L’Italia non è un paese per creditori

L’Italia è il paese dei debitori, non dei creditori. Questa semplice affermazione è la sintesi della nostra maggior inefficienza. La nostra immagine all'estero non è danneggiata solo dalle performance del presidente del Consiglio, come si vuole affermare, ma dalla mancanza di diritto nei confronti dei debitori, specie per le aziende internazionali che non riescono ad operare nel nostro paese.

Molti italiani non pagano l’affitto, correndo il solo rischio di sfratto per morosità. Quando poi il proprietario riesce a liberare l’appartamento, si accontenta di potersene riappropriare, rinunciando a rincorrere l’affittuario moroso, per il quale del resto non esiste alcuna coercizione al pagamento.

Gli imprenditori che non pagano le imposte e i contributi non sono perseguiti nel caso siano nullatenenti.

E gli italiani, si sa, sono bravi a guadagnare in nero, ad avere macchine di prestigio e risultare indigenti. Anche se poi si scopre che ci sono in Italia 650.000 persone che hanno un deposito in banca superiore a 2.000.000 euro e meno dello 0,2% dichiara più di 200.000 euro l’anno.

Nel processo civile non è obbligatorio inserire il codice fiscale nelle comparse in giudizio e una volta emessa la sentenza, chi ha vinto la causa inizia una lunga trafila per recuperare quanto gli spetta.

Gli ufficiali giudiziari sono impotenti, perché più abituati al mondo delle commedie di De Filippo che alla caccia ai nuovi truffatori che si nascondono dietro paraventi virtuali, uomini di paglia, teste di legno, immigrati clandestini o vecchietti dell'ospizio. Persino in Romania le cose funzionano meglio. Se un’azienda non paga i contributi ne vengono immediatamente congelati i conti correnti e bloccata l’attività.

Gli italiani sono grandi clienti delle società finanziarie che prestano denaro a tasso usurario, semplicemente perché la metà delle loro operazioni è a rischio insolvenza.

In America esiste l’istituto giuridico del fallimento personale. Da noi esiste il premio alla furbizia. Ma anche una tradizione di buona fede e di rapporti personali che ha rappresentato per sempre la business way all'italiana. Nei mercati agrari non si è mai scritto nulla e basta una stretta di mano per suggellare un accordo di migliaia di euro. Ma lì la reputazione ha ancora un valore e nessuno vuole perderla.

In questo difficile periodo i truffati non sono più le povere vecchiette ma fior di professionisti che finiscono nelle trame oscure di imprenditori senza scrupoli.

È recente la storia di un professionista padano che ha affidato la vendita degli arredi della sua villa ad una nota casa d’aste del Nordest e dopo mesi dalla vendita non è mai riuscito a recuperare il dovuto.

O come la storia di un manager che, attraverso la più importante agenzia immobiliare di Milano, ha affittato un appartamento in zona prestigiosa ad un famoso professionista della città, il quale non ha pagato l’affitto per un anno e, pur perdendo la causa, risultando nullatenente, rende vano il precetto dell'ufficiale giudiziario.

In o blog sono stati dati consigli di come salvarsi dalle banche, dalle assicurazioni e dalle truffe in genere. Ma il problema coinvolge comportamenti scorretti di persone rispettabili, presumibilmente dotate di inattaccabile reputazione, come fare a difendersi ?

Difficile a dirsi. Non è pensabile che il business si fermi perché non esistono garanzie e, in ogni caso, qualsiasi tipo di fidejussione è oggi carissima. Prima di fidarvi di qualcuno pensateci due volte, perché nessuno vi garantisce i crediti.

Non vorrei che questa fosse considerata l’ennesima nota di pessimismo, è solo una raccomandazione perché il creditore è sempre solo di fronte al debitore.

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18 Settembre 2010 · Chiara Nicolai




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