Pensionato vs Inps » Una storia che vale un centesimo

Pensionato vs Inps: Una storia che vale un centesimo » Introduzione

Emilio Casali, pensionato di Riccione. Un ottantacinquenne che ha percepito, dal 1996 al 2000, un centesimo di euro di vitalizio in più del dovuto. A distanza di 13 anni, l'Inps lo vuole indietro, ma per fortuna, a dire di molti, senza gli interessi. Dopo che la storia ha fatto il giro dei notiziari, forse per grazia divina, l'inps ha rimosso il dirigente dell'ufficio da cui è partita la richiesta-scandalo.

Pensionato vs Inps: Una storia che vale un centesimo » L'assurdità

Un centesimo, è questa la somma che l’Inps pretende da Emilio Casali, un pensionato ottantacinquenne di Riccione.

Somma che deve essere restituita, perchè percepita in eccesso nel periodo che va dal primo gennaio 1996 al 31 dicembre 2000 poiché: l’ammontare dei redditi personali è superiore ai limiti della legge 335 del 1995.

Nella raccomandata, pagata sicuramente di più del centesimo richiesto, spedita dalla sede di Roma si indica, ve lo giuriamo, anche la possibilità di rateizzare il rimborso.

Il figlio, Claudio, con un velo, sottilissimo, di ironia ha dichiarato: Non pago o chiedo la rateizzazione.

Pensionato vs Inps: Una storia che vale un centesimo » Il protagonista

Sembrava uno scherzo, non volevo credere ai miei occhi, racconta Emilio mostrando ai cronisti la lettera che riporta il logo Inps.

Poi, continua: Mi chiedo se l'Italia può essere considerata un Paese con un futuro se spende 5 euro per la raccomandata, più i soldi della carta, i costi dei dipendenti per l'impostazione della pratica. Euro che si aggiungono a quelli che spenderemo per recarci in posta e per pagare le tasse del bollettino. Tutto questo per incassare un centesimo!.

E aggiunge: Per assurdo se proprio l'Inps volesse incassare questa poderosa cifra, avrebbe potuto farlo trattenendola dall'erogazione della stessa pensione.

Pensionato vs Inps: Una storia che vale un centesimo » Rimosso il dirigente

Alla fine, L’Inps ha rimosso il dirigente responsabile della richiesta di rimborso.

Lo fa sapere lo stesso Istituto con una nota in cui spiega che esiste da anni una procedura che impedisce il recupero di indebiti irrisori sotto la soglia di 12 euro.

Pubblicata poi una nota di scuse: Nel caso del signor Casali, con il quale l’Istituto si scusa per il disagio provocato questa procedura di salvaguardia non è stata correttamente attivata ed ha provocato l’indebita richiesta di restituzione per il valore di un centesimo di euro; provvedimento che è stato annullato d’ufficio. Sulla questione l’Inps ha avviato una indagine amministrativa interna per evitare che simili incresciosi episodi possano tornare a ripetersi. Al termine dell'inchiesta di audit è stata individuata la responsabilità dell'operatore, che verrà sanzionata, e del mancato controllo da parte del direttore della sede Inps di competenza, che è stato rimosso e destinato ad altro incarico.

Pensionato vs Inps: Una storia che vale un centesimo » Complicatori e agevolatori

Questa è una piccola, anzi una minuscola vicenda.

Ma nasconde una grande lezione.

L’Italia è ostaggio di due tribù, i Complicatori e gli Agevolatori.

Nemiche tra loro?

Neanche per sogno. Anzi, alleate.

Il Complicatore, quando gli conviene, agevola. L’Agevolatore, se gli garba, complica.

Complicatori e Agevolatori non stanno solo all'Inps: sono dovunque, sono intorno a noi.

Negli uffici tributari, nelle aziende sanitarie, negli uffici giudiziari, nella scuola, negli ordini professionali, nei ministeri e nelle amministrazioni locali, negli uffici tecnici.

Concedono o rifiutano permessi, rilasciano o ritardano autorizzazioni, scrivono e dimenticano decreti attuativi: dozzine di leggi approvate dal Parlamento sono lettera morta, in attesa di essere applicabili.

Complicatori e Agevolatori, spesso, sono persone perbene.

Complicare, o agevolare, è un mestiere, un’occupazione quotidiana, una ragion d’essere, una fonte di reddito.

La complicazione è la più grande industria italiana.

Ha creato decine di migliaia di posti di lavoro, nel settore pubblico e nelle professioni private.

Chi li occupa non vede di buon occhio la semplificazione.

Pubblicamente denuncia la probabile anarchia: privatamente, teme la propria irrilevanza.

L’Italia è uno dei grandi produttori mondiali di burocrazia.

Per carità, sempre con una giustificazione, un motivo, addirittura un anelito: impedire abusi, imbrogli, ruberie.

22 Ottobre 2013 · Patrizio Oliva


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