INPS


Contributi previdenziali – il pagamento del debito prescritto comporta il diritto alla restituzione

24 Febbraio 2015 - Roberto Petrella


Nella materia previdenziale, a differenza che in quella civile, il regime della prescrizione già maturata è sottratto alla disponibilità delle parti, sicché deve escludersi l'esistenza di un diritto soggettivo degli assicurati a versare contributi previdenziali prescritti. Detto principio vale per ogni forma di assicurazione obbligatoria: ne consegue che, a differenza di quanto previsto dal diritto delle obbligazioni in generale (ove il pagamento del debito prescritto non comporta un diritto alla restituzione), il pagamento dei contributi prescritti, non potendo neppure essere accettato dall'ente di previdenza pubblico, comporta che l'autore del pagamento ben può chiederne la restituzione. Questi i contenuti della sentenza 3489/15 della Corte di cassazione. [ ... leggi tutto » ]


Compensare debiti contributivi con false indennità corrisposte al lavoratore configura il reato di truffa

22 Novembre 2014 - Giorgio Valli


Integra il delitto di truffa la condotta del datore di lavoro che, per mezzo dell'artificio costituito dalla fittizia esposizione di somme dichiarate come corrisposte al lavoratore, induce in errore l'INPS sul diritto al conguaglio di dette somme, invero mai corrisposte, realizzando così un ingiusto profitto e non già una semplice evasione contributiva. Ne deriva che quando il datore di lavoro non si limiti ad esporre dati e notizie false in sede di denunce obbligatorie, ma dichiari falsamente di avere corrisposto ad un lavoratore dipendente un'indennità di disoccupazione, di maternità, assegni familiari o altra indennità a carico dell'ente previdenziale, così conseguendo l'ingiusto profitto di conguagliare il relativo importo con i contributi dovuti all'INPS, realizza il reato di truffa e non il reato di omesso versamento di contributi e premi previsti dalle leggi sulla previdenza ed assistenza obbligatorie, e neppure il reato di indebita compensazione. Questa la decisione assunta dai giudici di [ ... leggi tutto » ]


Dichiarazione sostitutiva unica (dsu) isee – istruzioni per una corretta compilazione

20 Novembre 2014 - Annapaola Ferri


Cos'è e a cosa serve la DSU ISEE La Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) è un documento che contiene tutte le informazioni relative al nucleo familiare. In particolare le informazioni di carattere anagrafico, reddituale e patrimoniale necessarie a descrivere la situazione economica del nucleo familiare per la richiesta di prestazioni sociali agevolate. Le prestazioni sociali agevolate sono prestazioni o servizi sociali assistenziali la cui erogazione dipende dalla situazione economica del nucleo del richiedente, compresi i servizi di pubblica utilità a condizioni agevolate (ad esempio bonus elettrico). Le informazioni contenute nella DSU sono in parte autodichiarate (ad esempio informazioni anagrafiche, dati sulla presenza di persone con disabilità) ed in parte acquisite direttamente dagli archivi amministrativi dell'Agenzia delle entrate (ad esempio reddito complessivo ai fini IRPEF) e dell'INPS (trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari erogati dall'INPS). Per le parti autodichiarate, un solo soggetto compila la DSU, c.d. dichiarante, che si assume la responsabilità, anche [ ... leggi tutto » ]


Fallimento del datore di lavoro » se giudice dispone il pagamento del tfr ai dipendenti dall’inps quest’ultimo non può contestarlo

17 Novembre 2014 - Gennaro Andele


In caso di fallimento del datore di lavoro, qualora il giudice delegato del fallimento abbia disposto il pagamento, ai dipendenti, del Tfr da parte dell'Inps, quest'ultimo non può contestare tale decisione. L'esecutività dello stato passivo che abbia accertato in sede fallimentare l'esistenza e l'ammontare di un credito per TFR in favore del dipendente dell'imprenditore dichiarato fallito importa, ai sensi dell'art. 2 l. n. 297/1982, il subentro dell'INPS nel debito del datore di lavoro insolvente, senza che l'istituto previdenziale possa in alcun modo contestarne l'assoggettabilità alla procedura concorsuale e l'accertamento ivi operato, al quale resta vincolato sotto il profilo dell'an e del quantum debeatur. Questo, in breve, l'orientamento espresso dalla Corte di Cassazione con sentenza 24231/14. Secondo quanto disposto dalla pronuncia appena citata, in caso di fallimento del datore di lavoro, l'istituto di previdenza sociale, ovvero l'INPS, deve pagare il credito riconosciuto dal giudice nell'udienza, al dipendente, con cui dichiara esecutivo [ ... leggi tutto » ]


Richiesta di invalidità civile all’inps » quando scade il termine per il ricorso in caso di rigetto

16 Ottobre 2014 - Gennaro Andele


Invalidità civile: quando si considera maturato il termine di decadenza per l'indennità di accompagnamento? In tema di azione giudiziale per le prestazioni di invalidità civile, la normativa vigente; la cui efficacia è stata differita al 31 dicembre 2004, ha introdotto una decadenza prima inesistente, fissando il termine di sei mesi dalla data di comunicazione all'interessato del provvedimento emanato in sede amministrativa. Di conseguenza il termine di decadenza si applica solo se il provvedimento amministrativo sia stato comunicato all'interessato dopo il 31 dicembre 2014. Questo, in sintesi, l'orientamento espresso dalla Corte di Cassazione con sentenza 21700/14. Richiesta di invalidità all'Inps rigettata? I termini per contattare un legale e fare ricorso sono veramente stretti. Ciò perchè, dal 2004 esiste un nuovo termine di decadenza, prima inesistente, per chi intende far ricorso contro il rigetto della richiesta di assegno di invalidità civile e indennità di accompagnamento. Nel nostro ordinamento giuridico, più dettagliatamente, viene [ ... leggi tutto » ]