Saldo e stralcio di un mutuo ipotecario che non si può pagare

Acquisto casa con mutuo che non si può pagare: saldo e stralcio?

Espongo i fatti di seguito: i soggetti coinvolti sono cittadini Romeni e tutta la vicenda si svolge in Italia.

Nel maggio 2007 mio padre, mia madre ed io (già in Italia da qualche anno) abbiamo acquistato un appartamento. Mio padre e mia madre acquistano (sposati in comunione legale) come usufruttuari (usufrutto vitalizio con reciproco diritto di accrescimento).

Io acquisto come nudo proprietario.

Per il suddetto acquisto in stessa data abbiamo tutti e tre contratto un mutuo ipotecario.

Valore dell'appartamento € 145.000,00 (€ 29.000,00 valore nuda proprietà; € 116.000,00 valore usufrutto).

Mutuo concesso per € 186.320,00 con 360 rate mensili per la restituzione.

Addebito rata su conto corrente acceso c/o banca mutuante intestato a tutti e tre.

Garanzie per mutuo: ipoteca di 1° grado (non ce ne sono altre) per € 279.480,00 sull'appartamento acquistato e polizza fideiussoria a garanzia dell'eccedenza dell'80% del valore dell'appartamento a carico di noi tre mutuatari.

A dicembre 2010 mi sono sposato e in maggio 2011 è nato nostro figlio.
- Matrimonio contratto in comunione legale dei beni.
- Successivamente al matrimonio (febbraio 2011) ho acquistato soltanto un'auto di modico valore.
- Mia moglie, mio figlio ed io abbiamo stabilito la residenza nell'appartamento acquistato e lì in effetti viviamo.
- Mia moglie è nullatenente e disoccupata (casalinga).

Io lavoro come apprendista operaio nel settore alimentare (scadenza contratto di lavoro giugno 2014) e non ho altre proprietà a parte quelle suddette. Parentesi: nell'ottobre 2005 ho avuto un incidente a causa del quale ho avuto riconoscimento di invalidità 67% (applicazione di protesi e difficoltà a camminare).

Veniamo ai miei genitori:
- entrambi nullatenenti in Italia (hanno casa in Romania) ad eccezione di auto di modico valore;
- mia madre è disoccupata (casalinga);
- mio padre ha lavoro a tempo indeterminato come operaio;
- vivono entrambi in casa di mia sorella separata dove hanno stabilito la residenza.

Purtroppo non riesco più a pagare la rata del mutuo che ammonta a circa € 1.100,00 al mese.

Mio padre ed io complessivamente guadagnamo circa € 2.300,00 mensili e siamo in 5/6 persone a doverci vivere.

Ho un avvocato che mi segue gratuitamente (e mi ha aiutato nella redazione della presente) che mi sta seguendo.

Purtroppo (piove sempre sul bagnato) a questa drammatica situazione si è aggiunto un altro problema. Ho gravi dissapori con mia moglie e stiamo pensando alla separazione. Vorremmo fare una consensuale, ma lei è troppo esosa e probabilmente andremo in giudiziale.

Sono quasi sicuro che in base alle leggi vigenti in Italia, mia moglie si vedrebbe assegnata la casa (incinta e con un figlio di poco più di 1 anno) ed io dovrei anche pagarle gli alimenti, perché in stato di bisogno oltre al mantenimento. Il mio reddito si abbasserebbe notevolmente. Come farei a tirare avanti?

Quasi sicuramente poi, poi a causa dell'invalidità, il mio datore di lavoro mi ridurrà l'orario lavorativo con conseguente riduzione dello stipendio.

A questo punto forse anche mio padre sarebbe tenuto a prestare gli alimenti a mia moglie? Lei in Italia non ha nessun parente/affine tranne la mia famiglia. In Romania nessuno può mandarle soldi.

Insomma, non mi resta che mostrare alla banca questa mia situazione economica disastrosa, che pregiudicherebbe il suo credito.

Che mi resta da fare? comunicare alla banca di avere un acquirente per l'appartamento?
Vendere l'appartamento (anche a valore inferiore rispetto a quello di mercato) e con la cifra ottenuta proporre un saldo e stralcio alla banca.

A noi tutti andrebbe bene qualsiasi soluzione; rinunciamo alla casa, se siamo sicuri di togliere il debito a tutta la nostra famiglia.

Andrebbe bene anche perché non rientriamo tra coloro che possono chiedere la sospensione e la banca dopo numerosi miei tentativi di arrivare ad una soluzione non mi ha mai neanche risposto.

Voi cosa ne pensate? Con il saldo e stralcio chiudo la posizione debitoria e non sono iscritto come cattivo pagatore?

Nel caso in cui la banca non accetterà il saldo e stralcio, l'avvocato avrà senz'altro pensato ad una exit strategy

Effettivamente si tratta di una situazione molto complicata: e l'avvocato che, generosamente la segue a titolo gratuito, miracoli non ne può fare. Comunque, nel caso in cui la banca, come purtroppo temo, non accetterà il saldo e stralcio, l'avvocato avrà senz'altro pensato ad una exit strategy, una sorta di piano B.

Sono sicura che l'avvocato saprà sviluppare il principio che "non tutti i mali vengono per nuocere".

La separazione con sua moglie, per quanto dolorosa (se ne faccia una ragione) potrebbe paradossalmente risolversi in un vantaggio per lei (lei, intendo il marito). Questo potrà confermarglielo anche l'avvocato che la segue.

Assegnazione della casa coniugale

Il provvedimento giudiziale di assegnazione della casa coniugale in sede di separazione personale o divorzio, attribuisce al coniuge assegnatario, non titolare di un diritto di proprietà o di godimento, un diritto personale di godimento su detta casa e non un diritto reale.

Il provvedimento di assegnazione della casa coniugale, in sede di separazione personale o divorzio, non è idoneo a costituire un diritto reale di uso o di abitazione a favore dell'assegnatario, ma solo un diritto di natura personale, opponibile, se avente data certa, ai terzi entro nove anni, ai sensi dell'articolo 1599 del Codice civile, o altrimenti anche dopo i nove anni se il titolo sia stato in precedenza trascritto (Corte Costituzionale, sentenza numero 454/1989; Cassazione, sentenza del 23 marzo 2006, numero 4719; Cassazione, Sezioni Unite, 29 luglio 2002, numero 11096.

Di conseguenza, l’acquirente del bene gravato da siffatto diritto di godimento, da parte del terzo assegnatario può agire facendo valere la responsabilità del venditore ai sensi dell'articolo 1489 del Codice civile e chiedere anche il risarcimento del danno (Cassazione, sentenza del 8 aprile 2003, numero 884).

Quindi, mi sembra di capire, l'assegnazione della casa coniugale, qualora alla banca non importasse nulla del deprezzamento e non accettasse il saldo e stralcio, può comunque servire ad assicurare un tetto all'ex coniuge ed alla prole, per svariati anni.

Inoltre, se la casa venisse espropriata con diritto di abitazione per l'ex-coniuge e la prole affidata, resterebbe un debito ben consistente a carico dei mutuatari.

La banca potrebbe optare per il pignoramento presso terzi del suo stipendio, ma se l'assegno alimentare fosse ben cospicuo, ci sarebbe ben poco da pignorare, come le confermerà il suo avvocato. Ed ancora meno ce ne sarebbe, in termini assoluti, se davvero il datore del lavoro del marito mettesse in atto il proposito di ridurre l'orario di lavoro (ma, speriamo di no).

A questo punto però l'ex-coniuge non sarebbe in condizioni di indigenza e quindi non sarebbe giustificabile l'assegno alimentare erogato all'ex nuora. Anche suo padre è messo maluccio. Il peggio che potrebbe capitargli, in questa tragedia "rumena", sarebbe un licenziamento che lo costringerebbe ad "arrangiarsi". Ma anche questo speriamo non accada.

A me, non resta che augurarle un "in bocca al lupo". Guardi al lato positivo della vita. Forse perderà la moglie (speriamo di no) ma sicuramente ha incontrato un avvocato onesto e capace.

4 Ottobre 2012 · Loredana Pavolini




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