Il colpo gobbo del mortadella: "Intercettatemi pure … " – il nano spiazzato dalla mossa!

L'uppercut di Prodi giunge il giorno della pubblicazione da parte del settimanale Panorama di alcune sue intercettazioni con i pm sul caso Italtel e che l'ex premier ha definito «irrilevanti». In mattinata era intervenuto sulla vicenda il premier Silvio Berlusconi che, oltre ad esprimere «solidarietà», all'ex nemico aveva dichiarato che «

shtml">la pubblicazione di intercettazioni telefoniche riguardanti Romano Prodi (articolo da visualizzare in una finestra di navigazione anonima del browser) non è che l'ennesima ripetizione di un copione già visto». Il Parlamento- secondo il premier- «deve quindi sollecitamente intervenire per evitare il perpetuarsi di tali abusi che tanto profondamente incidono sulla vita dei cittadini e sulle libertà fondamentali».

A quel punto è giunta la mossa di Prodi che in qualche modo spiazza il Berlusconi . « Da parte mia - dice l’ex Premier - non ho alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche. Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l'inconsistenza dei fatti a me attribuiti dal settimanale Panorama - ha detto Prodi, subito dopo l'intervento del premier - non vorrei che l'artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo o la tentazione di dare vita, nel tempo più breve possibile ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che in molti casi si è dimostrato indispensabile per portare in luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie».

29 Agosto 2008 · Patrizio Oliva


Commenti e domande

Per porre una domanda sul tema trattato nell'articolo (o commentarlo) utilizza il form che trovi più in basso.

10 risposte a “Il colpo gobbo del mortadella: "Intercettatemi pure … " – il nano spiazzato dalla mossa!”

  1. Giuseppe D'Avanzo ha detto:

    L’ultimo trucco del mago di Arcore

    LA CLASSE non è acqua. Prodi dimostra di averne. Uno degli house organ del Cavaliere lo mette in mezzo. Scopre che è stato intercettato in un’inchiesta giudiziaria. Pubblica stralci delle sue conversazioni. È una buona occasione per rilanciare il “giro di vite” per le intercettazioni, già al primo posto dell’agenda del governo per l’autunno. Farle? Come disporle e per quali reati? Per tutti o soltanto per alcuni? Pubblicarle, e come e quando?

    Senza troppo fantasia o sorpresa, si affaccia al proscenio prontamente – toh! – il Cavaliere ancora in vacanza (come non pensare che la minestrina se la siano cucinata in famiglia?). Esprime una solidarietà tartufesca al suo predecessore e chiede alParlamento di approvare con sollecitudine il disegno di legge che, regolando l’uso delle intercettazioni, imbriglia il lavoro dei magistrati e ammutolisce l’informazione vietandone di fatto le cronache, a prezzo del carcere per gli scriba e punizioni pecunarie per gli editori.

    È l’ennesimo trucco del mago di Arcore. Al terzo round governativo, ha deciso di esercitare il suo potere secondo una tecnica che gli impone di creare – volontariamente e in modo artefatto – una necessità dopo l’altra, giorno dopo giorno, quale che siano le priorità più autentiche del Paese. Abitualmente i trucchi del mago di Arcore sono di cattiva qualità. Tutti vedono il passo storto, ma sono efficaci perché ipnotici. Per lo meno, per chi all’opposizione ci casca per non smarrire l’onda mediatica, che immagina essere l’unico canale per essere in sintonia con il Paese reale, condividendo così l’agenda del governo e l’offerta di un immaginario “dialogo istituzionale”.

    Questa volta, però, c’è Prodi di mezzo. Come il bambino di Andersen, dice quel che vede. E quel che vede è il sovrano nudo. Quel che scorge è un giochetto maldestro e molesto. Avverte che si vuole soltanto creare artificiosamente un “caso politico” per accelerare una soluzione legislativa che egli non condivide: “Le intercettazioni sono utili”, dice. È tranquillo, certo di non avere nulla da temere dall’accertamento penale. Invita, chi vuole, a pubblicare integralmente le sue conversazioni, sicuro di non doversi vergognare delle sue parole. Con il che, l’ultimo tentativo di Berlusconi di creare uno stato di necessità, che imponga l’annichilimento delle intercettazioni e delle cronache, s’affloscia come un soufflé malfatto e svela i suoi ingredienti.

    Da quando il Cavaliere è al governo è il terzo affondo. Si comincia nei primi giorni di giugno. Una nota di Palazzo Chigi annuncia che il governo ha approvato un decreto con immediata forza di legge che vieta le intercettazioni, se si esclude terrorismo e mafia, praticamente per tutti i reati (anche quelli per corruzione) e dispone il carcere per chi le pubblica. “È un provvedimento atteso da tutti i cittadini” giura Berlusconi. Deve intervenire addirittura il Quirinale per ricordare che il capo dello Stato ha già fatto sapere al governo che non intende riconoscere né l’urgenza né la necessità di un decreto legge. Palazzo Chigi impiega due ore per correggersi.

    È “un refuso”: presentiamo un disegno di legge, non un decreto. La rettifica arriva dopo che anche la Lega ha fatto la voce grossa (vuole che le intercettazioni siano consentite anche per i reati contro la pubblica amministrazione).

    Il mago di Arcore ci riprova in luglio. Per giorni il Paese è inchiodato a un dilemma: che cosa dice Berlusconi nelle conversazioni privatissime registrate dalla procura di Napoli? Le sue parole sono davvero così inappropriate da costringerlo alle dimissioni? È vero che, in un’intercettazione, spiega a Fedele Confalonieri le ragioni postribolari dell’ingresso di qualche ministra nel governo? Quelle conversazioni semplicemente non esistono. Non sono mai esistite in un fascicolo giudiziario. L’avvocato del Cavaliere – Nicolò Ghedini, ministro di Giustizia di fatto – lo sa.

    Sa che a Napoli e a Milano sono stati raccolti dei colloqui privati del Cavaliere (niente a proposito di ministre) e sa che, irrilevanti dal punto di vista penale, sono stati o saranno distrutti. Ghedini si guarda bene dal dirlo. Non aiuterebbe la performance dell’illusionista che, con notizie farlocche affidate ai famigli, veleni insufflati nelle redazioni, deve rappresentare la necessità di un urgente “giro di vite”.
    Mi spiano illegalmente, geme Berlusconi. Vogliono ricattarmi con intercettazioni private, abusivamente consegnate alle redazioni, protesta. Minaccia incursioni televisive e requisitorie parlamentari.

    La pantomima, che si è affatturato con la complicità del suo avvocato-consigliere, lo autorizza a chiedere subito alle Camere genuflesse l’approvazione della nuova legge. Si sente finalmente abilitato a pretendere dal capo dello Stato di riconoscere l’urgenza costituzionale di un decreto legge. Il sette luglio è a un passo dall’imporre al Consiglio dei ministri un provvedimento che vieta, pena la galera per il giornalista e la disgrazia dell’editore, la pubblicazione delle intercettazioni. Si ferma, lo fermano (troppo presto per dare battaglia a Napolitano).

    Ci riprova ora combinando dal nulla un “caso Prodi” alla vigilia del suo rientro a Roma, tanto per spiegare ai suoi che cosa gli interessa che facciano in Parlamento nelle prossime settimane.

    I suoi dimostrano di aver capito al volo. Il presidente del Senato Renato Schifani (chi lo sa con quale titolo istituzionale) chiede che le Camere approvino subito la riduzione al silenzio della stampa (gli appare addirittura una mossa “indifferibile”) rinviando alla discussione della riforma della giustizia “l’individuazione delle tipologie di reato per le quali poter utilizzare quel metodo di indagine”.

    Difficile avere dubbi (chi ne aveva?): Berlusconi pretende che la sua legittimità a governare sia libera dall’impaccio della legalità; intende legale con un “soltanto formale” e legittimo come il suo opposto. Vuole tagliar corto con le dispute togate e avvocatesche di uno Stato giurisdizionale e le lunghe, faticose discussioni dello Stato parlamentare. Ridotte già le Camere a una sorta di “servizio al governo”, era così scritto che il Cavaliere si dovesse occupare al più presto di magistratura e informazione, i due ordini che, nell’equilibrio di checks and balances, sono le istituzioni di controllo dei poteri e, nell’interpretazione della legittimità di Berlusconi, soltanto pericolosi ostacoli che impediscono al sovrano di governare perché sorvegliano le sue decisioni.

    Quella vigilanza è un impedimento che crea uno status necessitatis, che gli impone di andare avanti per decreti con forza di legge o per leggi approvate in pochi giorni creando ad hoc il “clima giusto”. È quel che è accaduto con il fasullo “caso Prodi” e quel accadrà in un autunno, freddissimo per la Costituzione.

  2. Liana Milella ha detto:

    La nuova offensiva del Cavaliere: “Ascolti vietati per corruzione”

    Era ancora luglio. Un tavolo riservato a casa di Berlusconi per discutere di giustizia e di intercettazioni. Lui, il Cavaliere, scatenato, continuava a ripetere: “Dovete darmi retta. Questo disegno di legge va cambiato. In consiglio dei ministri mi avete forzato la mano. Ma io non sono per niente soddisfatto. Avete voluto a tutti i costi prevedere una lista ampia di reati. Così non va bene. I magistrati continueranno a massacrarci. Finiremo sempre sui giornali. Dobbiamo limitare la possibilità di ascoltare le telefonate solo ai delitti gravi, la mafia e il terrorismo. E basta. Perché…”.

    D’improvviso, fatto non proprio usuale quando parla il Cavaliere, lo interrompe Bobo Maroni: “Silvio, scusami. Ma hai per caso qualche altro problema che ti assilla?”. Angoscia giudiziaria, ovviamente, ma il fair play impone di non chiamare le cose col loro nome. Il premier si fa una risata e replica: “Problemi? Io? Altre inchieste? Proprio no. Che io sappia non ne ho. Ma è il sistema che fa schifo. Ieri è toccato a me, domani toccherà a un altro. Qui non si salva nessuno. Prima o poi finiamo tutti sulla graticola, sputtanati sui e dai giornali. Per questo, e non finirò mai di ripetervelo, i reati sulla pubblica amministrazione non devono essere più ascoltati dai giudici. Capito?”.

    Ma la Lega di Maroni e An con Giulia Borgiorno non si sono spostate di un centimetro. “La corruzione è intercettabile, e tale deve restare” disse allora, e ripete ancora oggi, la delegata di Fini al tavolo della giustizia. Il Carroccio era ed è altrettanto irremovibile.
    Sicché Berlusconi, quando l’altra sera gli hanno messo sul tavolo l’anteprima della copertina di Panorama col servizio su Prodi, ha avuto buon gioco ad esplodere: “Eccoci qua. È disgustoso. Ieri ero io la vittima, adesso è lui. Qui non si salva nessuno. Questi comportamenti non sono più tollerabili. Bisogna approvare la legge il più presto possibile. E bisogna stringere sulla lista dei reati”.

    Ha chiamato Niccolò Ghedini, il suo avvocato e consigliere giuridico. Con lui s’è lamentato con forza per “quella legge troppo morbida” che però Ghedini difende. “Berlusconi ha dato delle indicazioni, il ministro della Giustizia Alfano ha presentato un testo, ne abbiamo discusso, il consiglio dei ministri l’ha approvata, il premier stesso l’ha firmata, ora è in Parlamento.

    Non ci sono accelerazioni particolari da imporre, il testo farà il suo iter, che non sarà certo breve, ma alla fine sarà approvato”. E l’opposizione che oggi accusa Berlusconi di aver provocato e quasi ordinato lo scoop di Panorama per poi sfruttarlo politicamente e imporre il voto su una legge che in realtà serve soprattutto lui? Ghedini esplode in un mezzo moccolo: “Abbiamo una maggioranza fortissima. La legge ce la possiamo votare da soli. Che ce ne importa di Prodi? La verità è che Berlusconi ha scritto esattamente quello che provava. Fastidio, esasperazione, condanna per pubblicazioni inaccettabili”.

    Silvio sincero? Silvio autentico? Silvio che arriva a contrirsi per l’ex premier e l’ex avversario? Ghedini giura che è proprio così: “Berlusconi non sapeva nulla del servizio del settimanale. Se ne fossimo stati informati avremmo tentato di dire che stavano per fare una cosa pazzesca, anche perché si tratta di un comportamento penalmente rilevante”. Avreste censurato Panorama? “Berlusconi non lo fa mai. E non lo avrebbe fatto nemmeno in questo caso. Ma la sua reazione è stata di indignazione profonda”.

    Quella che ieri mattina, a ridosso dell’incontro con Napolitano che lodava i risultati bipartisan sulla Georgia ottenuti dopo il confronto Frattini-Fassino, gli ha fatto dettare alle agenzie una nota decisamente a favore di Prodi.

    Ma alla versione di Ghedini s’oppone quella del Pd e di Di Pietro. Solidarietà “pelosa”. Come sospetta Marco Minniti, solo “una manovra architettata”. Che serve a Berlusconi come pezza d’appoggio per giustificare non solo la stretta sulle intercettazioni, ma più in generale quella contro i giudici. Ma un fatto è certo. Nell’incontro tra il premier e il Guardasigilli Alfano a palazzo Grazioli, appena due giorni fa, il capo del governo ha detto al suo ministro: “E poi, Angelino, mi raccomando le intercettazioni. Segui la legge a ogni passo. E dammi retta. Limate quella lista dei reati”.

    Via la corruzione, la concussione, gli abusi. È l’unica preoccupazione del Cavaliere. Non il carcere per i giornalisti, ché quello vuole eliminarlo. Non la durata degli ascolti, ché non lo preoccupa. Ma la “lista”. È quello il vero problema su cui vorrebbe che almeno i benpensanti della sinistra stessero dalla sua parte.

  3. manuel ha detto:

    La pubblicazione delle telefonate di Prodi su Panorama e la solidarietà mostrata da Berlusconi verso l’ex premier, subito rifiutata, riaccendono il dibattito sul tema scottante delle intercettazioni.

    Le reazioni dell’opposizione. Il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni attacca la presa di posizione della maggioranza: “Dal premier arriva solo una falsa solidarietà”. Per il senatore del Pd ed ex procuratore capo di Milano Gerardo D’Ambrosio: ”le intercettazioni su Prodi sono state pubblicate per indurre l’opposizione ad accettare l’inaccettabile. La limitazione del campo di applicazione delle intercettazioni farebbe rinunciare alla maggior parte delle indagini sulla corruzione”. “La solidarietà di Berlusconi a Prodi è una solidarietà pelosa”, come l’ha definita Fabio Mussi, ex ministro dell’Università e della Ricerca nel governo di centrosinistra. “La pubblicazione delle telefonate – ha detto Piero Fassino, ministro degli Esteri ombra – è solo un vergognoso attacco”.

    Il sostegno della maggioranza. Un totale appoggio alle parole di Berlusconi arriva dalla maggioranza. Per il presidente del Senato Renato Schifani: “Il Parlamento deve assumersi la responsabilità di intervenire al più presto. Serve un provvedimento legislativo che consenta la corretta pubblicazione di quelle sole intercettazioni di rilevanza penale ad inchiesta conclusa”. Stessa posizione anche per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL: “Bisogna varare una legge che blocchi realmente questo gioco al massacro”. “Basta gogne mediatiche senza garanzie verso chi riveste cariche pubbliche”, dichiara il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi. “Bisogna intervenire con la forza della legge” anche per il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno: “Urge una riforma”.

    Il ddl. Nel giugno scorso, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge sulle intercettazioni che prevede l’autorizzazione solo per i reati superiori a 10 anni di detenzione con l’unica deroga per i reati contro la pubblica amministrazione. Ma non basta. Berlusconi chiede che il Parlamento intervenga e subito. A Prodi però non va “una legge che limiti i poteri di indagine attribuiti ai magistrati”.

  4. walter veltroni ha detto:

    Dal premier solo falsa solidarietà

  5. simone de fraja ha detto:

    Panorama pubblica le telefonate di Prodi; Berlusconi si dichiara solidale con l’ex premier chiedendo leggi per evitare “abusi che incidono sulle libertà fondamentali”, ma il Professore si smarca e replica secco, evidenziando il rischio che si voglia creare un caso per “limitare i poteri di indagine attribuiti ai magistrati”.

    Il caso Siemens. Il caso è scoppiato con la pubblicazione su Panorama delle telefonate di Alessandro Ovi, collaboratore da sempre di Prodi, intercettato dai magistrati di Bolzano che indagano sulla presunta tangente pagata dalla Siemens per ottenere l’acquisto dell’Italtel.

    Ascoltando le telefonate del dirigente nel’ex azienda di Stato, i pm di Bolzano sono incappati in una serie di conversazioni in cui Ovi appare come un tramite per “raggiungere” l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi.

    In quelle telefonate, Prodi viene intercettato a parlare con Ovi mentre i due studiano il modo di aiutare il nipote Luca dell’allora premier, giovane azionista di minoranza di una società, per uscire da una empasse gestionale con altri soci. Ovi viene pure intercettato per “sbloccare finanziamenti pubblici richiesti dal consuocero di Prodi, Pier Maria Fornasari”, primario dell’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna.

    Le telefonate raccolte dalla procura di Bolzano sono state trasmesse alla procura di Roma che ha aperto un fascicolo privo di ipotesi di reato e di indagati.

    La solidarietà di Berlusconi. Il premier parla in mattinata, e sono parole di solidarietà ma anche di annuncio delle prossime mosse sulla giustizia: “La pubblicazione di telefonate che riguardano Romano Prodi, a cui va la mia assoluta solidarietà non è che l’ennesima ripetizione di un copione già visto. E’ grave che ciò accada – dice Berlusconi – e il Parlamento deve sollecitamente intervenire per evitare il perpetuarsi di tali abusi che tanto profondamente incidono sulla vita dei cittadini e sulle libertà fondamentali”.

    La replica del Professore. L’ex premier, che già aveva definito irrilevante il contenuto delle telefonate intercettate, risponde a stretto giro all’attuale inqulino di Palazzo Chigi. E si smarca nettamente dalla solidarietà del suo rivale. “Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l’inconsistenza dei fatti a me attribuiti da Panorama – non vorrei che l’artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo o la tentazione di dare vita, nel tempo più breve possibile ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che in molti casi si è dimostrato indispensabile per portare in luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie”. “Da parte mia – conclude – non ho alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche”.

    La legge sulle intercettazioni. Nel giugno scorso, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge sulle intercettazioni che prevede l’autorizzazione solo per i reati superiori a 10 anni di detenzione con l’unica deroga alla soglia di intercettabilità per i reati contro la pubblica amministrazione.

  6. karalis ha detto:

    Sarà che si tratta di Prodi intercettato e nessuno grida alla scandalo. Berlusconi per essere intercettato e per aver segnalato qualcuno va sotto processo. Le segnalazioni non le ha fatte pure Prodi?
    Commento di argus | Venerdì, 29 Agosto 2008 |

    Anche i fans del nano mistificatori, bugiardi e spregiudicati come il loro capo.

    Berlusconi doveva andare sotto processo per il caso MILLS, ovvero per corruzione di testimone. E si è fatta una legge ad hoc.

    Non per aver segnalato quattro sgualdrinelle al suo sodale Saccà..

    Cerchiamo di non mistificare, almeno in questo blog!

  7. Manolo Palmas ha detto:

    che fregatura per il povero Berlusconi, pensava di cogliere la palla al balzo per accellerare una legge sulle intercetazioni!!!!
    I panni sporchi si lavano in casa, ma quelli dei politici si devono lavare in pubblico!

  8. argus ha detto:

    ara che si tratta di prodi intercettato,nessuno grida alla scandalo berlusconi per essere intercettato e per aver segnalato qualcuno và sotto processo ,le segnalazioni non le ha fatte pure prodi? la magistratura nulla per berlusconi è diverso

  9. marco spezzali ha detto:

    Hai capito il mortadella. Grandissimo!!!!!!

  10. SAVERIO ha detto:

    W Prodi! in risposta a quella che era una palese, evidentissma e squallida manovra politica, che ha tentato come sempre di far di tutta l’erba un fascio, di Panorama (CON TANTO DI SOLIDARIETA’ -!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- DEL PADRONE DELLO STESSO GIORNALE, PERCHE’ ALLO SQUALLORE NON C’E’ MAI FINE), ha dimostrato come si comporta un vero galantuomo: NON HA NULLA DA NASCONDERE E PUBBLICHINO PURE LE INTERCETTAZIONI CHE LO RIGUARDANO! UOMO VERO CON I CO…NI…GRANDEEEEEEEEEEEEE| E non voterà la sudicia norma berlusconiana sulle intercettazioni, che serve solo a garantire i peggiori delinquenti! Ancora, GRANDISSIMO PRODI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Se il post è stato interessante, condividilo con il tuo account Facebook

condividi su FB

    

Seguici su Facebook

seguici accedendo alla pagina Facebook di indebitati.it

Seguici iscrivendoti alla newsletter

iscriviti alla newsletter del sito indebitati.it




Fai in modo che lo staff possa continuare ad offrire consulenze gratuite. Dona!