Separazione » I trucchi più usati per non pagare il mantenimento dopo la separazione personale (o il divorzio)

Gli espedienti più usati per non pagare il mantenimento

Separazione: tutte le strategie processuali più adottate per risparmiare sul mantenimento a coniuge separato o divorziato e figli.

Trust, prestanomi, lavori all'estero, contratti part time fittizio e chi più ne ha più ne metta.

Sembrano ormai finiti i tempi dei padri e mariti lasciati in mutande dalle mogli per l'assegno di mantenimento.

Ora c’è la crisi e sono sempre più numerosi i casi di chi, soprattutto se benestante, non vuole correre il rischio di vedersi togliere la metà dei propri beni a tutto vantaggio dell'ex moglie o marito.

Con tecniche molto simili a quelle degli evasori fiscali.

In un periodo di crisi come questo i mariti chiedono di pagare meno e i legali gli prospettano le strategie processuali possibili, tutto ovviamente nell'ambito della legalità.

Ad esempio, se un imprenditore possiede degli immobili, gli avvocati gli insegnano come trasferirli in alcuni fondi, in modo da farli uscire dal patrimonio personale.

Oppure, altro caso frequente è quello del dirigente, che lavora per una multinazionale, e chiede di essere assunto dalla casa madre all'estero.

In questo modo anche se il giudice impone il pignoramento di un quinto del suo stipendio, per l’ex coniuge sarà molto più difficile farlo eseguire.

In altri casi si usano prestanomi, società di comodo o terzi cui vengono affidati questi beni.

Per quanto riguarda i figli però la maggior parte si prende le proprie responsabilità e paga il mantenimento. Non si può eludere infatti questo obbligo, ma si può giocare sull'importo.

Separazione ed evasori fiscali: qualcosa in comune

Le strategie adottate per far risultare più esiguo il proprio stato patrimoniale sono le stesse adoperate per non pagare le tasse.

Tanto che, in questi ultimi anni, per valutare il valore del patrimonio dei coniugi, i magistrati si sono serviti, come consulenti tecnici d’ufficio (ctu), dei curatori fallimentari, abituati a cercare nel sommerso.

Ma i risultati ottenuti sono stati meno fruttuosi del previsto perché mentre nei fallimenti sono tante le parti interessate a rivelare dati importanti al curatore, nelle separazioni no.

Inoltre, non essendoci l'accesso ai conti correnti bancari, è davvero difficile.

Le uniche interessate a svelare il comportamento poco pulito del coniuge sarebbero le future ex mogli, che spesso però arrivano al momento della separazione senza avere una reale conoscenza dello stato patrimoniale del marito benestante.

O ci sono dei beni immobili o è molto difficile quantificare un patrimonio.

Il marito che ha evaso negli anni si trova già con il lavoro fatto in un certo senso.

E’ una piaga che va di pari passo con l’evasione fiscale.

Al di là poi della determinazione dell'assegno di mantenimento, il difficile è riscuoterlo.

Alcuni arrivano a farsi licenziare e continuano a lavorare in nero.

Qui sta l’abilità del magistrato, che deve essere equilibrato e contemperare gli interessi delle parti.

Se l’importo dell'assegno viene deciso in modo punitivo, il rischio è che dopo qualche mese il marito non paghi più.

Ma come fare a tutelarsi?

La parte debole può rivolgersi alla giustizia penale visto che non pagare l'assegno di mantenimento è reato.

Nessuno va in carcere, ma la condanna è quasi certa, così come la macchia sulla fedina penale.

Cosa che a chi fa il dirigente o l’imprenditore non fa piacere, e che può spingerlo a più miti consigli.

17 Febbraio 2014 · Chiara Nicolai


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