Carta revolving ovvero lo strozzinaggio legalizzato

Il costo del denaro è sceso ai minimi termini, e le banche stanno facendo il pieno di soldi dello Stato (ossia nostri), per aver male amministrato quelli dei clienti. I poveri italiani si domandano se questa situazione del costo del denaro, della discesa dei costi dell'energia e del mercato meno rapace sarà compensata da una minore spesa per i servizi e per le tasse.

Albertone direbbe "manco pe' gnente"! Anzi:  frutta, verdura, alimentari freschi e benzina rincarano di nuovo, e le Banche e le Finanziarie applicano spese e tassi da usura, specialmente a quei poveracci che, non arrivando alla fine del mese, ricorrono verso gli ultimi giorni alla spesa con le carte.

Naturalmente è tutta gente che ha optato per il rimborso rateale del debito, ed indovinate di quanto sono gli interessi? Sono il 1,56% mensile, equivalente ad un TAN del 18,72% ed un TAEG del 20,41%.

Non parliamo poi se con la carta si preleva in contanti dall'automatico. Minimo un addebito extra di € 3,40 per un prelievo di 40,00 € .

Poi si aggiungono le spese bancarie, calcolate ogni tre mesi, con addebiti fantasiosi e che coprono, oltre il costo di ogni singola operazione, anche un costo per l'estratto conto, un costo per la spedizione, un costo per gli sforamenti, un altro per la tenuta conto... e così via.

Si parla di incentivare i consumi, ma questo avviene solo attraverso operazioni che sono talmente onerose che gli enti che le forniscono danno grasse commissioni ai negozianti che vendono a rate (auto, elettrodomestici, elettronica, mobili, ora anche abbigliamento, ecc.), tanto che se uno accenna a voler pagare in contanti subito ne viene sconsigliato, e gli si dice che per il contante non esiste sconto. Insomma il colmo!

A me sembra che tutto questo sia solo strozzinaggio autorizzato. Perchè il credito al consumo deve essere gravato da interessi doppi e tripli rispetto a quello bancario?

Occorrerebbe cominciare a mettere una bella e grossa pulce nell'orecchio dei nostri governanti, che intervengano sui tassi del credito al consumo per incentivare veramente gli acquisti, e dare così una mano a tutta l'industria.

Se chi finanzia ritiene che questa attività sia pericolosa perchè c'è troppa gente che non paga, si levi dal mercato e faccia altro. Lo Stato potrebbe intervenire con l'obbligo di una copertura assicurativa parzialmente a carico delle tre parti, ossia l'acquirente, il finanziatore e lo stato. Qualora l'acquirente non restituisca il bene, dopo che ogni tentativo di farlo pagare sia andato a vuoto incorrerà in una denuncia penale di tipo pari al furto con destrezza.

16 Agosto 2013 · Chiara Nicolai


Commenti e domande

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8 risposte a “Carta revolving ovvero lo strozzinaggio legalizzato”

  1. gattoblu ha detto:

    tutto vero….il sistema revolving è semlicemente “cravattaro” con carta aura, la findomestic mi ha messo sul carro del paese dei balocchi…..ed un ciuco son diventato. Ora sto pagando per uscirne fuori, senza più utilizzare la carta.

  2. jojo ha detto:

    praticamente, se i ritrovi in un periodo nero e di difficoltà econimica e salti qualche rata, che successivamente saldi con sacrifici disumani, ti ritrovi in un vortice da disperati perche’ alla fine quando ti mandano l’estratto conto a casa ti accorgi che e’ rimasto tutto invariato, cioè dovevi ad esempio 5.800 euro e 5800 euro devi ancora… e tutti quei soldi che hai versato che fine hanno fatto? e questa non e’ usura? non che uno no voglia pagare ma come si fa ad uscire da questa tragedia?

  3. alessandro ha detto:

    buonasera io avrei un piccolo problema con la santander, cioè mi spiego meglio, avevo una carta revolving, che è scaduta al 31-12-2007, però la santander ha mantenuto attiva la carta ( se chiedevo informazioni risultava che la carta aveva una scadenza successiva a quella in mano mia. non mi ha mai scritto dicendomi che dovevo rientrare, ma ha continuato a prelevare la rata pattuita conteggiando interessi per movimenti inesistenti che non potevo fare, nonostante le mie lamentele al servizio clienti non se ne fatto niente.
    allora stuffo quando mancavano circa € 35,00, richiedendo indietro gli interessi presi indebitamente, siamo arrivati a circa €90,00, come mi devo comportare? pago o vado in causa spiegando le mie ragioni, nonostante un lungo elenco epistolare loro se ne fregano delle mie ragioni e dicono paghi e stia zitto. che faccio?
    vi ringrazio se mi darete un consiglio.

    • c0cc0bill ha detto:

      Il consiglio pratico e realistico che posso darle, vista la situazione è quello di pagare dopo aver appreso bene la lezione.

      Poteva andarle anche peggio. Le revolving sono una truffa legalizzata.

      Non pagare, la espone al rischio di entrare nelle liste dei cattivi pagatori, per quattro soldi. Con la conseguenza di non poter più accedere ad ulteriori finanziamenti.

      Non che sia un disonore essere iscritti alla CRIF, ma io, per quanto mi riguarda, preferirei che fosse fatto per un debito di almeno 10 mila euro.

  4. nino ha detto:

    mi sono trovato in questa situazione di tale confusione ma troppo preso dal pensiero dei debiti sono diventato cieco non so quanto ho pagato!!! addirittura ho estinto il debito della carta ma a quanto pare non basta alla citi
    non ho piu un euro devo dare da mangiare e ora basta tutti sanno le banche chi ci governa che già non abbiamo altre risorse fortunati chi a un lavoro fisso! ma non basta nemmeno quello pensate chi non ha nemmeno quello l’importante e tutelare queste persone che approfittano delle disgrazie della gente per arricchirsi penso che a questo punto chi ruba per bisogno non deve essere perquisibile dalla legge visto che tutela gli altri distinti saluti

  5. maria ingroia ha detto:

    Carte Revolving, consumatori vessati. Altroconsumo diffida dieci società

    Troppe clausole vessatorie nei contratti delle carte revolving, con il consumatore in posizione debole, ignaro, di fronte a condizioni ballerine che cambiano unilateralmente, costretto a pagare penali fino al 30% per ritardo nei pagamenti.

    E’ quanto sottolinea Altroconsumo, in una nota, informando che ha inviato una diffida a dieci società emittenti carte revolving: Accord Italia, Agos, American Express Italia, Carrefour servizi finanziari, Cartasì, Compass, Consel, Ducato, Findomestic, Unicredit Family Financing Bank.

    L’analisi dei formulari delle carte, eseguita dall’associazione di consumatori indipendente, ha rilevato la presenza di decine di clausole sbilanciate a tutto svantaggio dei diritti e degli interessi degli utenti.

    Le Camere di Commercio di Roma e Milano ne hanno confermato la vessatorietà.

    La richiesta di Altroconsumo alle dieci società di credito è netta, secondo quanto previsto dal Codice del Consumo (articolo 140): cessare la distribuzione dei formulari e dei contratti contenenti le clausole vessatorie, interrompere ogni richiesta contenuta in tali clausole e modificare i contratti. Altrimenti l’associazione si rivolgerà al giudice.

    Secondo stime Assofin a fine 2008 erano ben 14,6 milioni le carte revolving in circolazione in Italia. L’incremento dei flussi finanziati nei primi sei mesi del 2009 è stato più contenuto (+2,9%) rispetto allo stesso periodo del 2008 (+7,2%). Ma in assoluta controtendenza rispetto all’andamento medio del credito al consumo più in generale, che ha registrato un -11,2%.

    Nei periodo da giugno a ottobre di quest’anno sono state 4.910 le telefonate giunte agli esperti di Altroconsumo su banche e servizi di pagamento. Tra le segnalazioni scritte 1.432 riguardano credito e disservizi e ben il 10% le carte revolving.

  6. mangae ha detto:

    Mi occupo di carte revolving da molto tempo e da molto tempo mi batto affinchè ogni cliente sia messo nelle condizioni di sapere cosa diavolo si nasconde dietro questo “particolare”strumento finanziario, che registra, anche in un periodo di particolare crisi come quello attuale, forti consensi in termini di sottoscrizioni.

    Anzitutto quando si parla di revolving bisogna fare una importante distinzione e cioè se si tratta di revolving alla francese oppure di revolving classico.

    Le differenze tra le due figure sono tante e notevoli.

    Oggi cercherò di spiegare in modo molto semplice (la categoria degli avvocati non sempre riesce a farlo) quali sono gli aspetti più “anomali” del contratto revolving di tipo “francese”, non prima però di avervi fatto notare che a parità di condizioni il revolving presenta, sempre, rispetto ad ogni altro tipo di finanziamento una rata di partenza molto bassa. Il motivo lo capirete più avanti.

    Dunque,per partire prendiamo come riferimento il contratto di un prestito personale (credito al consumo) di € 5.000,00 liquidato da qualsiasi istituto bancario.

    Il nostro piano di rimborso prevederà un numero di rate determinato (es.12/24/36/48 ecc)ad importo fisso. Quindi è facile capire che moltiplicando il numero di rate per l’importo fisso otterrò la ripartizione tra capitale rimborsato e interessi “convenzionali” pagati.

    Se vi è discontinuità nei pagamenti la banca recupererà le rate insolute tramite l’esborso di ulteriori quote fino al pagamento del dovuto a titolo di interessi di mora.

    Nel revolving francese (d’ora in poi solo revolving) la rata è costante fin quando i pagamenti sono puntuali.Ma quando si registra il primo insoluto iniziano le note dolenti.

    Il revolving, difatti, è considerato uno strumento intelligente(sic) cosicchè al primo mancato rimborso mette in moto un meccanismo di autotutela sia nei confronti del creditore (costo del rischio: il ciente non è in grado di pagare puntualmente le rate), sia nei confronti del debitore (ottimizzazione delle risorse disponibili..!) attuando una TRIPARTIZIONE dei pagamenti successivi al primo insoluto nella seguente modalità:

    – UN TERZO AL CAPITALE;
    – (quasi)UN TERZO ALLE SPESE;
    – UN TERZO AGLI INTRESSI.

    Quindi il povero cliente, dato ad esempio 120 la rata mensile pagherà 40 al capitale, 40 alle spese e 40 AGLI INTERESSI, dove quest’ultimi saranno pagati in ANTICIPO..!!

    Per capire meglio: Somma affidata 5.000. Rate previste 72.Importo 90,00 (totale intressi 1.480,00).

    Mettiamo caso che dopo 6 mesi si verifica il primo insoluto;la mia situazione contabile è la seguente: € 6.480 – € 540 = € 5.940 ancora da restituire. Riprendo i pagamenti ma le cose non saranno più come prima.

    Difatti la rata costante 90.00 viene tripartita (90:3) cosicchè dopo, ad esempio, n.10 rate rimborsate l’ignaro cliente pensa di aver restituito € 900,00 al capitale affidato,ma in realtà succederà che della somma di € 900,00, solo 300 (circa) saranno imputati al capitale, solo 300 saranno contabilizzati al pagamento in ANTICIPO degli interessi ed una restante parte a copertura delle Spese!!

    In parole povere avevo un debito di € 5.940 al momento del primo insoluto, dopo il pagamento di € 900 dovrò restituire come voce CAPITALE € 5.640.!! (5.940 – 300).

    L’apoteosi è raggiunta con la contabilizzazione in anticipo degli interessi, difatti questi ultimi saranno la prima voce alla quale il povero cliente dovrà far fronte prima d passare al pagamento successivo del capitale e delle spese, ecco perchè del revolving si parla spesso (a torto) di contratto “indeterminato”. Proprio perchè non ha un piano definito di ammortamento.

  7. gennaro altieri ha detto:

    Il denaro di plastica ha ormai preso piede in Italia. Attualmente sono tante le soluzioni presenti sul mercato a misura di consumatore. E grande successo stanno registrando le operazioni eseguite con le carte revolving che prevedono gli stessi servizi della carta a saldo, ma hanno la caratteristica di “contenere” un affidamento.

    In particolare, si tratta di uno strumento di pagamento attraverso il quale il titolare della carta ottiene un prestito che non è tenuto a ripagare completamente al primo estratto conto, ma lo può rimborsare nel tempo e con flessibilità.

    Una comodità perché consente di fare spese prima di avere avuto accreditato lo stipendio, ma di poter pagare dopo averlo incassato.

    Una soluzione semplice, più facile di un prestito finalizzato o di uno personale che invece richiedono, per ogni operazione, la compilazione di moduli e l’approvazione da parte della società specializzata o della banca.

    Se si paga infatti con una carta a rimborso dilazionato, non si compila nulla, se non al momento della richiesta della stessa. E nessuno, a parte il titolare e l’emittente della carta, saprà che si è comperato a rate. Con la differenza che, mentre se si chiede un prestito la società a cui ci si rivolge vaglia ogni singola pratica, con la carta viene concesso un plafond di spesa da utilizzare quando e come meglio si crede.

    Del resto, a differenza di un prestito finalizzato che viene proposto presso il punto vendita al momento dell’acquisto, qui non si corre il pericolo di farsi prendere dalla paura di lasciarsi sfuggire l’occasione di acquistare il bene desiderato.

    La carta può essere richiesta in qualunque momento, magari la si ha già in tasca da mesi e quindi c’è tutto il tempo necessario per studiarne caratteristiche e costi. Poi, se e quando lo si riterrà opportuno, la si potrà utilizzare in modo consapevole.

    Per bilanciare benefici e costi determinati dal tasso di interesse, però, è opportuno ridurre il più possibile il numero di rate. Quindi meglio scegliere una carta che consente di variare l’importo del rimborso mensile fino ad arrivare anche al 100% del saldo o del fido concesso. Così l’acquisto fatto, volendo, lo si paga anche in soli 3-4 mesi, usufruendo dei vantaggi del pagamento rateale e al contempo limitando gli effetti del tasso di interesse.

    Ma a quale prezzo si ha questa dilazione e rateizzazione del pagamento?

    Per le associazioni dei consumatori si tratta di un costo elevatissimo: i tassi d’interesse oggi sono arrivati a sfiorare il 17-20%. Prima di utilizzare le revolving è infatti sempre necessario valutare tutte le informazioni sulle caratteristiche del prestito, perché non sempre è facile capire quanto costa realmente.

    In primis vanno considerati il tasso annuo nominale (Tan) e il tasso annuo effettivo globale (Taeg), che secondo Altroconsumo è mediamente del 19,30%.

    Il primo viene utilizzato per calcolare, a partire dall’ammontare finanziato e dalla durata del prestito, la quota interesse che il debitore dovrà corrispondere al finanziatore.

    Il secondo esprime il costo effettivo di un prestito personale, tenendo conto anche delle spese, della periodicità delle rate e della durata.

    Altre voci da tenere a mente sono le spese annuali e quelle di incasso rata. Infine c’è una quota associativa annuale e il costo di invio dell’estratto conto.

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