successione eredità


Rapporto di conto corrente – la banca deve astenersi da qualsiasi movimentazione successiva alla morte del titolare

9 Luglio 2015 - Lilla De Angelis


Il rapporto di conto corrente, in quanto riconducibile al rapporto di mandato, deve ritenersi automaticamente estinto con il decesso del titolare. Infatti, sebbene la normativa concernente il conto corrente bancario non specifichi gli effetti conseguenti al decesso del titolare, tuttavia, la dottrina e la giurisprudenza prevalenti vedono nel conto corrente bancario un unico contratto innominato misto con prevalenza delle prestazioni tipiche del contratto di mandato. La morte del mandante, pertanto, costituisce una delle cause di estinzione del mandato e, quindi, a seguito della morte del titolare il conto corrente si estingue. Conseguentemente, cessato il rapporto di conto corrente a partire dalla data di decesso del de cuius (ovvero da quella in cui tale decesso sia stato comunicato), la banca deve astenersi dal compiere qualsiasi ulteriore operazione come, ad esempio, l'addebito delle rate del prestito concesso al defunto o l'esecuzione di RID. Se a seguito dell'estinzione del rapporto residua un debito [ ... leggi tutto » ]


La riscossione dei canoni di locazione integra accettazione tacita dell’eredità

7 Luglio 2015 - Marzia Ciunfrini


L'accettazione tacita di eredità, che si ha quando il chiamato all'eredità compie un atto che presuppone la sua volontà di accettare e che non avrebbe diritto di compiere se non nella qualità di erede, può essere desunta anche dal comportamento del chiamato, che abbia posto in essere una serie di atti incompatibili con la volontà di rinunciare o che siano concludenti e significativi della volontà di accettare. In particolare, la riscossione dei canoni di locazione di un bene ereditario, è un atto dispositivo e non meramente conservativo, che integra accettazione tacita dell'eredità. Questo il pensiero dei giudici della Corte di cassazione, messo nero su bianco nella sentenza 11823/15. [ ... leggi tutto » ]


Coniugi in regime di comunione – imposta di successione su conto corrente e deposito titoli in caso di morte di uno di essi

6 Luglio 2015 - Ludmilla Karadzic


Al momento della morte del coniuge si scioglie la comunione legale sui titoli (quali azioni, obbligazioni, titoli di stato, quote di fondi di investimento etc.) in deposito presso banche (c.d. dossier) ed anche la comunione differita - o de residuo - sui saldi attivi dei depositi in conto corrente. Pertanto l'attivo ereditario, sul quale determinare l'imposta, è costituito soltanto dal 50% delle disponibilità bancarie, pure se intestate al solo de cuius. Così si è espressa, in tema di imposta sulle successioni, la Corte di cassazione nella sentenza 13760/15. [ ... leggi tutto » ]


Diritto di acquistare l’immobile della pa condotto dal genitore – non può esercitarlo l’erede che non convive anagraficamente con il defunto al momento del decesso

25 Giugno 2015 - Genny Manfredi


In tema di dismissione del patrimonio locato della Pubblica Amministrazione, l'assenza della pregressa abituale convivenza dell'erede osta alla successione mortis causa nella detenzione qualificata ed all'esercizio del diritto di opzione di compravendita del bene. Infatti, l'abituale convivenza dell'erede con il conduttore defunto va accertata alla data del decesso, essendo la successione “mortis causa” nel contratto di locazione un fatto giuridico istantaneo che si realizza all'atto stesso della morte del conduttore, restando insensibile agli accadimenti successivi. In assenza di un tale requisito,il figlio della conduttrice deceduta, trasferitosi anagraficamente nel medesimo appartamento solo dopo la morte della madre, benché prima delle delibere comunali inerenti la dismissione del patrimonio immobiliare, non può chiedere di poter acquistare l'immobile. Infatti, l'erede non convivente del conduttore di immobile adibito ad abitazione non gli succede nella detenzione qualificata. Poiché il titolo si estingue con la morte del titolare del rapporto, analogamente al caso di morte del titolare [ ... leggi tutto » ]


E’ olografo solo il testamento originale – non una sua copia

10 Giugno 2015 - Carla Benvenuto


Qualora non venga prodotto l'originale del testamento, ma una copia di esso, è giustificata la presunzione che il “de cuius” lo abbia revocato distruggendolo deliberatamente. Ne consegue che la parte che intenda ricostruire mediante prove testimoniali, un testamento di cui si assuma la perdita incolpevole per smarrimento o per distruzione, deve fornire la prova dell'esistenza del documento originale al momento dell'apertura della successione. Soltanto nel documento originale possono individuarsi quegli elementi la cui peculiarità o addirittura singolarità consente di risalire, con elevato grado di probabilità, al reale autore della sottoscrizione in relazione alla conosciuta specificità del profilo calligrafico, degli strumenti di scrittura abitualmente usati, delle stesse caratteristiche psico – fisiche del soggetto rappresentati dalla firma. Inoltre, è inattendibile un esame grafico condotto su di una copia fotostatica, essendo questa inidonea a rendere percepibili segni grafici personalizzati ed oggettivi. Un maggior grado di affidabilità non è attribuibile alla copia in “carta [ ... leggi tutto » ]