Procedura Civile dichiara pignorabili tutte le cose del debitore, quindi i beni suscettibili di valutazione economica.

Da qui la proposta di aggiungere al codice civile l'articolo 2911 bis, che mette al riparo cani e gatti dal pignoramento e dall'asta giudiziaria.

Ormai si è affermata una nuova sensibilità collettiva. Gli animali domestici sono considerati alla stregua di veri e propri componenti della famiglia.

Le loro esigenze vanno rispettate.

Purtroppo, però, negli ultimi anni, in più di una vertenza giudiziaria, molti animali domestici sono stati pignorati e messi all'asta e sono finiti nelle mani di chiunque, esattamente come succede per auto e mobili o per qualunque altro oggetto superfluo.

La proposta contiene norme anche per gli animali non domestici.

Per loro, è previsto che lo scopo patrimoniale o lucrativo del pignoramento deve risultare esclusivamente da un'idonea e attendibile documentazione fornita dal creditore" o da un'univoca documentazione raccolta dall'ufficiale giudiziario.

In assenza di queste carte, nessun animale non domestico potrà essere pignorato, né potranno essere avviate procedure esecutive, espropriazioni forzate o eseguiti sequestri conservativi.

Il codice civile stabilisce che, oltre alle cose dichiarate impignorabili da speciali disposizioni di legge, non si possono pignorare gli oggetti sacri e quelli che servono all'esercizio del culto.

30 Giugno 2014 · Patrizio Oliva