Università » Ecco i furbetti: dall’Isee alle borse di studio

Tasse universitarie e diritto allo studio sotto la lente della Guardia di Finanza

Tasse universitarie e diritto allo studio sotto la lente della Guardia di Finanza dove i controlli sulle autocertificazioni, rese dagli studenti per avere accesso ad agevolazioni economiche, ha messo in evidenza irregolarità. I controlli intensificati dagli Atenei italiani hanno portato alla scoperta di numerosi studenti che hanno dichiarato un reddito più basso per ottenere agevolazioni e privilegi.

Papà ha la Ferrari, mamma appartamenti di lusso, ma loro si dichiarano poveri.

Sono gli studenti «furbetti» della capitale, iscritti nelle facoltà dei tre atenei romani, ma già laureati in bugie.

I finti indigenti, scrivendo il falso, riuscivano a ottenere alloggi, borse di studio, esenzione dalle tasse, sconti nei trasporti e altri benefit ai danni dello Stato.

Un giochetto andato avanti fino a qualche giorno fa, quando gli uomini della Guardia di Finanza della capitale, coordinati dal generale Ivano Maccari, nel corso dei controlli predisposti in accordo con la Regione Lazio, hanno passato al setaccio le dichiarazioni Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) delle università capitoline.

E hanno scoperto che su 200mila autocertificazioni fatte dagli iscritti, il 60 diceva di essere bisognoso. Casi paradossali, come quello della ragazza, che raccontava di avere genitori con un reddito complessivo di 19 mila euro l'anno, omettendo che il padre girava in città con una supercar uscita fiammante dalle officine di Maranello.

Amnesia anche per una coetanea, che al momento di compilare il modulo si era «dimenticata» che i suoi guadagnavano oltre 70 mila euro.

Ma oltre al caso clamoroso di Roma, dove il 62% degli studenti controllati nei tre atenei capitolini - Roma Tre, Tor Vergata e La Sapienza - ha dichiarato un reddito più basso, sono numerose le segnalazioni effettuate dalle università italiane, seppur in maniera meno eclatante.

Un danno soprattutto per gli studenti che avrebbero davvero diritto a tali agevolazioni

Gli studenti che dichiarano meno del dovuto lo fanno per ottenere borse di studio, alloggi o anche solo per avere agevolazioni per trasporti pubblici o mense in diverse università.

Un danno non solo per gli atenei, che elargiscono servizi gratuiti a chi non ne avrebbe diritto, ma soprattutto per gli studenti che avrebbero davvero diritto a tali agevolazioni e che invece finiscono per essere esclusi.

Secondo la legge, chi ha dichiarato il falso rischia una denuncia per falsa autocertificazione e truffa.

Le università stanno correndo ai ripari e hanno stretto accordi con la Guardia di finanza, con l'Inps (è il caso di Roma) o con l'Agenzia delle entrate per incrociare le informazioni delle banche dati del Fisco con quella anagrafica e confrontare la situazione patrimoniale degli studenti.

Un ulteriore strumento di contrasto contro le false autocertificazioni è stata l'introduzione, qualche anno fa, della certificazione del reddito con l'Iseeu, l'indicatore della situazione economica pensato specificatamente per l'università.

Un calcolo rilasciato da organismi riconosciuti come i Caf.

In alcuni casi è servito, in altri meno.

L'aumento dei controlli ha senz'altro disincentivato le false dichiarazioni sul patrimonio. L'estensione del malcostume rimane comunque una costante in tutta la penisola, anche se il caso di Roma, che ha destato grande scalpore per le sue dimensioni, sembra essere un fatto isolato.

5 Dicembre 2013 · Patrizio Oliva


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