La famiglia low cost: di meno, ma meglio
ROMA - Budget risicati, consumi in lieve crescita, rialzo delle spese per la casa e, al contempo, boom di prodotti e modalità di acquisto innovative, tra le quali spicca il credito al consumo: le famiglie hanno modificato così le strategie dei consumi. Nei budget familiari si intuisce la tensione tra il mantenimento del tenore di vita e l'accesso a nuovi beni, l'auto-percezione della propria vulnerabilità socioeconomica e la persistente caccia a beni e servizi di qualità.
SALARI BASSI - Gli italiani negli ultimi anni, si legge nel 41° rapporto Censis presentato venerdì a Roma, hanno visto i redditi reali familiari crescere in misura ridotta (+0,5% tasso annuo di crescita nel periodo 2000-2004).
Per il futuro, perlatro, «non si aspettano consistenti aumenti», visto che per il reddito disponibile le variazioni percentuali annuali attese per il prossimo biennio sono di poco superiori all'1%.
SPESE PER LA CASA - Cresce l’incidenza sui consumi delle spese per l’abitazione passate, nel periodo 1996-2006, dal 20,6% al 26%, attestandosi al 31% se vi si includono le spese per energia e combustibile. Poco meno di 2,4 milioni di famiglie hanno un mutuo a carico che comporta un esborso medio annuo di 5,5 mila euro pari a circa il 14% della propria spesa. Inoltre, per oltre 622 mila famiglie con una spesa media mensile fino a 2 mila euro il peso del mutuo sale a quasi il 27% della propria spesa totale e per i single giovani al 19,2%. Le spese legati ai mutui e all'energia hanno così riassorbito una parte delle risorse che si erano liberate, sottolinea il Censis, per la contrazione della spesa per alimenti (la cui incidenza è passata dal 1996 al 2006 dal 21,1 al 18,9%).
CREDITO AL CONSUMO - Gli italiani sono andati pertanto a caccia di risorse aggiuntive tramite il ricorso al credito al consumo, passato da 48 miliardi circa di euro del 2002 a oltre 85,6 miliardi di euro del 2006, con un incremento del +78%. E quindi di nuovi strumenti per integrare, sia pure a debito, le risorse familiari: dalla moltiplicazione delle carte di credito e debito (nel 2006 +11% per le revolving cards, rimborsabili a rate, +36% per le prepagate con oltre 35 milioni di operazioni e +75% rispetto al 2005) all'acquisto a rate che viene praticato dal 35% delle famiglie e che, per oltre il 45% di esse è la chiave per l’accesso a prodotti che altrimenti non si potrebbero permettere. Ad avere difficoltà sono, però, poco più di mezzo milione di famiglie italiane, «in difficoltà» con i debiti. Il credito al consumo, dilagante negli ultimi anni, si è trasformato nel tempo in un'arma a doppio taglio, tanto che 530 mila famiglie ammettono di fare fatica a pagare le rate. I dati emergono dal Rapporto del Censis che sottolinea come il fenomeno del credito al consumo riguardi ormai nel nostro Paese 8,4 milioni di famiglie, pari come detto al 35% del totale. Tra queste, circa il 6,3% degli oltre 8 milioni di famiglie che utilizzano lo strumento del credito al consumo, sottolinea Giuseppe Roma, direttore dell'istituto di ricerca, «dichiarano di avere difficoltà a pagare le rate del debito». Inoltre circa 143.000 famiglie, circa l'1,7% di chi ricorre alle rate, riconosce di non essere riuscito a pagarne almeno una.
NUOVI CONSUMI - Negli ultimi anni, comunque, gli italiani, prendendo l’onda dei prezzi rapidamente decrescenti, sono stati tempestivi nel massificare consumi innovativi come: le apparecchiature e i servizi per la telefonia cresciuti di quasi il +50% in termini reali nel periodo 2001-2006; e la corsa continua visto che, ad esempio, nei primi tre mesi del 2007, 5 milioni di utenti hanno speso oltre 91 milioni di euro per acquistare brani musicali, giochi e videoclip scaricati direttamente sul cellulare; gli articoli audiovisivi, fotografici, i computer e gli accessori: +38% in termini reali nel 2001-2006; con un boom, ad esempio, nel mercato dei videogiochi che vale ormai 750 milioni di euro l’anno.
FAMIGLIA LOW COST - Le famiglie hanno poi massimizzato il valore del budget disponibile con, tra l’altro, il ricorso frequente ai canali di vendita meno costosi (il 58% delle famiglie effettua regolarmente acquisti nei mercati rionali, il 60% presso gli hard-discount che hanno aumentato il loro fatturato globale del 45% nel periodo 2004-2006), il nomadismo tra i punti vendita dei beni di largo consumo (in media ogni famiglia ne utilizza almeno 21 l’anno), la ricerca della convenienza (è il 66% delle famiglie con figli a cambiare punto vendita cercando di massimizzare le offerte, mentre il 17,4% dei consumatori è molto spesso a caccia di offerte), l’infedeltà ai marchi (sono 200 le marche acquistate da ogni famiglia in media nell’arco di un anno), la selettività verso i nuovi prodotti (solo l’1% dei quasi 27 mila nuovi articoli in scaffale nella grande distribuzione nel primo semestre del 2007 è stato un vero anno bestseller), il ricorso crescente ai marchi commerciali che rappresentano il 16% del mercato di largo consumo, e il persistente incremento del commercio elettronico che vale ormai 5,3 miliardi di euro (+30% rispetto al 2006): tutti comportamenti mirati all'obiettivo di liberare risorse, mettendo da parte la logica del «di più è sempre meglio», in nome di una logica del «di meno, ma meglio» che legittima nuove combinazioni di consumi. Non a caso il 37% degli italiani associa il low cost a tutte le fasce di popolazione, mentre è il 21% a ritenerlo appannaggio delle sole famiglie a basso reddito; il 60% degli italiani ha dichiarato che ha utilizzato o utilizzerebbe il low cost e, di questi, l’87% perché si risparmia ed i prodotti/servizi costano meno, mentre un ulteriore 36% afferma che non ha fatto acquisti low cost semplicemente perché non ne ha avuto l’opportunità.
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