Passare a rata fissa e durata variabile? Conviene più ...

Passare a rata fissa e durata variabile? Conviene più alle banche che ai clienti

Che fare, dunque, se si è oggi in difficoltà? Diverse banche hanno deciso di venire incontro ai propri clienti e hanno avviato una campagna per la rinegoziazione delle condizioni senza spese. Messa così sembrerebbe un'opportunità da cogliere al volo, occorre invece la massima attenzione per evitare di cadere dalla padella nella brace. Infatti il più delle volte quella che viene proposta come soluzione ottimale è il passaggio alla formula “rata fissa e durata variabile” . Il che significa che si “congela” il valore della rata alla data di rinegoziazione con la certezza che questa non potrà aumentare in seguito a tutti gli ulteriori rialzi dei tassi, mentre a variare sarà la durata del mutuo.

Il che significa che a guadagnarci prima di tutto sono le banche. Infatti il meccanismo di restituzione del capitale è il cosiddetto sistema di ammortamento “alla francese”, un sistema che comporta che nella prima parte della vita del mutuo le rate sono composte principalmente di interessi e solo di una minima parte di restituzione del capitale. Un rapporto che si inverte via via con il passare del tempo. Ora però è chiaro che se la rata va mantenuta costante anche se aumentano gli interessi, si comincia sempre più tardi a restituire il capitale, come sa bene chi ha accettato in passato formule di questo tipo. E la conseguenza ovvia è che così non si sa mai quando si potrà smettere di pagare.

Molto più conveniente, allora, chiedere che si allunghi la vita del mutuo ma passando al tasso fisso, in modo da avere comunque una rata più sopportabile ma anche maggiori certezze. Oppure chiedere che venga ridotto lo spread, la percentuale applicata in aggiunta all'Euribor e che costituisce il guadagno della banca. Oggi ci sono ancora prodotti con uno spread sopra al 2%, mentre le ultime offerte sul mercato sono al di sotto dello 0,75%. Per cui se la banca non ci sta è meglio cambiare istituto.

di Antonella Donati

17 Dicembre 2007 · Patrizio Oliva



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