Spesometro al via » Ora è ufficiale

Spesometro al via » Ora è ufficiale

Come accennato in precedenti articoli, parte ufficialmente lo spesometro: gli acquisti del 2013 saranno senza segreti per l'occhio lungo del Fisco.

A partire dal 22 aprile 2014, infatti, è scattato il termine per l'invio alla banca dati dell'Agenzia delle entrate di tutte le fatture emesse dai soggetti Iva con contabilità trimestrale, ossa piccole imprese, professionisti, lavoratori autonomi e artigiani.

Il 30 aprile 2014, invece, a girare la comunicazione telematica all'Agenzia delle Entrate saranno le banche e gli operatori finanziari che fanno da intermediari tra il consumatore e il negoziante: quest’anno dovranno rendere noto al fisco se, nel 2013, i loro clienti hanno comprato o venduto beni o servizi per una somma superiore a 3.

600 euro.

In caso positivo, dalla banca partirà una nota destinata alle Entrate con dentro nome, cognome e dati, importi della transazione e codice fiscale del negozio presso il quale è avvenuto il pagamento elettronico.

Quelli in contanti non sono presi in considerazione visto che dal 2012 c’è un tetto massimo di mille euro, cifra oltre la quale scatta l’obbligo di utilizzare la moneta elettronica.

Tutti questi dati, serviranno all'Agenzia per individuare le disponibilità economiche dei contribuenti, e verificare chi spende più di quanto dichiara di guadagnare.

Al via lo spesometro

Conclusa, quindi, la fase di rodaggio dello spesometro: lo strumento ora è a regime.

Dopo le prime difficoltà da parte degli operatori, che hanno comportato lo slittamento delle scadenze, il sistema è ormai a regime e si va pian piano aumentando anche la platea di soggetti obbligati alle comunicazioni.

Per il 2013, ad esempio, sono stati chiamati a comunicare i dati anche i piccoli agricoltori con un volume di affari entro i 7.000 euro.

Per il momento restano fuori solo i contribuenti che aderiscono al regime dei minimi e delle nuove attività.

Peraltro a partire da quest'anno sparisce il tetto dei 3.600 euro, e quindi arriveranno nella banca dati del Fisco tutte le transazioni commerciali effettuate.

Una mole di dati non indifferente, che l'Agenzia delle entrate utilizza ai fini del redditometro per individuare le liste di contribuenti da sottoporre a controlli.

Le verifiche scattano in caso di scostamenti del 20 per cento tra il reddito dichiarato e le spese effettuate, ma con i dati a disposizione individuare i casi eclatanti diventa davvero molto meno complicato e molto più facile andare sul sicuro per pescare gli evasori.

In ogni caso, lo spesometro è uno strumento utilizzato dall'Agenzia anche in funzione di deterrente.

Sapere di poter essere comunque rintracciati dovrebbe spingere, infatti, a tenere un comportamento più coretto con il Fisco, se si intende, comunque, mantenere un tenore di vita elevato e quindi non negarsi qualche lusso.

Non spendere, peraltro, non pone al riparo di controlli data la possibilità di accesso anche ai dati bancari: come chiarito dalla stessa Agenzia, infatti, la quota di risparmio formatasi nel corso dell'anno e non utilizzata per spese di investimento o per consumi concorre comunque alla determinazione del reddito complessivo accertabile.

24 Aprile 2014 · Andrea Ricciardi


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