Legalità nel mondo del recupero crediti
Tralascerei il tema della legalità affrontato dal lettore. Viviamo ormai in un paese dove l'unica cosa certa è che non esiste certezza nel diritto; dove la legalità è diventata una sottile linea attraversata con disinvoltura, ogni giorno, da furbetti e canaglie; dove quella stessa fragile linea può essere spostata metri più in là, in nome del popolo italiano e senza pagare pegno, solo per difendere l'impunità di un appartenente a questa o quella casta. Lo vediamo ogni giorno.
Che senso pratico ha poi parlare di legalità quando per farla valere occorrono anni. Quando per affermare un nostro diritto dobbiamo anticipare quattrini che non abbiamo, rischiando, peraltro, di finire dalle grinfie di una società di recupero crediti a quelle di un azzeccagarbugli esoso che si ricorda della tua pratica solo quando deve spillarti un anticipo. Come dire, dalla padella alla brace.
Tocca quindi arrangiarsi, e da soli!. Ma cosa vuol dire?
Ricordo, e parlo di un paio di anni fa, la mia collega Samantha. Lavoravamo alla stessa società di recupero crediti e nell'open space di quel lager di “aguzzini del debito” lei occupava la postazione accanto alla mia. Sono stato nella vita sempre persona discreta. Ma in quel contesto era difficile, se non impossibile, non ascoltare le conversazioni degli altri operatori.
Samantha esordiva sempre così: “Buongiorno, sono l'avvocato Loi, e la chiamo in riferimento a quell'insoluto ecc.”. Inutile aggiungere che non aveva mai conseguito alcuna laurea.
Era intraprendente Samantha e piena di inventiva. Sapeva destreggiarsi abilmente con pagine bianche e gialle, allora. Oggi, penso, non avrà alcun problema ad utilizzare Google Earth.
Samantha si sentiva una Miriam Ponzi. Individuava l'ultimo indirizzo conosciuto di Pippo - questo il nome convenzionale delle nostra vittima designata - e poi faceva una ricerca delle utenze ubicate nella stessa strada del debitore. E cominciava a chiamare.
Le scuse erano le più fantasiose: “… siamo uno studio legale a cui il signor Pippo ha affidato una vertenza di lavoro. Abbiamo estrema urgenza di comunicargli alcuni sviluppi, ma al telefono non riusciamo a contattarlo. Sa per caso come possiamo fare a rintracciarlo? Se vuole può avvertirlo lei, le lascio i miei recapiti …”
Ma non c'era alcun bisogno di fornire i recapiti. L'interlocutore era già psicologicamente predisposto a dare tutto l'aiuto possibile a Pippo. E che diamine, se non ci diamo una mano tra noi.
Eppoi il signor Pippo era così gentile ed affabile, ci mancherebbe pure che non lo aiutassimo. “Sì avvocato Loi, la persona che cerca si è trasferita qui”. Oppure “Avvocato Loi, a me ha lasciato questo numero, per ogni evenienza. Nel caso arrivasse, che ne so, una raccomandata urgente. Provi a chiamarlo.” Ed ancora “No avvocato Loi, non so dove possa trovarsi adesso il signor Pippo, però conosco la sorella, una bravissima persona. Se vuole le do il numero di telefono …”
Ed era fatta.
Esilarante poi come Samantha, subdolamente perversa, giocasse al gatto e al topo non appena riusciva a venire in contatto con un parente del debitore.
Ad esempio la mamma.
“Signora buongiorno sono l'avvocato Loi, dello studio legale Loi & Associati ed avrei bisogno di parlare con il signor Pippo, è una questione di estrema urgenza”.
“Dica pure a me, di cosa si tratta? Io sono la madre”
“Vede signora, è una faccenda delicata …”
“Per favore avvocato, non mi faccia stare in ansia, cosa ha di nuovo combinato quel discolo di mio figlio?”
“Cara signora stia tranquilla, non è accaduto nulla di grave, ma sa, sono vincolata al segreto professionale e poi adesso, con questa benedetta privacy, potrei anche avere dei guai con l'Ordine. Ho bisogno di conferire personalmente con suo figlio!”
“No avvocato, non abbia alcun timore. Manterrò la bocca cucita, ma per carità, mi dica cosa è successo”
“Ebbene, se proprio insiste. Vede, abbiamo un mandato del creditore per procedere giudizialmente nei confronti di suo figlio in relazione al debito di tot euro contratto alcuni anni fa. Io mi rendo conto della crisi del momento, queste sono cose che possono capitare a tutti e volevo capire, prima di inoltrare al Tribunale la richiesta di un decreto ingiuntivo, se suo figlio avesse, per caso, intenzione di giungere ad un concordato, con una composizione bonaria del contenzioso attraverso la sottoscrizione di un piano di rientro a saldo e stralcio.“
“Oddio, Tribunale, decreto ingiuntivo, lo sapevo che finiva male. Una vita sregolata quella di mio figlio, caro avvocato. Ma noi siamo brava gente, l'abbiamo educato con amore e non gli abbiamo mai fatto mancare nulla. Suo padre, buonanima, mai un debito in tutta la sua vita. Se fosse ancora vivo gli si spezzerebbe il cuore a saperlo in galera per debiti”
“Adesso non esageri signora, per debiti suo figlio non andrà in galera. Certo la reputazione, il merito creditizio ne risentiranno. Se un domani dovesse servirgli un mutuo per comprare casa e mettere su famiglia, non troverà nessuno disposto a concederglielo”
“Avvocato io ho una modesta pensione, ma ho messo qualche risparmio da parte. Soldi che avevo intenzione di donare a Pippo, sa per vederlo finalmente sistemato. Magari, se ci fa uno sconto, potrei aiutare mio figlio a saldare il debito. Se mi dà un po' di tempo parlo io con lui e le prometto che troveremo un accordo. Ma abbia compassione di una povera madre, lasci stare decreti ingiuntivi, giudici e tribunali. Glielo chiedo come può chiederlo una madre alla propria figlia …”
Bingo. Dopo aver terminato la conversazione era raggiante Samantha. Per qualche tempo poteva stare tranquilla. Il suo magro stipendio mensile sarebbe stato rimpinguato dalle commissioni derivanti dal piano di rientro a saldo e stralcio appena concluso.
Già, perché il destino di Pippo era ormai segnato. Le pressioni psicologiche della madre, le sue lacrime, il ricordo di papà buonanima, l'onore familiare macchiato dall'infamia di quel debito avrebbero costretto Pippo a sottoscrivere un piano di rientro a saldo e stralcio, anche se non ne avesse avuto alcuna intenzione. Magari solo per non assumersi la responsabilità di vedere quella vecchietta morire di crepacuore.
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Stai leggendo Legalità nel mondo del recupero crediti • Autore Simone di Saintjust
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Grazie per la risposta Annapaola,
vorrei capire meglio perchè questa Assicom fa parte dell’Unirec e non vorrei trovarmi nei guai. In sostanza lei mi dice di non fare niente ora, quando mi verrà notificata la richiesta tramite A/R potrò prendere accordi con loro per un eventuale pagamento a rate?
Assicom è una società di recupero crediti. Come già spiegato più volte, l’appartenenza o meno ad UNIREC non è più significativa come lo era anni fa. Se lei li contatta adesso è molto probabile che non riuscirà ad ottenere uno sconto. Il creditore accetterà di raggiungere un accordo sull’importo preteso e sulle modalità di pagamento solo se si convince che, altrimenti, potrebbe rischiare di non portare nulla a casa.
Buongiorno a tutti,
oggi ho ricevuto una lettera da assicom, dove mi si intima di pagare la somma di 597 euro ENTRO 5 GIORNI, per alcune fatture non pagate a un fornitore, risalenti al 2011 quando avevo una piccola impresa individuale. Premetto che questi pagamenti sono andati insoluti in quanto in quel momento, causa difficoltà, non possedevo la cifra richiesta per poter pagare le Ri.ba. Successivamente ho chiuso la partita iva, e non ho più avuto alcuna comunicazione dalla azienda creditrice. Oggi ricevo questa comunicazione, in lettera semplice trovata nella casella, dove mi chiedono 442,82 euro pe le fatture arretrate, più 56 euro di interessi e di 98 euro a titolo di costi di recupero per un totale di euro 597,01. In caso contrario mi dicono che si rivolgeranno all’ Autorità Giudiziaria con considerevole aggravio di oneri e spese. Io sarei disposta a pagare ma non l intera somma, potrei eventualmente pagare a rate.
Cosa devo fare?
Grazie mille,
a presto
Le rispondo scrivendole cosa farei io. Poi lei si regola come meglio crede.
Io comincio a pensare ad una eventuale regolazione extragiudiziale del contenzioso solo quando mi arriva una comunicazione di messa in mora con raccomandata AR.
Ho lavorato per qualche tempo in una societa’ di recupero crediti in Inghilterra. E’ stata una esperienza terribile. Tutti, come me, erano ex camerieri senza qualifiche e titoli. Se il debitore non pagava, il capo ci diceva di spaventarli con la tattica delle imminenti azioni legali (cosa che non potevamo dire); se il debitore era introvabile telefonavamo ai vicini; le telefonate dovevano essere aggressive al fine di impaurire il debitore; inventavamo di tutto per farci pagare: dal nome di presentazione fino al saldo a stralcio che noi proponevamo (dovevano essere loro a fare richiesta). Negli uffici i fax che arrivavano come prova di pagamento e quindi con i numeri delle carte di credito erano buttate sui tavoli in maniera disordinate e visibili a tutti. Ognuno poteva portare a casa qualsiasi documento tanto nessuno faceva caso. E tantissime altre cose ancora. Una giungla di illegalita’. Me ne sono andato quel giorno in cui il mio capo di fronte ad un debito alto di un disoccupato e gravemente malato (con tanta di documentazione) mi disse che dovevo continuarlo a chiamare per riscuotere almeno il minimo.
Sapere che non siamo soli a dover affrontare tutti i giorni questi problemi un po ti solleva il morale,un saluto a tutti i perseguitati ingiustamete.
certo che per trovare la pagina in cui è stata pubblicata la mia lettera ce ne ho messo di tempo, ormai ero quasi certo che non l’aveste nemmeno considerata e stavo per chiudere il sito. E invece ….. come direbbe qualcuno, per una grande parete ci vuole un grande pennello ! Eccomi ritrovato e attenzionato con una risposta da leggere con attenzione. Grazie ancora e complimenti.
Utilizzi un bel metodo per lavorare, dita, cervello ma soprattutto amore per il prossimo. Lo capissero quei quattro cogli…ni che ogni tanto ti criticano ignorantemente. In efetti hanno paura che il loro sporco pane guadagnato così meschinamente un giorno gli possa finire di traverso, anche grazie a quelli come te.
Un abbraccio
….. grazie !