Studente autonomo per ISEE università: caso specifico residenza/domicilio

In caso di dichiarazione accertata come mendace, il dichiarante subirà una sanzione e dovrà restituire l’importo equivalente delle agevolazioni fruite












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Sono una studentessa di 27 anni, laureata triennale nel 2018, recentemente re-immatricolata per l’anno accademico 2022/2023 per un corso di laurea magistrale: a meno di un anno dalla prima laurea (settembre 2019) ho lasciato il mio nucleo familiare, andando ad abitare da sola in un appartamento in affitto, a me sola intestato e in nessun modo correlato/di proprietà della mia famiglia, sulla base dei miei unici guadagni e risparmi da lavoratore dipendente. 

Tuttavia, sapendo che la fase “affitto” sarebbe stata transitoria, nell’ottica di poter presto richiedere un mutuo per l’acquisto della prima casa, e nella più genuina ignoranza che questo dato avrebbe avuto così importanza in seguito, non ho ai tempi cambiato subito la mia residenza, con il pensiero di risparmiarmi plurime rettifiche di indirizzo sui documenti quali carta di identità e patente, ma essendo, a tutti gli effetti e sotto ogni aspetto, autonoma rispetto ai miei genitori, di cui sono figlia unica.

Ho vissuto in affitto per due anni, successivamente a fine luglio 2021 ho acquistato, secondariamente all’ottenimento di mutuo, il mio attuale appartamento, a me sola intestato, dove ho spostato la mia residenza un anno fa, in ottobre 2021. 

L’università, come da espressa dicitura, richiede, per poter essere definiti studenti autonomi, e dunque poter essere svincolati dal presentare l’ISEE congiuntamente al proprio nucleo familiare di provenienza, oltre a opportuna capacità di reddito(che ho), 2 anni di residenza al di fuori della unità abitativa dei genitori, che formalmente, da certificato di residenza, non ho. Tuttavia essendo un requisito che ho abbondantemente soddisfatto ‘de facto’, e che posso certificare con apposita documentazione (contratto di affitto, addebiti sul c/c, indirizzo aggiornato al datore di lavoro visibile su buste paga, pagamento tasse comunali, ecc..) ho domandato all’università se potessi avere una deroga a quanto sopra, la quale mi ha dato esito negativo. Queste preoccupazioni però, ingenuamente, sono subentrate a posteriori perchè nel frattempo ho presentato l’isee precompilato che mi definisce autonoma e che è stato immagino “meccanicamente” accettato dall’università.

Nella richiesta inviata all’università avevo anche descritto il fatto che in questo momento mi trovo in condizioni complesse che non mi permettono anche solo di valutare di proseguire nella direzione di un isee congiunto con la mia famiglia dal momento che, oltre a ritenerlo ingiusto non avendo alcun sostegno economico da anni, il mio papà è un paziente oncologico avanzato, e non ho modo di poter chiedere/accedere a tutte le certificazioni/documenti per conto suo in questa fase.

Vengo quindi al punto: vVorrei capire a cosa vado incontro nel caso in cui non procedessi all’annullamento della documentazione già acquisita, in occasione di un controllo postumo. In caso di multe viene tenuto conto dei fattori che depongono a mio favore e della buona fede (i miei genitori sono impiegati e non assolutamente latifondisti)?

Ci sono dei margini giuridici per fare ricorso? Avete affrontato dei casi come i miei in precedenza?

Mi scuso per la richiesta prolissa ma non ho saputo descrivere più sinteticamente la complessità della situazione.

Cercheremo di essere sintetici almeno nella risposta: nel momento un cui è stata presentata agli uffici universitari una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) escludendo dal nucleo familiare di appartenenza i propri genitori e gli altri eventuali membri della famiglia anagrafica (così come risultanti dallo stato di famiglia), è stata resa, nella fattispecie, una dichiarazione mendace come tale punibile, oltre che civilmente, anche penalmente ai sensi degli articoli 483 e 485 del codice penale.

In caso di accertamento della falsità della dichiarazione resa, al dichiarante verrà comminata una ammenda ed egli dovrà restituire l’importo equivalente delle agevolazioni fruite e a cui non aveva diritto di beneficiare (gravati dagli interessi legali, naturalmente).

Tutti gli elementi richiamati a giustificazione, nonché la millantata buona fede addotta a difesa, sono assolutamente irrilevanti e non meritevoli di considerazione in sede di un eventuale ricorso avverso alle pretese restitutorie formulate dalla Pubblica Amministrazione.

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23 Settembre 2022 · Roberto Petrella

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