Se quelle esposte sono le cifre in gioco, non sembrano emergere conseguenze penali.

L’amministratore ed il liquidatore possono essere chiamati in causa per il rimborso dei debiti erariali solo se vengono provate eventuali responsabilità.

L’assunzione della carica di amministratore o di liquidatore comporta, infatti, l’obbligo di effettuare una minima verifica della contabilità, dei bilanci e delle ultime dichiarazioni dei redditi. Ove cio’ non avvenga, colui che assume la carica di amministratore o di liquidatore si espone volontariamente a tutte le conseguenze che possono derivare da pregresse inadempienze e/o da quelle maturate nel corso di mandato.

In pratica, ciò si verifica nel momento in cui, in corso di mandato, il debito verso l’erario non è particolarmente remoto, occulto o di difficile accertamento (imposte e tasse dovute, come già accennato, sulla base dell’ultima dichiarazione) e non vi si adempie, pur in presenza di liquidità sufficiente, nel termine stabilito.

Questo, peraltro, è l’orientamento dei giudici della Corte di cassazione così come emerge dalla lettura delle sentenza 39437/14 e 38687/14.

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