Social lending – Si ferma anche BOOBER

Attenzione » il contenuto dell'articolo è poco significativo oppure è stato oggetto di revisioni normative e/o aggiornamenti giurisprudenziali successivi alla pubblicazione e, pertanto, le informazioni in esso contenute potrebbero risultare non corrette o non attuali.

Questo l’avviso comparso oggi 4 agosto sul sito di social lending BOOBER:

“Al fine di consentire a Centax di approfondire alcuni aspetti relativi ad un provvedimento di Banca d'Italia che non ha nulla a che vedere con l’attività di peer-to-peer lending di Boober.it, Vi informiamo che fino al 7 Agosto 2009 sono sospese le nuove registrazioni alla piattaforma sia per utenti Richiedenti che Finanziatori.

Tutti gli utenti le cui iscrizioni sono state perfezionate entro il 27/07/2009 possono tuttavia continuare a operare pienamente, richiedendo ed erogando prestiti.

Riteniamo tale decisione doverosa e rispettosa verso l’Istituzione e l’Organo di Vigilanza a cui ci riferiamo.

Ci scusiamo per il disagio e confidiamo di potere riattivare la piena operatività entro la data di cui sopra. Boober.it”

Dunque, il caso Boober sembra differire da quello che ha visto coinvolto  Zopa: più grave nei motivi, forse, ma basato su di un brand estraneo alle attività di social lending portate avanti dal gruppo.

Boober, insomma, non potrà accettare nuove iscrizioni, ma al tempo stesso potrà portare avanti le attività in essere tra gli utenti già addentro al sistema.

4 Agosto 2009 · Antonio Scognamiglio


Commenti e domande

Per porre una domanda sul tema trattato nell'articolo (o commentarlo) utilizza il form che trovi più in basso.

Una risposta a “Social lending – Si ferma anche BOOBER”

  1. marcello rizzi ha detto:

    I motivi che hanno portato a una parziale sospensione delle attività dei due siti sono molto diverse fra loro.

    Per Boober.it, il problema è legato alla società che lo gestisce, Centax, e alla sua attività principale (garanzie per gli assegni). Non coinvolge quindi direttamente le attività di prestito peer to peer.

    Nel caso di Zopa.it, invece, Bankitalia ha evidenziato come le modalità di raccolta del denaro dei prestatori non erano coerenti con le autorizzazioni ad operare ottenute dalla società.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Se il post è stato interessante, condividilo con il tuo account Facebook

condividi su FB

    

Seguici su Facebook

seguici accedendo alla pagina Facebook di indebitati.it

Seguici iscrivendoti alla newsletter

iscriviti alla newsletter del sito indebitati.it




Fai in modo che lo staff possa continuare ad offrire consulenze gratuite. Dona!