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Due anni fa avevamo raggiunto un accordo con società di recupero per 50 mila euro (il debito totale con interessi era di 160 mila) non andato poi in porto perché hanno, di punto in bianco, alzato le pretese: a luglio di quest’anno veniamo ricontattati con la proposta originaria di rimborso di 50 mila euro.
Ritenendo la cifra nelle mie possibilità ho acconsentito e il mio legale ha comunicato la mia disponibilità, tuttavia da luglio non abbiamo avuto risposta.
Cosa mi consigliate? Di ricontattare noi o aspettare che richiamino (potrebbero alzare la posta?). Mi sembra insensato non ricevere un riscontro visto che la proposta è partita da loro.
Preciso poi che ho lo stipendio pignorato 1/5 da circa un anno essendo insegnante (andrò in pensione tra 3 anni) e che il pignoramento della mia casa e quella suoceri non aveva sortito niente perché con abusi perciò invendibili. Nel frattempo mio marito ha fatto un gesto estremo, cosa che mi auguro potrebbe sensibilizzarli a riprendere la trattativa
Ho intenzione di risolvere al più presto. Ho un figlio che non lavora e il mio è ora l’unico reddito.
Non c’è da stupirsi che la trattativa non sia andata in porto: probabilmente chi aveva in affidamento la pratica di recupero, ha rotto i rapporti con la società, dimettendosi ed andando via, senza lasciare consegne. Il turn over in queste congreghe gestite da squali è molto elevato, soprattutto perché si tratta di datori di lavoro che per avidità non sono disposti a riconoscere, con adeguate provvigioni, la professionalità degli addetti e vorrebbero esercitare lo strozzinaggio anche con i propri dipendenti, ma non sempre la cosa riesce. La medesima situazione deve essersi verificata due anni fa, poi, a luglio qualcuno ha ricicciato la pratica trovandovi un appunto sul precedente tentativo di accordo non andato a buon fine e ha ricontattato la debitrice, salvo poi mandare tutto all’aria, presumibilmente per divergenze economiche con la parte datoriale.
Non si comprende la determinazione della debitrice a voler chiudere, ad ogni costo, la propria posizione debitoria, mentre il tentativo di concludere l’affare da parte dell’avvocato è comprensibile (è in gioco una parcella), anche se la situazione, così come descritta, dovrebbe portare a consigliare il cliente a non accelerare i tempi: infatti, lo stipendio attuale è inattaccabile, se già gravato da trattenuta per il rimborso di crediti insoddisfatti della medesima natura di quello ceduto ai signori del recupero crediti. Fra tre anni la debitrice passerà in quiescenza, con il rischio, qualora la cessionaria del credito dovesse decidere di agire legalmente, di una trattenuta pari al 20% della parte della pensione che eccede i mille euro, quindi sicuramente sostenibile; la casa non è assoggettabile a procedura esecutiva perché interessata da violazioni alla normativa urbanistica non sanate. E allora? Personalmente, avendo un figlio che non lavora preferirei aiutare lui con la liquidità disponibile piuttosto che rimborsare il debito, per il quale il creditore, innanzitutto, mostra un certo disinteresse.
Il nostro consiglio spassionato è quello di starsene buona e di non bruciare i propri risparmi: e stia sicura il gesto estremo di suo marito non sensibilizzerà nessuno, anzi, venendone a conoscenza, forse si faranno avanti come avvoltoi, nella considerazione che una vedova, scossa da una perdita affettiva recente, potrà sembrare più condizionabile, manipolabile e coercibile.
27 Dicembre 2022 · Ludmilla Karadzic
Una società di recupero crediti piuttosto negligente - Ulteriori precisazioni
Ripropongo il mio quesito che avevo qui mal formulato precedentemente: due anni fa avevamo raggiunto un accordo con società di recupero per 50 mila euro (il debito totale con interessi era di 160 mila per un mutuo) non andato poi in porto perché hanno, di punto in bianco, avevano alzato le pretese. Successivamente sempre per lo stesso debito hanno aggredito la mia casa e quella dei suoceri non ricavandone nulla poiché invendibili in quanto gravate da abusi edilizi. Mi hanno poi pignorato stipendio da insegnante con trattenuta di un quinto. A luglio di quest’anno veniamo ricontattati con la proposta originaria ...
Nel 1997 ho fatto un finanziamento, pagato le prime 4 rate con bollettini: poi problemi finanziari e di salute tramite un avvocato ho congelato il debito. Dopo tre anni anni, nel 2000 mi è arrivata la richiesta da recupero crediti. Lì per lì ho avuto paura e ho respinto la richiesta. Tutto al telefono. Poi ho deciso di chiudere e ho proposto di restituire 3 milioni di lire ma ne volevano di più che io non avevo. Passato qualche anno mi arrivano telefonate da recupero crediti da San Marino poi da Roma. Chiudevo le chiamate. Altri anni e nel 2017 ...
Stamane ho ricevuto una lettera da parte di un avvocato che scrive per conto di un recupero crediti, in cui è esortato il pagamento di 2 mila e 700 euro entro 15 giorni per non aver pagato, sei anni fa, un corso di formazione privato. Ora come allora non ho un lavoro e sono nullatenente, cosa succederebbe se io non pagassi? ...
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