Mi sembra che la problematica sia stata già ampiamente affrontata qui: se con i tre coeredi esclusi dall’eredità, o comunque lesi nell’attribuzione dei beni ereditari loro spettanti in base alla normativa vigente c’è pieno accordo nel favorire il fratello che si è preso e si prenderà cura in vecchiaia della genitrice, e sufficiente che la signora madre lasci un testamento olografo con il quale dispone di lascare tutta l’eredità al primogenito. Va bene così, se nessuno lo impugna avviando azione giudiziale di riduzione della quota ereditaria assegnata al fratello primogenito.
Se, invece, si teme l’azione legale di uno dei chiamati pretermessi o lesi nella quota di legittima spettante (oppure da parte di chi vi abbia interesse, ad esempio un creditore dell’erede leso e non curante i propri interessi), allora non ci sono donazioni, prevendite fittizie o scritture private che tengano. Occorrerà affidarsi ad un notaio che redigerà testamento, valutando l’eredità ed assegnando al primogenito la quota a lui destinata come coerede (1/6) più il terzo della quota riservata al de cuius, che può essere destinata a chiunque (e, quindi, anche ad accrescere la quota attribuibile al primogenito). In sostanza (1/3 + 1/6) = 50% del valore dell’intero lascito (beni mobili e immobili) al figlio primogenito ed il restante 50% ripartito fra gli altri tre fratelli con 1/6 ciascuno. Di più non si può fare in sicurezza e nella prospettiva di evitare le solite battaglie legali postume.
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