Da un precedente intervento emerge che lei non è iscritto all’AIRE: risulta, pertanto, ancora residente in Italia ed è irreperibile alla notifica di atti giudiziari relativi a contenzioso civile e tributario.
Al momento questa ci sembra una buona mossa per tutelare il suo stipendio portoghese da eventuali aggressioni dei creditori italiani, esattoriali e non.
Per il resto, non siamo in grado di effettuare calcoli affidabili sulla probabilità congiunta che un creditore decida di affidarsi ad una agenzia investigativa e che quest’ultima riesca ad individuare la sua residenza all’estero ed il datore di lavoro portoghese, terzo debitore del debitore italiano.
Tuttavia, qualora ciò avvenisse, in ambito UE, per crediti ordinari, è prevista l’emissione di un decreto ingiuntivo europeo, (qui trova informazioni ulteriori), mentre per i crediti fiscali sono ormai consolidati gli accordi di mutua cooperazione, nella fase di accertamento e riscossione coattiva, fra l’Agenzia delle Entrate italiana e gli omologhi organismi governativi europei.
Di tempi, manco a parlarne.
In ogni caso, dal momento che i creditori sono italiani e i debiti sono stati acquisiti in Italia, la quota pignorabile del suo stipendio portoghese non potrà eccedere il 20% della retribuzione al netto degli oneri fiscali (secondo la normativa italiana).