La Bce alza i tassi dello 0,25%, ora al 4,25%

La Banca Centrale Europea, com’era atteso da qualche giorno, ha aumentato i tassi d’interesse dell'euro di 25 punti. Si tratta del primo aumento da oltre un anno

Il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, com’era atteso da qualche giorno, ha aumentato i tassi d’interesse dell'euro di 25 punti portando l’indice di riferimento al 4,25%.

Si tratta del primo aumento da oltre un anno (il 6 giugno del 2007). Sulle operazioni di rifinanziamento, il tasso marginale arriva al 5,25%.

Il primo effetto nel rialzo del costo del denaro ordinato dalla Bce è l’aumento delle rate di mutuo, con un aggravio medio (per 100mila euro di mutuo) di circa 168 euro l’anno.
Intanto non si arresta la corsa nel prezzo del barile di petrolio, che tocca l’ennesimo record: il Brent ha infatti raggiunto i 146,34 dollari, ripiegando poi sotto quota 146; il Wti si assestato invece a quota 145,55 dollari.

3 Luglio 2008 · Patrizio Oliva


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6 risposte a “La Bce alza i tassi dello 0,25%, ora al 4,25%”

  1. variabile ha detto:

    e possibile che una banca privata deve decidere l economia di tutti i paesi eoropei? la bce mi ha stancato con le sue lezioni su cosa debbano fare le nazioni in tema di economia,dovrebbe piuttosto essere trasparente come tutte le aziende private che non possono nascondere i bilanci!, alzare i tassi ritengo sia una manovra inutile e dannosa per tutti imprese, “banche” , famiglie , perche scoraggiano ulteriormente i consumi!anche un somaro che non capisce niente di economia ci arriverebbe, ma la bce stranamente non ci arriva , e propio vero la bce e un mostro creato appositamente per distruggere il potere di acquisto delle famiglie delle classi piu deboli, che ovviamente non possono reagire in alcuna maniera, ma io voglio ancora resistere!non cabiero il mutuo per non fare il gioco della bce!,cioe creare ulteriori debiti !resistete tutti!

  2. Mario Draghi ha detto:

    L’aumento dei tassi di interesse rappresenta «un rischio particolarmente rilevante» per le imprese e le famiglie italiane: coinvolge il 90% delle imprese con prestiti e il 70% delle famiglie con mutui. È uno dei capitoli dell’esame del Governatore Mario Draghi nel suo intervento all’assemblea dell’Abi, l’associazione bancaria italiana che oggi prevede l’intervento del ministro dell’EconomiaTremonti. Prosegue il dibattito all’indomani della nuova polemica sull’introduzione della Robin Hood Tax che ha aumentato il prelievo fiscale per banche, assicurazioni e compagnie petrolifere a favore delle fasce di popolazione a più basso reddito.

    «L’esposizione delle imprese e delle famiglie italiane al rischio di tasso d’interesse – ha detto Draghi – è particolarmente rilevante, data l’alta quota dei prestiti a breve termine o indicizzata ai tassi a breve: circa il 90% del totale per le imprese, oltre il 70% per i mutui alle imprese». Il Governatore chiede quindi alle banche di «adottare una prudente politica di accantonamenti a fronte di perdite future».

    I fattori che portano alla stagnazione dell’economia italiana. Sulla situazione delle famiglie, che mostrano la corda sul fronte dei consumi, ormai in costante calo e verso i minimi dal 2002, l’aumento dei prezzi ha portato in un anno ad una riduzione del 3% del reddito disponibile e frenerà del 2% i consumi entro l’anno. I salari sono infatti tornati ai livelli di 15 anni fa, ma i costi del lavoro per le imprese italiane sono invece cresciuti del 30%. Ed è un fatto che il divario tra «capacità di spesa dei lavoratori e la capacità competitiva delle imprese riflette la stentata crescita della produttività, la mancata discesa dell’elevata imposizione fiscale e l’effetto dell’inflazione». Per Draghi è questo insieme di fattori che sta «alla base della stagnazione della nostra economia».

    Tassi Bce, primi effetti positivi dalla nuova stretta. Nei giorni successivi al rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, ha detto Draghi, «la tendenza all’aumento delle aspettative di inflazione desunte dai mercati finanziari si è arrestata; sembra avviarsi una loro riduzione». Con questa mossa i banchieri centrali hanno inteso «contribuire a evitare il rischio che i rialzi dei prezzi internazionali dell’energia e dei prodotti alimentari diano avvio a una rincorsa salari-prezzi» e «riportare gradualmente l’inflazione su valori coerenti con la stabilità dei prezzi nel medio termine».

    Evitare gli errori degli Anni 70. Del resto, ha ammonito il numero uno di Palazzo Koch, «occorre evitare di ripetere gli errori di politica economica commessi in risposta ai due choc petroliferi del decennio ’70». Trenta anni fa «in alcuni paesi la politica monetaria inizialmente espansiva destabilizzò le aspettative di inflazione; dovette essere seguita da una forte restrizione; ne conseguirono, anche a causa di diffuse indicizzazioni un’inflazione persistentemente alta, enormi oscillazioni nei tassi di interesse reali, gravi ripercussioni sull’attività economica».

    Alle banche: subito la portabilità dei mutui. Tornando alle banche italiane, «devono attuare prontamente» le regole sulla portabilità dei mutui, ha ribadito il Governatore di Bankitalia. Draghi nel suo intervento all’assemblea dell’Abi ha anche invitato gli istituti a procedere alla sostituzione della commissione di massimo scoperto con «forme trasparenti di remunerazione» commisurate al fido. «Ritengo – ha detto Draghi – che le banche siano ormai pienamente consapevoli della necessità di agire con prontezza ed efficacia su questi due fronti, anche per la salvaguardia della reputazione del sistema».

    Rischi Robin tax per i consumatori. Per quanto riguarda la Robin Hood tax la norma equivale ad un maggior costo della raccolta di quasi dieci punti base per le banche. «È difficile prevedere come quest’onere si ripartirà», ha detto Draghi ribadendo quanto già sottolineato in occasione dell’ultima audizione alla Camera. «In relazione all’evoluzione delle condizioni di mercato – ha affermato – esso potrà ricadere sulle condizioni offerte ai depositanti e prenditori di credito, sui profitti distribuiti o sulle risorse accantonate al patrimonio».

    Anche per questo l’Antitrust è già sceso in campo nei giorni scorsi con “Disposizioni urgenti in materia di vigilanza sul rispetto del divieto di traslazione della maggiorazione d’imposta”. Una risposta puntuale alle disposizioni contenute nel decreto legge dello scorso giugno, con il quale il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha assegnato al regolatore il compito di vigilare sull’applicazione della nuova tassa, «evitando che le imprese possano adottare condotte idonee ad eludere il divieto e a comprometterne la finalità di tutela dei consumatori».

  3. Sandra Riccio ha detto:

    Si fa sempre più dura la vita degli italiani che devono arrivare a fine mese per pagare la rata del mutuo. A complicare la giungla del caro-mutui ci si è messa la Bce, che ieri ha alzato i tassi d’interesse dal 4 al 4,25%.

    Per chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso – oppure lo ha rinegoziato passando dal variabile al fisso – è bene dirlo subito, non cambia nulla: continuerà a pagare ogni mese gli stessi soldi. Il problema è piuttosto per chi si ritrova un mutuo variabile, che invece, dovrà pagare una rata più salata, che viene calcolata sulla base dell’andamento del tasso interbancario denominato in euro, l’Euribor a tre mesi e che si muove in anticipo per riflettere le decisioni future dei banchieri.

    L’Euribor era già salito un mese fa quando il presidente della banca centrale, Jean-Claude Trichet, aveva chiaramente lasciato intendere che avrebbe alzato il costo del denaro nella riunione di inizio luglio. E quindi l’effetto della stretta monetaria di ieri è stato più limitato visto che in parte era già scontato dal mercato. Ma un effetto, comunque, non da poco c’è stato; proprio ieri l’Euribor a tre mesi è schizzato al 4,97% il valore più alto degli ultimi 10 anni. Tradotto in soldoni, la mossa di Trichet ha provocato un aumento di 6 euro (da 700 a 706 euro) sulla rata mensile di un prestito ventennale da 100mila euro acceso nel settembre 2005, vale a dire alla vigilia dell’ondata di aumenti del costo del denaro decisa da Francoforte. Il conto diventa ben più salato se si guarda ai tanti aumenti che si sono succeduti nel corso degli ultimi anni.

    L’Adusbef, una delle associazioni dei consumatori, ha stimato sulla base della media dell’Euribor un incremento di duemila euro in tre anni per circa tre milioni di famiglie italiane che hanno contratto un mutuo a tasso variabile da 100mila euro. Ma se per i mutui da 100 mila euro gli aumenti varieranno tra i 1.588 euro (per i decennali) ai 2 mila l’anno (per i trentennali), la stangata è ovviamente molto più dura per chi si è fatto prestare 200 mila. In questo caso si parla, infatti, di un aggravio minimo (per i decennali) di 3.177 euro l’anno, fino ad arrivare, per i trentennali, a un più 3.950 euro.

    Anche l’accordo tra governo e Abi sulla rinegoziazione dei mutui non è la panacea di tutti i mali, secondo la Cgil. Il sindacato ha calcolato che la rinegoziazione Abi-governo può costare ben oltre 7 mila euro in più a una famiglia che ha acceso un mutuo ventennale nel 2003 di 100 mila euro. Molti esperti consigliano alle famiglie che fanno fatica a pagare la rata di cercare soluzioni più vantaggiose sul mercato o di provare a rinegoziare le condizioni con la propria banca. «In generale – spiega Roberto Anedda, direttore marketing del sito MutuiOnline – nel primo semestre del 2008, la percentuale di rinegoziazioni erogate è salita del 23% dal 15% del 2007 e potrebbe salire fino al 30% entro fine anno. Per il futuro se i tassi resteranno stabili chi ha sottoscritto un mutuo variabile non avrà problemi, ma se il petrolio proseguirà la sua corsa, la Bce sarà costretta a intervenire per fermare l’inflazione. In questo brutto scenario una seppur magra, consolazione arriva dal conto corrente: ai livelli attuali i conti correnti remunerati pagheranno qualcosina in più ai risparmiatori. Per esempio Iw Bank (gruppo Ubi Banca) ha alzato oggi la remunerazione del suo Iw Power Deposito che passa dal 4% al 4,25%.

  4. redazione Corriere ha detto:

    Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha aumentato i tassi di interesse dell’euro di 25 punti base portandoli così al 4,25%. Il tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento sale al 5,25% e quello sui depositi presso l’istituto al 3,25%. La decisione, preannunciata il mese scorso dalla Bce, era ampiamente attesa dai mercati, tanto più che l’ultimo rialzo dell’istituto centrale di Francoforte risaliva a oltre un anno fa (6 giugno 2007). La Banca centrale della Svezia prima della Bce aveva portato i tassi della corona svedese al 4,50%, massimo degli ultimi dodici anni. Dopo la decisione della Bce, anche la Banca centrale della Danimarca ha aumentato dello 0,2% il tasso d’interesse della corona danese portandolo al 4,60%.

    TRICHET: «RESTANO RISCHI AL RIALZO PER L’INFLAZIONE» – «La decisione è stata presa per prevenire effetti di “second-round” sui prezzi, perché restano rischi al rialzo per l’inflazione nel medio periodo». Lo ha detto il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, nel corso della conferenza stampa a commento della decisione odierna di rialzare i tassi dello 0,25%, sottolineando che «i prezzi al consumo rimarranno alti per un periodo più lungo di quanto previsto». «Non ci siamo impegnati in modo preventivo sulle future mosse sui tassi». ha poi aghgiunto il presidente della Bce, rispondendo a chi gli chiedeva di fare luce sulle prossime mosse dell’Eurotower sui tassi di interesse. «Rimaniamo fermi sul nostro mandato, la Bce fa quello che è necessario per ottenere la stabilità dei prezzi». L’inflazione, ripete, «rimane la principale preoccupazione, dei cittadini di Eurolandia, da qui la decisione odierna» che, sottolinea, «è stata presa all’unanimità». E infine una stoccata: «Chi lascia galoppare i prezzi uccide Pil e lavoro»

    BORSA E PETROLIO – A pesare sui listini non c’era solo il previsto aumento dei tassi, ma anche i record del petrolio: il Brent ha raggiunto infatti i 146,34 dollari, per poi ripiegare leggermene sotto quota 146, e il Wti ha toccato i 145,44 dollari. A Milano l’indice Mibtel a fine mattinata perde circa l’uno per cento, in sintonia con quanto avviene su tutte le piazze europee dopo le flessioni di Wall Street e delle Borse asiatiche. La discesa colpisce tutti i principali valori, con particolare riferimento sui titoli energetici, tecnologici e industriali. Le poche eccezioni riguardano alcuni bancari e Impregilo, con quest’ultima che beneficia dell’annullamento del sequestro preventivo nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti in Campania.

    EURO – In attesa del rialzo dei tassi, l’euro si era portato a 1,5902 sul dollaro, il livello più alto dal 24 aprile scorso, poi calando sotto quota 1,59. Il 22 aprile la moneta unica europea aveva toccato il record a 1,6019 dollari.

    MUTUI – Il rialzo dello 0,25% sul un mutuo di 100 mila euro equivale a un aggravio di 168 euro all’anno. Lo rende noto l’associazione di consumatori Adusbef:, secondo la quale nelle tasche di circa 3 milioni di famiglie italiane alle prese con il mutuo sono usciti circa 2 mila euro in tre anni. Se per i mutui da 100 mila euro gli aumenti varieranno tra i 1.588 euro (per i decennali) ai 2 mila l’anno (per i trentennali), ben maggiore sarà la stangata per quelli da 200 mila euro. Si parla, infatti, di un aggravio minimo (per i decennali) di 3.177 euro l’anno, fino ad arrivare per i trentennali a +3.950. Dal 2,25% nel 2005, infatti, i tassi sono ora giunti al 4,25%, esattamente 2 punti percentuali in più. La scelta di adoperare tassi variabili al posto dei fissi che nel 2005 si attestavano sul 3,5%, rende impossibile, per molte famiglie, sostenere le rate dei mutui. Con il risultato che in Italia c’è un +27% sulla media dei pignoramenti delle abitazioni acquistate.« Le banche – sostiene l’Adusbef – hanno attirato nella loro trappola molte famiglie che con le rate fisse, rapportate ai parametri del reddito, non sarebbero mai riusciti a comprarsi una casa. Proponendo tassi variabili, inizialmente minori, hanno dato consigli cattivi e interessati».

  5. redazione La Repubblica ha detto:

    La Bce ha rialzato i tassi di un quarto di punto portando il tasso di rifinanziamento pronti contro termine al 4,25%, il massimo da quasi sei anni. Analogamente ha rialzato al 3,25% e al 5,25% anche il tasso sui depositi e il tasso marginale. Si tratta del primo rialzo dal giugno del 2007.

    A questo punto il divario fra il costo del denaro in Eurolandia (misurato dal tasso principale) e quello negli Stati Uniti è pari a 2,25 punti percentuali. Il 25 giugno scorso la Federal Reserve ha lasciato il tasso sui Fed Fund fermo al 2%.

    La decisione della Bce era ampiamente attesa e già scontata dai mercati. Si tratta di una risposta al caro vita dell’area dell’euro, che a giugno ha accusato una nuova accelerazione raggiungendo il 4%, e alla corsa del petrolio, che proprio stamattina ha sfondato la soglia dei 146 dollari. “L’obiettivo primario – ha sottolineato il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet – è la stabilità dei prezzi”, in un momento in cui “i rischi di inflazione nel medio termine sono al rialzo” soprattutto per quanto riguarda energia e alimentari. “L’inflazione è preoccupante”, ha proseguito, e potrebbe rimanere alta per un periodo “più prolungato di quanto avevamo inizialmente pensato”.

    Non va inoltre dimenticato che dopo l’ultimo rialzo dei tassi da parte dell’Eurotower l’ondata di insolvenze sui mutui subprime Usa ha innescato una gigantesca crisi finanziaria globale, tuttora in corso, che ha sconvolto i piani di tutte le banche centrali. In questo scenario già il mese scorso il presidente della Bce Jean-Claude Trichet aveva esplicitamente avvertito della possibilità di un rialzo dei tassi, cogliendo allora di sorpresa gli operatori.

    Restano invece tutte da chiarire le intenzioni della Banca centrale europea per i mesi futuri. Fino a pochi giorni fa lo stesso Trichet e diversi esponenti della Bce avevano precisato che questa singola mossa non preludeva all’avvio di una vera e propria manovra restrittiva, fatta di rialzi in serie. “L’economia dell’Unione – ha detto ancora il numero uno della Banca europea – è solida, i fondamentali sono buoni, ma restano le attese di una frenata”.

    Quanto al futuro, secondo Trichet nulla è ancora deciso e non esiste un piano d’intervento della banca centrale da qui ai prossimi mesi. “Non ci siamo impegnati in modo preventivo sulle future mosse sui tassi”, ha chiarito, aggiungendo comunque che Francoforte non ha intenzione di intervenire con mosse a sorpresa. La Bce, ha sottolineato, “continuerà a comunicare con chiarezza ai mercati e agli osservatori le sue valutazioni in materia di tassi così da permettere a tutti di capire quello che stiamo facendo”.

  6. Trichet ha detto:

    L’aumento dei tassi di interesse nella zona euro al 4,25% deciso giovedì 3 luglio dalla Bce ha l’obiettivo di controbilanciare i rischi di aumento dei prezzi e dunque garantirne la stabilità: lo ha affermato il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, nella conferenza stampa seguita alla riunione del consiglio direttivo di questa mattina a Francoforte. Trichet ha rilevato il rallentamento della crescita economica ma ha puntualizzato che «i fondamentali restano solidi». L’inflazione resterà «elevata più a lungo del previsto – ha aggiunto Trichet – ma ne seguiremo sviluppi con molta attenzione».

    La lezione che le Banche centrali hanno imparato dal precedente shock petrolifero, quello degli anni 70 «è che coloro che lasciano andare l’inflazione al galoppo, rischiano effetti di secondo livello» su prezzi e salari dai rincari esterni. In questo modo si potrebbe aprire la strada «a un lungo periodo inflazione elevata, bassa crescita economica, o addirittura stagnazione, a un periodo di calo dell’occupazione».La decisione della Bce di aumentare i tassi di un quarto di punto al 4,25% è stata «unanime» ha precisato Trichet, nel corso della conferenza stampa al termine della riunione del direttivo.

    In prospettiva «non ci siamo impegnati in modo preventivo sulle future mosse sui tassi». ha detto ancora il presidente della Banca centrale europea, rispondendo a chi gli chiedeva di fare luce sulle prossime mosse dell’Eurotower sui tassi di interesse. «Non è importante» che la Bce non abbia parlato di un elevato stato di allerta come aveva fatto a inizio giugno, preannunciando l’attuale stretta. Il Consiglio direttivo «continuerà a comunicare con chiarezza ai mercati e agli osservatori le sue valutazioni in materia di tassi così da permettere a tutti di capire quello che stiamo facendo: comunicheremo in un modo che sarà del tutto chiaro ai mercati», ha aggiunto. La Bce è un’intituzione «indipendente» e non ha «bisogno di consigli esterni». Così ha ribadito il suo presidente a chi gli chiedeva un commento sulle pressioni esterne perchè mantenesse invariati i tassi di interesse.

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