La riforma della Giustizia Civile – Pignorare sarà molto più facile

E’ stata pubblicata in Gazzetta la riforma della Giustizia Civile e tra 60 giorni sarà convertita in legge: c’è poco tempo per correggere un aspetto inquietante, eppure i tecnici sonnecchiano, le associazioni dei consumatori latitano, i giornalisti si dilettano con le ferie dei magistrati e le modifiche che impatteranno su migliaia di cittadini Italiani stanno passando in sordina.

Uno dei punti cardini della riforma riguarda il processo esecutivo, che da domani sarà più snello, efficace e veloce.

In poche parole: pignorare sarà molto più facile. Sorvolo sui tecnicismi, per concentrarmi sullo spirito con cui è stata concepita la riforma.

Il presupposto, inquietante e da correggere, su cui si fonda la riforma è che nelle aule di giustizia i debitori han sempre torto ed i creditori sempre ragione. Ovviamente non è così, ma ci son cascati tutti, élite intellettuali in testa: giornalisti, conduttori tv, sindacalisti e persino magistrati.

Si sono tutti scordati di banche ed anatocismo, Equitalia e cartelle pazze, usura, truffe legalizzate, contratti capestro, parcelle gonfiate, conti condominiali truccati. I creditori non sono tutti santi ed i debitori non sono solo farabutti e su questo errore di fondo occorre intervenire con urgenza.

Certo, una politica scellerata ed un malcostume generale, hanno consentito per decenni a debitori in malafede di non pagare somme dovute, pur avendo la BMW in garage o facendo le vacanze alle Maldive. Questo è inaccettabile, ma soprattutto ha comportato una esasperazione generale verso la figura del debitore, che oggi si traduce nell'incapacità di distinguere tra chi fa il furbo, chi proprio non riesce a pagare e chi- semplicemente- è vittima di una ingiustizia. Ed in questa confusione generale che si sono inserite persone senza scrupoli che ne hanno saputo profittare.

Alcuni creditori partono con azioni esecutive del tutto illegittime, altri “aggiustano i conti” lungo la strada, ma di costoro la riforma non si occupa e stranamente non ne parla nessuno. Se in Tribunale sei dalla parte del debitore sei viso male, non puoi essere vittima di una ingiustizia.

Una riforma equa e corretta, fatta nello spirito della legge è uguale per tutti, ma soprattutto tenuto conto dell’attuale realtà economica, sociale, di welfare, doveva si prevedere rimedi per accelerare la riscossione di un credito certo e lecito, ma altresì castigare duramente coloro che del recupero crediti hanno fatto un business sporco.

Se è vero, come è vero, che un credito è (e dovrebbe essere) una somma che spetta come corrispettivo di un servizio o una prestazione data e non una somma ottenuta perché si è più forti, grazie a artifici o raggiri, abusando dell’ingenuità o debolezza altrui, facendo firmare contratti con clausole incomprensibili e scritte “piccolo- piccolo”, è inaccettabile una riforma a senso unico.

Il malaffare sta in ogni luogo e per disincentivare tutti i comportamenti scorretti, non sono sufficienti la soccombenza delle spese legali o la condanna per lite temeraria.

Occorre che la riforma sia ricondotta ad equità e che i tassi più alti previsti per disincentivare l’utilizzo del Tribunale per azioni dilatorie su un debito accertato, abbiano il necessario contrappeso di un medesimo tasso sulle somme azionate ingiustamente, da porre quale rimborso.

Solo così si possono disincentivare le azioni di chi, forte della propria posizione, aziona un credito infondato. Ma tali abusi non fanno statistica, anche perché spesso il malcapitato preferisce pagare a torto una somma piuttosto che affrontare il processo fino alla fine. Peraltro la riforma nemmeno considera che l’accesso alla Giustizia ha grosse limitazioni per molti cittadini e che da noi opporsi ad una pretesa ingiusta può essere una vera corsa ad ostacoli, mentre negli ordinamenti degli altri paesi, ci sono previsioni per impedire a monte gran parte dei soprusi.

Nondimeno la riforma del processo esecutivo doveva andare di pari passo con una revisione del sistema delle aste giudiziarie su cui molti hanno creato business indecenti, del ruolo dei CTU con previsione di ricusazione per manifesta incompetenza, modifiche agli istituti della conversione e riduzione del pignoramento, per consentire al debitore di sbloccare il bene ed allo stesso tempo insistere nella propria opposizione se la ritiene fondata, ma soprattutto garantire una volta per tutte il reale acceso alla Giustizia per tutti (art 24 Costituzione Italiana) quindi rivedendo i criteri per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

E’ possibile ipotizzare che trattasi di sviste? Possibile, visto che da noi si fanno le riforme a pezzettini, ma inspiegabile l’utilizzo di due pesi e due misure che lascia alla riforma il triste sapore di volersi accanire su una parte sola.

Quale che sia la risposta non rimane che attivarsi.

Ci sono pochi giorni per raccogliere testimonianze e storie di vita vissuta per far comprendere al legislatore che i debitori non sono tutti uguali.

di Dimitra Papas

14 Settembre 2014 · Annapaola Ferri




Commenti e domande

Per porre una domanda sul tema trattato nell'articolo (o commentarlo) utilizza il form che trovi più in basso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato (ma potrebbe essere utile per soddisfare eventuali esigenze di contatto). I campi obbligatori sono contrassegnati con un (*)


Se il post è stato interessante, condividilo con il tuo account Facebook

condividi su FB

    

Seguici su Facebook

seguici accedendo alla pagina Facebook di indebitati.it

Seguici iscrivendoti alla newsletter

iscriviti alla newsletter del sito indebitati.it




Fai in modo che lo staff possa continuare ad offrire consulenze gratuite. Dona!