Facciamo il caso, tanto per semplificare le idee, che, nel 2021 il nucleo familiare A sia formato da un solo elemento Alfa che svolge attività di lavoratore dipendente, mentre il nucleo familiare B è anch’esso composto da un solo componente single, Beta, che svolge attività di lavoratore autonomo.
Alla presentazione delle DSU per il calcolo dell’ISEE da associare ai nuclei familiari A e B, il sistema informativo INPS conosce il reddito annuo lordo dei due soggetti Alfa e Beta e conosce, altresì, gli oneri fiscali (IRPEF) e contributivi che i due soggetti Alfa e Beta avrebbero dovuto versare.
Per valorizzare l’ISEE dei due nuclei familiare di A e B viene utilizzatoil reddito netto IRPEF percepito da ciascuno nel 2021.
Ora, come è noto, il datore di lavoro del dipendente Alfa, trattiene alla fonte gli oneri fiscali e contributivi dovuti da Alfa e li trasmette rispettivamente all’Agenzia delle Entrate (AdE) ed all’INPS. Invece, il lavoratore autonomo B decide di non pagare subito, in un’unica soluzione (come ha fatto Alfa) l’IRPEF all’Agenzia delle Entrate ed i contribuiti previdenziali ed assistenziali all’INPS e, preferisce, per esigenze proprie, di rateizzare il dovuto, con rate che verranno pagate, supponiamo, a partire dal nel 2023. Oppure di attendere una futura rottamazione a saldo stralcio.
Nel 2023 Alfa e Beta presentano le DSU per ISEE, che come sappiamo contabilizzano i redditi percepiti nel 2021. Costituirebbe una iniquità consentire a Beta di detrarre dal reddito netto contabilizzato nel 2021 le rate di quanto a suo tempo dovuto e non versato all’AdE e all’INPS, mentre ALFA non potrebbe detrarre nulla per il semplice fatto di aver saldato i conti in sospeso con ADE e INPS nel corso del 2021. Non le pare?
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