Mutui, prestiti e finanziamenti negati dalle banche – Operativa la task force dei prefetti

Mutui, prestiti e finanziamenti negati dalle banche - Operativa la task force dei prefetti

Il cliente "maltrattato" dalla banca reclama, il Prefetto risponde e invita la banca a fornire adeguate motivazioni anche in riferimento al merito creditizio di chi ha richiesto, e si è visto negare, il finanziamento.

Il meccanismo si attiva, in base all'istanza, di carattere riservato, inviata al Prefetto esclusivamente tramite e-mail all'indirizzo di posta elettronica certificata della prefettura territorialmente competente.

Questo il modulo da utilizzare:

Il Prefetto, una volta esaminata l'istanza, prenderà a sua volta carta e penna e scriverà all'istituto sul quale ha ricevuto la segnalazione e chiederà ufficialmente di  motivare il diniego all'accesso al credito per l'istante.

La risposta della banca contenente le proprie osservazioni, anche sugli eventuali rilievi formulati dal cliente o dal Prefetto dovrà essere trasmessa al Prefetto entro al massimo 30 giorni.

Chiunque sia il soggetto interessato i casi sui quali si può richiedere un intervento al Prefetto tutte le questioni aperte con le banche e i problemi ad avere credito, e in particolare: revoca totale o parziale delle linee di credito;

  1. diniego di un fido;
  2. peggioramento delle condizioni applicate a partire dai tassi;
  3. richiesta di nuove garanzie;
  4. richiesta di rientro immediato di una linea di credito a revoca.

Il Prefetto potrà segnalare eventuali abusi delle banche all'Arbitro Bancario Finanziario (ABF)

Potrà essere inviata, a cura del Prefetto, alla segreteria tecnica del collegio ABF territorialmente competente e contestualmente anche all'interessato e alla banca, una relazione contenente l’oggetto del ricorso e l’esposizione delle ragioni per le quali si ritiene necessario sottoporre la controversia all'Arbitro Bancario Finanziario; l’invio della relazione potrà avvenire entro 60 giorni dalla ricezione della domanda, anche in caso di mancata risposta della banca.

Dunque, la procedura consente al Prefetto un intervento immediato di "moral suasion" sulla banca; l'istituto di credito chiamato a fornire risposta all'invito del Prefetto potrebbe presumibilmente ripensare un atteggiamento di immotivata chiusura. Qualora questa prima fase non produca risultati, la procedura prevista fornisce all'Abf una segnalazione qualificata, frutto di una pur sommaria istruttoria da parte della prefettura.

Per di più offre l'occasione di limitare l'utilizzo delle informazioni raccolte illegittimamente nelle cosiddette banche dati occulte dei cattivi pagatori. Non potrà, infatti, costituire una giustificazione il diniego di un prestito o di un mutuo espresso in ragione della presenza, a carico del richiedente, di segnalazioni ormai cancellate da anni.

Per porre una domanda sulla task force dei prefetti chiamati a vigilare sui dinieghi allo sportello, su servizi bancari, carte di credito e di debito nonché su altri argomenti correlati, clicca qui.

10 Aprile 2009 · Antonio Scognamiglio




Commenti e domande

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7 risposte a “Mutui, prestiti e finanziamenti negati dalle banche – Operativa la task force dei prefetti”

  1. Ornella De Bellis ha detto:

    Dopo l’esperienza dell’Osservatorio sul credito, durata un anno e mezzo e chiusa a settembre del 2010, adesso, grazie al decreto liberalizzazioni, il prefetto potrà segnalare all’Arbitro bancario problematiche relative a operazioni e servizi bancari e finanziari.

  2. Ornella De Bellis ha detto:

    Se le banche negano mutui, fidi, prestiti personali o addirittura la semplice apertura di conti correnti di servizio senza strumenti di pagamento e le motivazioni del diniego non convincono si potrà fare ricorso al Prefetto e all’Arbitrato Bancario Finanziario. A disporlo è una norma che sarà in discussione in Parlamento dal 2 maggio 2012 nell’ambito di una modifica approvata in Commissione il cui testo verrà discusso in Parlamento (inserito nei decreti liberalizzazioni e consolidamento conti pubblici)

    La nuova disposizione legislativa prevede che il Prefetto invierà alla banca in questione una comunicazione chiedendo una motivazione argomentata sulla mancata erogazione del finanziamento, se la banca non ottempererà, rispondendo all’istanza del Prefetto, interverrà l’Arbitrato Bancario Finanziario (sistema previsto dal Testo Unico Bancario al quale tutti gli istituti di credito e intermediari finanziari sono obbligati ad aderire per la risoluzione stragiudiziale delle controversie con la clientela) che ha 30 giorni dall’ istanza del Prefetto per definire la situazione.

    Gli Osservatori Regionali presso le Prefetture avranno il compito di verificare l’andamento del credito a famiglie e imprese, inoltre sempre lo stesso DL prevede per le sole famiglie che se il conto corrente sconfina per una somma non superiore ai 500 euro e per non più di sette giorni consecutivi a trimestre, non si dovranno pagare commissioni bancarie.

  3. gianna pisano ha detto:

    Qual è la procedura da seguire per indurre la banca a riesaminare la pratica di finanziamento?

    • c0cc0bill ha detto:

      Oggi i Prefetti di tutte le province italiane possono raccogliere istanze come la tua, finalizzata a riesaminare una pratica di finanziamento, siano esse relative a mutui, prestiti al consumo, linee di credito, ecc..

      Rivolgiti al Prefetto della tua provincia nel caso ritieni di meritare il finanziamento: lui stesso invierà in maniera riservata l’istanza direttamente alla tua banca che sarà tenuta a fornirti una risposta e a informarne il Prefetto.

  4. gloriana ha detto:

    Il meccanismo del controllo verrà attivato dal Prefetto in maniera automatica, dal momento in cui, l’utente invia o tramite email o tramite posta ordinaria un reclamo o segnalazione di cattivo comportamento da parte degli istituti di credito.

    Possono essere segnalati questi casi: diniego del fido, peggioramento delle condizioni (tassi interbancari e spread), richieste di nuove garanzie, richiesta di rientro immediato di un credito a revoca.

    Al prefetto dovrà essere fornito un resoconto della propria situazione del credito con quella determinata banca e la dichiarazione dei redditi degli ultimi tre anni.

    Il servizio dell’osservatorio delle prefetture, andrà a verificare le responsabilità su quello che ormai è chiamato credit crunch, la stretta del credito che devono sostenere privati ed aziende e al quale neanche i Tremonti Bond hanno sortito l’effetto sperato.

  5. m. sapio ha detto:

    All’attenzione di Antonella Donati, in merito al suo articolo di oggi su Repubblica: “Banche, addio all’Ombudsman del credito”
    Gentile Signora,
    dal suo articolo si evince che lei non sia informata sulla reale proprietà dell’Istituto Bankitalia, denominato erroneamente ad hoc Banca di Italia. Nel sito della medesima (è una società privata al 95%) potrà verificare che i proprietari sono di nuovo….banche.
    Quindi lei ha fatto un po’ di confusione tra i suoi lettori, almeno quelli sprovveduti, e quindi disinformazione. Per favore rettifichi, grazie

  6. luca piana e stefano vergine ha detto:

    Giulio Tremonti ne aveva fatto un cavallo di battaglia, arrivando a sfidare in campo aperto il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. La stretta creditizia, il freno tirato dalle banche nel concedere nuovi prestiti “è il rischio dei rischi”, aveva tuonato il ministro dell’Economia. Da qui l’idea di aprire un canale privilegiato per le denunce contro i più avari fra gli istituti di credito. Da metà aprile, i comportamenti ritenuti scorretti possono essere segnalati con uno speciale modulo prestampato, da inviare comodamente via e-mail o attraverso la posta tradizionale al prefetto di ogni provincia. È una forma di “controllo territoriale e sociale”, ama ripetere Tremonti.

    Due mesi e mezzo più tardi, alle prefetture di segnalazioni ne sono però arrivate pochine. ‘L’espresso’ ha potuto raccogliere i dati relativi a dodici regioni, alle quali si aggiungono le province di altri quattro importanti capoluoghi: il totale fa circa 270 denunce (vedi tabella nella pagina a fianco). Se si considerano le prefetture che non hanno fornito i dati, è lecito supporre che non si superino di molto le 400 segnalazioni. Un risultato modesto, se si considera che l’entità dei prestiti concessi dalle banche alle famiglie e alle imprese tocca i 1.334 miliardi di euro.

    Se i numeri delle denunce sono sottili ovunque, non mancano differenze da una prefettura all’altra. Il record lo ha stabilito probabilmente il prefetto di Bari, Carlo Schilardi, che nella sola provincia ha raccolto 55 segnalazioni: “Il motivo è chiaro: il costo del denaro in Puglia è più alto rispetto al centro e al nord Italia”, dice Schilardi. E tre clienti su quattro, spiega, riescono ad accedere ai prestiti solo a tassi elevati, più del 13 per cento annuo.

    Il mini-boom di Bari è però un caso isolato. In tutta la Calabria le denunce sono state solo dieci, in Veneto circa il doppio: a dispetto delle migliaia di imprese della regione, “sono stati soprattutto i privati a reclamare per situazioni personali, come il mutuo non concesso”, dicono in prefettura a Venezia. In Lombardia di segnalazioni ne hanno contate 55, mentre nelle Marche si sono fermati a 14. Tra queste, nessuna è arrivata da quelle botteghe di pelletteria e di calzature che costituiscono il fiore all’occhiello dell’artigianato locale. A Palermo, in una Sicilia dove le banche raccolgono risparmi per 48 miliardi e finanziano l’economia regionale – tra aziende e famiglie – con prestiti per soli 25, le proteste inoltrate al prefetto Giancarlo Trevisone sono state appena sette.

    Tra le denunce, non mancano quelle che appaiono immotivate agli occhi degli stessi prefetti: “Lo strumento della segnalazione, però, non è inutile: i vertici delle banche sanno che le istituzioni mantengono gli occhi aperti sul loro operato. E questa consapevolezza può rappresentare un deterrente nei confronti di quegli istituti che, con la crisi in atto, potrebbero eventualmente approfittarne”, dice Gian Valerio Lombardi, prefetto di Milano.

    Se il mezzo flop iniziale dei prefetti si trasformerà in un successo, si vedrà. Intanto, però, la stretta sui prestiti bancari è un dato di fatto. Lo ha ammesso Draghi durante l’ultima assemblea della Banca d’Italia: il crollo delle vendite accusato dai settori produttivi e “l’irrigidirsi dell’offerta di credito bancario” in atto rischiano di mandare in “asfissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi”.

    In effetti, parlare di stretta creditizia generalizzata è sbagliato. Come ha osservato Draghi, diverse aziende usciranno rafforzate dalla recessione. Altre, invece, soffriranno terribilmente. Il governatore ha citato anche dei numeri. Nell’universo delle 65 mila imprese italiane con oltre 20 dipendenti, saranno circa 5 mila (con un totale di un milione di addetti) quelle “finanziariamente più solide” che potranno trarre vantaggio dalla crisi. Più o meno altrettante, però, sono quelle che vedono “prosciugarsi i flussi di cassa”, ha spiegato Draghi. Un fenomeno che sta falcidiando numerose tra le 500 mila aziende manifatturiere che invece hanno meno di 20 dipendenti, più esposte al taglio degli ordini e al ritardo dei pagamenti. “Quando un grosso cliente ha iniziato a non pagare più, mi sono trovato per la prima volta nella necessità di utilizzare il fido di 100 mila euro che il Credito Bergamasco mi aveva concesso. Ma mi è stato subito revocato”, racconta un imprenditore di Lumezzane che produce stampi in alluminio.

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