Michela … cosa ci combini? La rossa di Calolziocorte è diventata nera, nera nera!

Il fotogramma era eloquente ma parziale: il braccio teso, la mano dritta a punta, il corpo fermo, gli occhi fissi nel vuoto. Intenso e partecipato. Il video  raccoglie in un modo ancor più emozionante la scena immortalata dal reporter della Gazzetta di Lecco alla festa dell'Arma dei Carabinieri.

Tra fasce tricolori e divise sull'attenti, Michela Vittoria Brambilla, neoministro per il Turismo, tende dinamicamente a sopravanzare il corteo istituzionale irregimentato ma piuttosto moscio e allunga il braccio fino a farlo puntare quasi al cielo.

"Fa ridere soffermarsi sull'angolazione del mio gomito", commentò alla vista delle foto. Al video, che pure ha potuto visionare, ha deciso invece di rispondere col silenzio.

C'è da dire che l'angolazione ricavata dal film esprime compiutezza e aderenza ai criteri guida del saluto romano: braccio destro teso avanti-alto con la mano tesa aperta leggermente inclinata in alto rispetto all'intero braccio. Ridefinita così la posizione, e rivisto ancora il filmato, tutto sembra al suo posto, perfettamente in linea con la storia e - evidentemente - il primo amore. Il braccio disteso, gesto pieno e consapevole. Insomma, sembra fascistissimo.

il saluto fascista di michela brambilla

E, se sono esatte le ricostruzioni familiari, parecchio fascista pare anche il gesto del papà che dallo stesso palco, ma dal lato opposto della figliola, ha reclamato a sé lo stesso saluto, e l'ha mostrato con medesima forza e uguale emozione. Tutti e due un attimo prima con la mano sul cuore, anche qui tutto perfetto, e un attimo dopo, appena alla fine dell'inno di Mameli, come sapete. Sembra che Brambilla faccia buon uso, diciamo così, del saluto fascista. Una deputata del Pd, Lucia Codurelli, giura che il ministro lo scorso 29 maggio avrebbe concesso il bis durante un raduno a Varenna, in provincia di Lecco, di persone in camicia nera. Non è vero. La Brambilla in quell'occasione vestiva uno splendido tailleur turchese. Qualche camicia, forse forse, solo sullo sfondo. Ma non c'è prova documentale. E la foto immortala la mano del ministro sul petto. Lì si ferma.

Finora, purtroppo o per fortuna, Michela Vittoria Brambilla si era conquistata la fama di essere una vulcanica donna del fare. I circoli della libertà, migliaia e migliaia, figli della sua intraprendenza. E anche la tv delle libertà, le telecamere, un partito nel grande partito di Berlusconi. Due anni di fuoco, molte presenze a Porta a porta, tutte con i tacchi e parecchie con le autoreggenti. Ancora un fotografo, ancora uno scatto, e le sue calze e anche i suoi slip sono divenuti oggetto della narrazione.

Poi i circoli si sono sciolti, la tv è stata chiusa e la Brambilla si è messa in pantaloni. Quando sembrava che le gambe stessero a posto e anche i piedi piuttosto comodi nei sandali con le zeppe, ecco le mani, anzi la mano destra aperta e tesa, trasgredire. Un perfetto saluto romano, tecnicamente ineccepibile, e un segno, se vogliamo, anche al decoro che Trilussa sempre ci fa ricordare: Quanno dai la mano a uno te po' capità de strigne dè no zozzone o de'n ladro. Perciò salutamose tutti alla romana: se vorremo ancora bene, tenendosi a distanza!

di Antonello Caporale da Repubblica.it

saluto romano di michela vittoria brambilla

17 Giugno 2009 · Patrizio Oliva




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Una risposta a “Michela … cosa ci combini? La rossa di Calolziocorte è diventata nera, nera nera!”

  1. michela vittoria brambilla ha detto:

    Sono allibita. Ma davvero qualcuno in buona fede può pensare che un fermo immagine con la mano alzata possa farmi passare per un ministro che fa il saluto romano. Oltretutto si trattava di una cerimonia ufficiale

    Ovviamente, l’unica risposta è quella semplice e che mi sembrava logica e vera per tutti e cioè che la foto mi ritrae mentre saluto la folla.

    Non mi è passato nemmeno per la mente che qualcuno potesse equivocare il mio gesto. A chi insiste nel sospetto, ove non fosse in malafede (come credo siano quelli che hanno sollevato il caso), rivolgo comunque un mio rispettoso e definitivo chiarimento: mai fatto nè pensato di fare alcun gesto apologetico del regime fascista verso cui non ho mai mostrato indulgenza e men che meno simpatia.

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