Accertamento da tovagliometro – Prima o poi al ristorante dovremo portarci i tovaglioli (in nero) da casa

L’accertamento con metodo analitico induttivo, con il quale l'Agenzia delle entrate procede alla rettifica di componenti reddituali, è consentito, pure in presenza di contabilità formalmente tenuta, dal momento la disposizione presuppone, appunto, scritture regolarmente tenute e, tuttavia, contestabili in forza di valutazioni condotte sulla base di presunzioni gravi, precise e concordanti che facciano seriamente dubitare della completezza e fedeltà della contabilità esaminata.

In particolare, in tema di accertamento presuntivo del reddito d'impresa è legittimo l’accertamento che ricostruisca i ricavi di un’impresa di ristorazione sulla base del consumo unitario dei tovaglioli utilizzati (risultante, per quelli di carta, dalle fatture o ricevute di acquisto, e per quelli di stoffa, dalle ricevute della lavanderia), costituendo dato assolutamente normale quello secondo cui, per ciascun pasto, ogni cliente adoperi un solo tovagliolo e rappresentando, quindi, il numero di questi un fatto noto idoneo, anche di per se’ solo, a lasciare ragionevolmente e verosimilmente presumere il numero dei pasti effettivamente consumati.

Naturalmente sarà necessario sottrarre dal totale una certa percentuale di tovaglioli normalmente utilizzati per altri scopi, quali i pasti dei soci e dei dipendenti, l’uso da parte dei camerieri, le evenienze più varie per le quali ciascun cliente può essere indotto ad utilizzare più tovaglioli.

Così i giudici della Corte di cassazione nella sentenza 20060/14.

Sorge spontanea la domanda: all'Agenzia delle entrate nessuno ha pensato, almeno per le imprese alberghiere, ad un accertamento analitico induttivo basato sul consumo di carta igienica da parte dei clienti?

10 Ottobre 2014 · Giorgio Valli