revocatoria e declaratoria di nullità degli atti


Il bene ceduto dal debitore con patto di riservato dominio costituisce comunque pregiudizio per il creditore – l’atto può essere pertanto suscettibile di azione revocatoria

19 Ottobre 2015 - Annapaola Ferri


Com'è noto, il creditore può chiedere al giudice che siano dichiarati inefficaci nei suoi confronti gli atti di disposizione del patrimonio con i quali il debitore rechi pregiudizio alle sue ragioni, quando concorrono le seguenti condizioni: che il debitore conoscesse il pregiudizio che l'atto arrecava alle ragioni del creditore o, trattandosi di atto anteriore al sorgere del credito, l'atto fosse dolosamente preordinato al fine di pregiudicarne il soddisfacimento; che, inoltre, trattandosi di atto a titolo oneroso, il terzo fosse consapevole del pregiudizio e, nel caso di atto anteriore al sorgere del credito, fosse partecipe della dolosa preordinazione. L'azione revocatoria non [ ... leggi tutto » ]


L’istanza di revocazione dei crediti ammessi al passivo fallimentare non può essere presentata dal soggetto fallito

5 Ottobre 2015 - Roberto Petrella


L'istanza di revocazione dei crediti ammessi al passivo fallimentare ha carattere d'impugnazione straordinaria, finalizzata a conseguire il risultato che l'esecuzione collettiva vada a vantaggio di coloro che risultano effet­tivamente creditori, e può quindi essere proposta, oltre che dal curatore e dai sog­getti titolari di diritti sui beni del fallito, soltanto dai creditori ammessi al passivo. Questi ultimi, infatti, sono gli unici portatori di un interesse concreto ed attuale all'esclusione di crediti o garanzie fatti valere da terzi, potendo ricevere concreto pregiudizio dalla partecipazione al concorso di soggetti privi della qualità di creditore. La facoltà di proporre la predetta istanza non [ ... leggi tutto » ]


E’ assoggettabile ad azione revocatoria l’atto di scioglimento della comunione finalizzato a trasferire al coniuge non debitore la esclusiva proprietà dei beni

29 Settembre 2015 - Ornella De Bellis


La comunione di un bene fra coniugi non è una comproprietà in cui ciascun coniuge è titolare di una quota pari al 50% del bene. Si tratta, invece, di un istituto particolare (cosiddetto di tipo “germanico”) senza quote: in sostanza, si può solo dire che tutti i due coniugi sono comproprietari dell'intero bene. Con lo scioglimento della comunione, invece, ciascun coniuge diviene proprietario esclusivo del 50% del bene. E' assogettabile ad azione revocatoria l'atto di scioglimento della comunione fra coniugi (nel caso riguardante essenzialmente un immobile) con contestuale adozione del regime di separazione dei beni e trasferimento (a titolo oneroso) [ ... leggi tutto » ]


Non è soggetto ad azione revocatoria l’atto di alienazione di un bene posto in essere dal debitore per reperire quanto necessario al rimborso di un debito scaduto

27 Settembre 2015 - Giorgio Martini


L'azione revocatoria non elimina l'atto impugnato, ma lo rende semplicemente inefficace esclusivamente verso il creditore che ha agito, evidenziando quindi una inefficacia relativa (anche detta inopponibilità). Non si produce un effetto restitutorio, poiché il bene non rientra nel patrimonio del debitore, ma il creditore potrà promuovere sul bene oggetto di revocatoria azioni sia esecutive che conservative, come se il bene non fosse mai stato soggetto all'atto dispositivo. Nell'ipotesi in cui sia avvenuta una seconda alienazione ad opera del terzo, che abbia a sua volta alienato ad altri il medesimo bene, la legge tutela alla pari creditore e terzo acquirente, sempre [ ... leggi tutto » ]


Il convivente more uxorio affidatario dei figli avuti con il proprietario ha diritto ad opporsi alla vendita della casa familiare ed ottenere la revocatoria dell’atto

15 Settembre 2015 - Ornella De Bellis


In tema di famiglia di fatto e nella ipotesi di cessazione della convivenza more uxorio, l'attribuzione giudiziale del diritto di continuare ad abitare nella casa familiare al convivente, cui sono affidati i figli minorenni o che conviva con figli maggiorenni non ancora economicamente autosufficienti (per motivi indipendenti dalla loro volontà), è da ritenersi possibile in base al principio di responsabilità genitoriale sancito dalla Corte Costituzionale per effetto della sentenza n. 166/1998, nonché degli articoli 261 (che parifica doveri e diritti del genitore nei confronti dei figli legittimi e di quelli naturali riconosciuti), 147 e 148 (comprendenti il dovere di apprestare [ ... leggi tutto » ]