La strategia di fare debiti

Per le generazioni nate prima della Seconda Guerra Mondiale la parola parsimonia era sinonimo di “virtù”, mentre il termine debiti rappresentava quasi un marchio d’infamia che era associato ad immagini di disperazione familiare, di pignoramenti, e a volte anche di prigione. Pagare in contanti era se non proprio la prova di un benessere - allora assai poco diffuso -, quantomeno il segno di un’accorta amministrazione familiare. Si poteva fare qualche eccezione, per esempio facendo la spesa a credito presso il proprio negoziante grazie alla reciproca fiducia per poi saldare il conto il giorno di pagamento del salario.

Il piccolo debito contratto era il frutto di temporanea necessità e serviva spesso per soddisfare bisogni primari. Del resto fin dall'età moderna era possibile comprare a credito presso le botteghe, ma con l’avvento dell'economia moderna questa pratica sembrò inizialmente avviata verso la scomparsa. Il grande magazzino ottocentesco - primo alfiere del moderno consumo - richiedeva ai propri clienti il pagamento in contanti. Non poteva essere diversamente per un’impresa con molti dipendenti senza più contatto personale con il cliente che girava tra i banconi, sceglieva la merce, parlava con commessi che non conosceva, e poi pagava le merci ad un anonimo cassiere. Uscito dalla porta, nel grande magazzino, il credito al consumo rientrò però ben presto dalla finestra. Già nella prima metà del Novecento alcune imprese allestirono reparti destinati ad incamerare versamenti in denaro dei clienti a cui veniva corrisposto un interesse. Questi ultimi potevano scalare il valore delle merci che acquistavano dai loro depositi. In tal modo il grande magazzino si finanziava e nello stesso tempo fidelizzava i clienti. Negli anni Venti molti grandi magazzini cominciarono a far credito ai clienti in possesso di una tessera che ne garantiva la solvibilità. Su scala minore e in forma diversa questo sistema era in un certo senso il precursore delle moderne carte di credito di cui noi tutti oggi ci serviamo per espandere la nostra capacità di spesa.

Per incrementare il giro d’affari, le imprese commerciali ricorsero ben presto ad altre forme di credito come la vendita rateale, una forma di prestito legato alla fruizione di un singolo bene. Nel corso del tempo, il consumatore ha cominciato a contrarre prestiti direttamente dalle banche, anche al fine di ampliare le proprie possibilità di acquisto. Se in passato il prestito in denaro era un’attività per certi aspetti “impura”, nel corso dei secoli non solo il credito è stato riabilitato, ma è progressivamente diventato accessibile a quote sempre più ampie della popolazione che se ne serve per acquistare ogni genere di beni: l'automobile, i mobili, la casa.

Due ragioni spiegano questa tendenza. La prima e più evidente è legata alla necessità di allocare un volume crescente di prodotti. La diffusione del credito nelle varie forme, ampliando la capacità spesa, consente l’acquisizione di un volume crescente di beni. Dall'epoca della scarsità, in cui il consumo doveva essere soggetto a regole che ne circoscrivevano la diffusione per l’assenza di risorse e la carestia era la paura predominante, siamo passati all'epoca dell'abbondanza in cui alti livelli di consumo non sono solo possibili, ma sono addirittura necessari per lo stesso funzionamento dell'economia. Aumentare attraverso il credito la possibilità di spesa significa accrescere la possibilità di allocare merci sul mercato sfuggendo così al rischio di sovrapproduzione.

In un divertente romanzo di fantascienza americano di Mack Reynolds (Effetto valanga) una famiglia decide di disdire l’ordinazione di un frigorifero, innescando una reazione a catena che fa sprofondare l’economia in recessione. Alla fine il governo fornirà alla famiglia “colpevole” il denaro necessario per comprare l’elettrodomestico, riavviando il ciclo economico. Questa parodia dell'economia moderna fotografa però un dato reale della nostra società: il nesso che lega consumo e sviluppo. Per questa ragione usare la carta di credito accendere un mutuo non sono più sinonimi di un peccaminoso "fare debiti”, ma vengono percepite come legittime scelte di un consumatore razionale. Vi è però una seconda ragione che ci spinge lungo questa strada. L’espansione della capacità di spesa attraverso mutui, piccoli prestiti, carte di credito, vendite rateali permette al consumatore di soddisfare i propri desideri. In tal modo quest’ultimo non solo si sente “felice” per aver conseguito il proprio obiettivo, ma in certa misura sente riconosciuta la propria “uguaglianza” nel campo delle opportunità. La possibilità di realizzare i propri desideri viene sentita come un ampliamento della propria libertà di scelta e ciò ha, per inciso, contribuito in misura significativa al consolidamento delle democrazie postbelliche. In sostanza si ricorre al credito per espandere la capacità di consumo non solo perché siamo spinti dalla pubblicità o dai venditori, ma anche perché vogliamo farlo.

Se espandere il consumo attraverso il credito consente di allocare al meglio la produzione e ci procura soddisfazione, allora di cosa ci preoccupiamo? Tralasciando la questione della sostenibilità di lungo periodo di questo trend, che periodicamente si riaffaccia sulla scena pubblica - dai moniti del club di Roma sui limiti della crescita, fino alle recenti discussioni sull’effetto serra -, vi è sempre il rischio he il meccanismo si inceppi, che qualcuno non compri il suo frigorifero o che non riesca ad onorare le rate di un mutuo. Se il numero degli insolventi cresce molto, il sistema potrebbe essere messo in crisi. Ciò vale a maggior ragione nei periodi caratterizzati da redditi stagnanti o declinanti, quando ampliare la propria capacità di spesa tramite il credito si configura come una strategia tesa a conservare un determinato livello di vita anziché come un mezzo per elevarlo.

Sotto questo profilo la crescita dell'indebitamento delle famiglie potrebbe risultare un dato meno rassicurante.

di Stefano Cavazza da Diario di Repubblica

10 Novembre 2007 · Antonio Scognamiglio




Commenti e domande

Per porre una domanda sul tema trattato nell'articolo (o commentarlo) utilizza il form che trovi più in basso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato (ma potrebbe essere utile per soddisfare eventuali esigenze di contatto). I campi obbligatori sono contrassegnati con un (*)


Se il post è stato interessante, condividilo con il tuo account Facebook

condividi su FB

    

Seguici su Facebook

seguici accedendo alla pagina Facebook di indebitati.it

Seguici iscrivendoti alla newsletter

iscriviti alla newsletter del sito indebitati.it




Fai in modo che lo staff possa continuare ad offrire consulenze gratuite. Dona!