Una guida di sopravvivenza per il debitore assediato

Una guida di sopravvivenza per debitori assediati da società di recupero crediti

Non vorrei essere frainteso, dando la sensazione di voler asserire che le società di recupero credito operino in contesti fuori legge. Ma, anche se può sembrare un paradosso, è assolutamente certo che una delle armi di difesa più efficaci nelle mani del debitore perseguitato  consiste proprio nella scrupolosa e attenta istanza di applicazione delle leggi vigenti.

Questo perchè, di solito, non viene data, nelle operazioni di cessione dei crediti, la giusta importanza alle carte.

Carte non classificate che, in scatoloni abbandonati e in archivi improvvisati, trovano la loro ingloriosa fine. Nella convinzione (sbagliata)  da parte di molte società di recupero che, per esigere un credito, basti solo scrivere una lettera, o affermare telefonicamente, di averne la piena titolarità.

Le comunicazioni di trasferimento del credito

L'obbligo di informativa dell'avvenuto trasferimento del credito, per dare modo al debitore di comprendere a quale soggetto deve corrisponderlo, va assolto dalla società  cessionaria (quella che ha acquisito il credito) con riguardo ad ogni debitore, "alla prima occasione utile" che coincide con la prima comunicazione che la cessionaria - o chi agisce su suo mandato - invia al debitore.

Spesso il credito viene ceduto più volte.  Nella filiera delle cessioni, tutte le comunicazioni devono essere state inviate al debitore con raccomandata AR.  Se ne manca solo una, il debitore non è in grado di ricostruire la catena e quindi non può stabilire qual è la società cessionaria che è legittimata a ricevere l'adempimento della sua originaria obbligazione. Non è un dettaglio questo.

L'ultima società cessionaria deve dunque farsi carico di dimostrare al debitore di essere legittimata a riscuotere il credito, fornendogli copia (preferibilmente conforme all'originale) delle lettere di cessione precedenti (che devono costituire, è bene ricordarlo, parte integrante del fascicolo del debitore acquisito).

Pertanto, il debitore deve sempre richiedere, tramite comunicazione A/R, che la società cessionaria fornisca gli attestati della titolarità del credito vantato.

In mancanza di tali adempimenti, formalmente richiesti dal debitore alla società cessionaria, nessun giudice  emetterà un decreto ingiuntivo nei confronti del debitore.

Il debitore è, per contro, motivato a non adempiere alle proprie obbligazioni fin quando non viene posto in condizione di riconoscere, con il supporto di documentazione "legale", chi è il legittimo titolare del credito dopo le intervenute cessioni.

In conclusione, l'ultima società cessionaria deve fornire al debitore copia conforme delle precedenti lettere di cessione del credito. Questo non costituisce assolutamente un problema per la quasi totalità delle società di recupero crediti che sempre (o quasi) provvedono al trasferimento non solo del credito ma anche, come previsto dalla legge, di tutta la documentazione che certifica  l'esistenza del credito stesso.

Estratto conto cronologico

Parlando in termini strettamente giuridici gli interessi sono una particolare obbligazione accessoria di tipo pecuniario che si aggiunge ad una obbligazione detta invece principale.

Quando una società o un istituto di credito erogano un finanziamento, la somma che deve essere restituita al termine del periodo concordato è l'obbligazione pecuniaria principale mentre le somme che contrattualmente devono essere corrisposte come ‘costo' del prestito effettuato, e cioè gli interessi, costituiscono l'obbligazione pecuniaria accessoria.

Gli interessi si dividono essenzialmente nelle seguenti tipologie:

  1. Interessi Legali  -  il tasso di interesse legale è fissato dal legislatore, ovvero il Ministro del Tesoro, con decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale;
  2. Interessi Convenzionali -  Il tasso di interesse convenzionale viene fissato contrattualmente dalle parti. La determinazione del tasso, se superiore a quello legale, deve essere stabilita per iscritto; in caso contrario gli interessi sono dovuti nella misura fissata dalla legge (articolo 1284 del codice civile, terzo comma).
  3. Interessi Moratori  - Sono interessi dovuti dal debitore in ritardo nel pagamento del proprio debito (debitore in mora). Costituiscono una sorta di risarcimento del danno causato dal ritardato pagamento e pertanto devono essere corrisposti anche se non previsti contrattualmente. Se, prima della messa in mora, erano dovuti interessi ad un tasso convenzionale gli interessi moratori devono essere calcolati nella stessa misura.

E' evidente che l'importo che il debitore deve corrispondere all'ultima  società cessionaria, per la intervenuta applicazione di interessi legali, eventualmente convenzionali (se previsti dal contratto), e moratori si discosta, di solito, sensibilmente da quello che era il debito originario.

Il debitore deve essere messo allora  nella condizione di verificare che nella formazione dell'importo richiesto a saldo del credito vantato,  le società cessionarie intervenute nel tempo abbiano applicato gli interessi in maniera corretta. Ciò è possibile solo nel momento in cui la società cessionaria fornisce un estratto cronologico di conto (come quello bancario per intenderci)  dal quale sia possibile evincere gli interessi legali, convenzionali e moratori ed i montanti a cui  i tassi sono stati applicati nel tempo.

Una eventuale perizia di parte (alcune società, come la VINX, svolgono questo tipo di servizio) accerterà, analizzando l'estratto conto cronologico, che:

  • non siano stati implementati meccanismi di anatocismo (gli interessi su interessi vietati per legge);
  • gli interessi moratori applicati non abbiano superato la fatidica soglia dei tassi usurari fissata dalla Banca di Italia in ciascun periodo di competenza (aspetto di rilevanza penale );
  • non siano rilevabili errori materiali di calcolo (come a tutti, per carità, può accadere).

Le comunicazioni di messa in mora del debitore

Nella filiera della cessione dei crediti le comunicazioni di messa in mora del debitore svolgono una duplice funzione:

  1. interruzione dei termini di prescrizione della esigibilità del credito;
  2. determinazione delle decorrenze da cui possono essere applicati gli interessi moratori.

Per questo motivo, dovrebbe essere  chiaro come solo la presa visione della comunicazione di messa in mora effettuata da ciascuna  cessionaria (beninteso, con allegata ricevuta AR secondo quanto previsto dalla legge)  possa consentire una ricostruzione fedele e probante (congiuntamente all'estratto  conto cronologico) dell'esposizione debitoria (comprensiva di capitale ed interessi) la cui ricopertura si intima al debitore.

Si comprende perfettamente come, in assenza di questi dati essenziali, il debitore non abbia alcuna possibilità di  accertare l'esatta consistenza della propria esposizione debitoria. Tanto più ciò è vero, se si tiene presente che in una catena di trasferimento del credito la società cessionaria assume a capitale esigibile l'importo vantato dalla società cedente, già gravato da precedenti interessi moratori.  Dopodichè chi acquista il credito si predispone, previo invio della prescritta comunicazione di cessione ed eventuale rimessa in mora, ad una ulteriore applicazione degli interessi moratori.

La proposta forfetaria di saldo a stralcio dei debiti pregressi e la promessa di "liberatoria"

Il quadro dunque risulta abbastanza complesso. Le società di recupero crediti, almeno quelle più consapevoli e rispettose dei diritti del debitore (ce ne sono tante) quando si trovano (e ciò accade più spesso di quanto si immagini) nell'impossibilità  di fornire al debitore prove certe del credito vantato, offrono al debitore un abbattimento forfetario di capitale ed interessi, il famoso "saldo a stralcio dei debiti pregressi".

Presentandolo come un affare da cogliere al volo per regolare, una volta per tutte, la propria esposizione debitoria. In più, viene prospettato, come ulteriore incentivo, il rilascio di una "liberatoria" che, presumibilmente (ma non sempre accade, come dimostreremo dettagliatamente nel seguito) dovrebbe servire ad ottenere la cancellazione dalle banche dati dei cattivi pagatori (CRIF, Experian, CTC).

Ma è davvero un affare concordare, a forfait, un saldo a stralcio di quanto dovuto, se il dovuto non è certo? La risposta è banale: io non troverei nulla di vantaggioso nell'accettare un saldo di 30 mila euro a stralcio di un debito di 50 mila euro quando poi, ad una verifica dei conti puntuale e precisa (eliminando anatocismi fuorilegge, sfondamenti delle soglie di usura, errori materiali di calcolo) potrebbe risultare  che l'importo dovuto si aggiri sui 15 mila euro. Per voi lettori, è questo un affare?

Ma passiamo alla liberatoria. Il debitore, sempre il nostro amatissimo  protagonista Pippo (lo ricordate?) aveva stipulato un contratto di finanziamento con la società A. Pippo comincia a non pagare con puntualità le rate e poi, addirittura,  ne sospende il pagamento. La società A, giustamente, segnala il fatto alla "Mò-te-lo-aggiusto-io-il-debitore" e questa iscrive Pippo nell'elenco dei cattivi pagatori.

Il credito viene ceduto alla società B, da questa passa alla società C e così via. Finalmente Pippo si decide a pagare alla società Z, ultima cessionaria del credito di Pippo, l'importo che questa asserisce di vantare. La società Z fornisce a Pippo la liberatoria: "Il sig. Pippo ha corrisposto alla società Z quanto dovuto". Pippo, finalmente libero dai debiti, spedisce il documento alla "Mò-te-lo-aggiusto-io-il-debitore" chiedendo la cancellazione del proprio nominativo dalla lista dei cattivi pagatori.  Dopo qualche tempo chiama la "Mò-te-lo-aggiusto-io-il-debitore"  per verificare che la pratica sia andata a buon fine. Dall'altra parte del telefono, un solerte impiegato gli risponde, più o meno così: "Stikazzi!!! La  segnalazione che la riguarda fu effettuata dalla società A. Non possiamo procedere alla cancellazione se la liberatoria non è rilasciata dalla società A. Ma, poichè qui alla  "Mò-te-lo-aggiusto-io-il-debitore" siamo tanto gentili e il debitore è al centro dei nostri interessi, se lei ci fornisce la documentazione attestante che la sua originaria obbligazione con A sia passata in capo a Z, noi effettueremo immantinente la cancellazione, nei tempi previsti dalla legge."

Povero Pippo. I tempi previsti dalla legge sono la bellezza di 36 mesi, che decorrono da quando, e soprattutto se, Pippo riuscirà a dimostrare  che aver soddisfatto Z equivale ad aver soddisfatto A. Ma ci riuscirà senza la documentazione che avrebbe dovuto chiedere alla società Z, e cioè le lettere di cessione del credito che avrebbero permesso di ricostruire la filiera dei passaggi? Io rispondo, con cognizione di causa, no, non ci riuscirà.

Pippo ha pagato 30 mila euro a saldo e stralcio dei debiti pegressi, invece dei 15 mila euro legalmente dovuti e, ironia della sorte, rimarrà iscritto a vita nella banca dati dei cattivi pagatori gestita dalla "Mò-te-lo-aggiusto-io-il-debitore".

La documentazione  attestante la legittimità della richiesta e la corretta consistenza del credito vantato

E allora signori, per non finire come Pippo, quando una società di recupero crediti vi contatta per esigere il dovuto, rispondete immediatamente, con comunicazione scritta inviata tramite raccomandata AR, che sarà vostra cura provvedere all'estinzione del debito, appena la società in questione avrà provveduto a fornire al debitore:

  • copia conforme delle lettere di cessione (tutte, dalla società A alla società Z) che consentano di ricondurre la titolarità del credito dal primo creditore  (l'unico che può essere riconosciuto dal debitore come legittimo) alla società cessionaria che lo rivendica;
  • estratto conto cronologico che metta il debitore nella condizione di poter ricostruire (direttamente o attraverso perizia di parte) l'esatta consistenza  dell'importo vantato dall'ultima cessionaria (importo già gravato da interessi legali e di mora più volte applicati nel trasferimento del credito da A a Z)   a partire dal debito iniziale effettivamente assunto. Con indicazione specifica dei tassi legali, convenzionali e moratori applicati e delle date di decorrenza di ciascuno di essi. In altri termini il debitore deve poter verificare, sulla base di elementi oggettivi, che non siano stati utilizzati tassi di interesse usurai, nè siano stati commessi errori di calcolo, nè si sia fatto ricorso a pratiche anatocistiche nella determinazione delle obbligazioni accessorie;
  • copia conforme delle comunicazioni di messa in mora del debitore (tutte, dalla società A alla società Z) e delle allegate ricevute di invio tramite raccomandata A/R. Il che renderà possibile escludere una eventuale intervenuta prescrizione del credito oltre a fornire le necessarie indicazioni per le verifiche di cui al paragrafo precedente.

La società di recupero crediti potrà rifiutarsi, ovviamente, di fornire tutto quanto richiesto dal debitore.

D'altra parte, la necessità di prendere visione della documentazione appena indicata,  è certamente dettata dal buon senso: a meno di  voler pretendere che, dopo anni, ad una perentoria intimazione presentata da una società di recupero crediti qualsiasi, per un importo di cui non si riesce a comprendere la natura e le modalità di applicazione degli interessi, il debitore debba pagare senza battere ciglio. Fidandosi esclusivamente della parola del creditore.

Quello che importa è che, a fronte di richieste sacrosante avanzate dal debitore, nessun giudice concederà il decreto ingiuntivo a quel creditore  che si rifiuta di fornire informazioni su come sia effettivamente maturato  e si sia formato l'importo il cui pagamento si vuole esigere.

La messa in mora del creditore

Anzi, anche se può sembrare (e sembrerà a molti) addirittura provocatorio, aggiungerei che il rifiuto a fornire al debitore la documentazione finalizzata all'accertamento del debito configura, per il creditore, una condotta che si sostanzia nel rifiuto a compiere gli atti (cosiddetti preparatori) necessari al ricevimento della prestazione dovuta dal debitore.

Ci sono allora tutti i presupposti giuridici per mettere in mora il creditore. Effetti della costituzione in mora del creditore, saranno:

  • il dovuto risarcimento dei danni patiti dal debitore;
  • la cessazione degli interessi dovuti da quest’ultimo al creditore;
  • il passaggio a carico del creditore del rischio dell'impossibilità della prestazione.

Non è poco ...

Per porre una domanda su come difendersi dalla società di recupero crediti, sui debiti in generale e su tutti gli argomenti correlati clicca qui.

7 Settembre 2008 · Paolo Rastelli


Commenti e domande

Per porre una domanda sul tema trattato nell'articolo (o commentarlo) utilizza il form che trovi più in basso.

2 risposte a “Una guida di sopravvivenza per il debitore assediato”

  1. gianni di marzio ha detto:

    CORTE D’APPELLO DI ROMA – ONERE DELLA PROVA PER CREDITO DELLA BANCA (o di una finanziaria)

    La sentenza in esame ci consente di riepilogare i criteri applicati dalla giurisprudenza per effettuare la determinazione degli importi relativi a rapporti di conto corrente dovuti dai correntisti agli istituti di credito. E per estensione capire quale sia il ruolo della documentazione attestante la legittimità della richiesta e la corretta consistenza del credito vantato.

    “In tema di prova del credito che un istituto bancario è tenuto a fornire sia nel procedimento monitorio sia nel successivo giudizio contenzioso di opposizione, va distinto l’estratto di saldaconto – dichiarazione unilaterale di un funzionario della banca creditrice certificante la conformità del saldaconto alle scritture contabili e la verità e liquidità del credito – dall’ordinario estratto di conto corrente che contiene invece la descrizione delle movimentazioni debitori e creditori e intervenute nel corso del rapporto, periodicamente inviate al correnti sta, con l’indicazione delle condizioni attive e passive applicate dalla banca. Infatti, per condiviso e consolidato orientamento della giurisprudenza di merito e di legittimità, il saldaconto riveste efficacia probatoria nel solo procedimento sommario per decreto ingiuntivo e ai fini dell’emissione di questo, mentre gli estratti di conto corrente costituiscono il mezzo di prova idoneo a sostenere la pretesa del creditore nel successivo giudizio contenzioso instaurato dall’opponente, in quanto contenente la specifica descrizione delle eventuali operazioni controverse. Ne deriva pertanto che la domanda dell’opposta banca non può ritenersi provata qualora questa ometta di produrre gli estratti di conto corrente e quindi gli elementi conoscitivi in base ai quali ricostruire il controverso rapporto, generalmente in relazione alla durata intera del rapporto bancario, e il definitivo saldo preteso (cfr Cass. n. 2751/2002, n. 12233/2003, n. 11749/2006)”.

    Nel caso di specie, giunto all’attenzione del giudice di secondo grado, “tra gli atti del fascicolo di primo grado si rinviene un solo estratto di conto corrente alla data del 31 dicembre 1993, che risulta inutilizzabile al fine di quantificare anche parzialmente la pretesa della banca, atteso che da tale data sono riportate soltanto spese e interessi in riferimento a un asserito saldo passivo il cui importo non è in alcun modo verificabile in assenza di alcuna documentazione relativa al periodo precedente. Ne consegue il totale rigetto della domanda dell’istituto bancario per mancanza di prova”.

    (Corte d’appello di Roma – Seconda Sezione Civile, Sentenza 28 maggio 2009, n.2258: Onere probatorio per la prova del credito della banca).

  2. c0cc0bill ha detto:

    In ottobre 2007 ho chiesto un prestito di 5000 euro per 60 rate mensili da 149 euro: ho pagato regolarmente 14 mensilità pari a 2086 euro. Oggi volendo fare una estinzione anticipata mi hanno chiesto 4800 euro e mi chiedo che fine abbiano fatto i 2086 euro che ho pagato fin ora. E’ mai possibile?

    Molte grazie

    Commento di LUCA | Martedì, 4 Novembre 2008

    Dovresti consultare il piano di ammortamento che senz’altro devi avere allegato al contratto di finanziamento.

    Per scoraggiare estinzioni anticipate, all’inizio si rimborsano quote minime di capitale ed interessi rilevanti.

    E’ una misura finalizzata a fare in modo che il debitore corrisponda i lauti interessi fino all’ultimo. I creditori (e le finanziarie in genere) non sono mica stupide come i debitori.

    Comunque, con il piano di ammortamento a vista, facendo la somma delle quote capitale relative alle residue 46 rate e sommando la penale di estinzione (che rilevi dal contratto) vedrai che i conti tornano.

    I creditori (e le finanziarie in genere) sono molto corrette, ed i conti non li sbagliano (quasi) mai. Di questo i polli debitori possono esserne certi.

    Supponendo una penale di estinzione nulla, in pratica per ognuna delle 14 rate hai corrisposto una media capitale di 14,28 euro e 134,72 euro di media interessi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Se il post è stato interessante, condividilo con il tuo account Facebook

condividi su FB

    

Seguici su Facebook

seguici accedendo alla pagina Facebook di indebitati.it

Seguici iscrivendoti alla newsletter

iscriviti alla newsletter del sito indebitati.it




Fai in modo che lo staff possa continuare ad offrire consulenze gratuite. Dona!