Fra cessione volontaria e pignoramento forzato, i 3/5 dello stipendio possono andare in fumo

Consulenze da parte di un esperto non siamo in grado di fornirle, Francesco. Si deve accontentare delle mie affermazioni che hanno un grado di attendibilità del 50%. In pratica un post è attendibile, nell’altro scrivo solo fesserie.

Ciò premesso le dico che, oltre alla cessione del quinto, che è opzione volontaria, il suo stipendio netto potrà essere sottoposto ad un prelievo forzoso del 20%, finalizzato a soddisfare i crediti di natura finanziaria da lei ottenuti e non rimborsati.

Un altro quinto (sempre dello stipendio al netto delle ritenute di legge e non della cessione o di eventuali pignoramenti) potrà essere pignorato solo se lei contraesse altri debiti di natura fiscale e/o contributiva (INPS, Agenzia Entrate, ICI, TARSU ecc…).

La situazione si potrebbe complicare se, dopo che sua moglie “ha buttatto via tutto con attività che purtroppo è andata in rovina” con “circa 50.000 € di debiti con diverse finanziarie e carte revolving” lei decidesse di darle il benservito. Si tratta di una eventualità che le consiglio di scartare. Potrebbe trovarsi a dover corrispondere anche l'assegno alimentare e su questo i giudici non sentono ragioni.

Per sintetizzate, alla fine, il suo stipendio – al netto di IRPEF e contributi – potrà essere oggetto del prelievo di:

a) 1/5 per la cessione volontaria già in corso;

b) 1/5 – misura massima- per tutti i debiti di natura finanziaria (mutui, prestiti, carte revolving)

c) 1/5 – misura massima – per tutti i debiti di natura erariale e/o contributiva;

d) assegno alimentare al coniuge in caso di separazione legale.

Adesso le resta solo da capire se questo è il post buono o quello fasullo …

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19 Settembre 2010 · Chiara Nicolai


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