Spese per attività con studio in casa

Dal punto di vista fiscale le spese per l'immobile ad uso promiscuo vanno ripartite al 50% fra attività professionale e abitazione del professionista












Sono un consulente ed ho lo studio in casa essendomi ricavato una stanza dedicata alla mia attività professionale: poiché ho adottato un regime fiscale forfettario, da quest’anno anche i forfettari dovranno indicare i costi sostenuti per l’attività (anche se di fatto non possono essere scaricati) e mi chiedevo se fosse normale che io debba dare al commercialista le bollette che riguardano comunque i costi sostenuti per l’intera abitazione dato che, naturalmente, non è possibile distinguere l’energia usata per l’attività professionale e quella per la sfera privata?

Se è vero, come è vero, che anche i professionisti in regime forfettario dovranno indicare, nel 2024, i costi sostenuti per l’attività svolta (anche se di fatto non potranno essere dedotti dal reddito conseguito), è normale che il commercialista debba addebitare il 50% dei costi nominalmente sostenuti per l’abitazione, all’attività professionale del contribuente svolta con utilizzo promiscuo dell’immobile adibito ad abitazione, ai sensi della vigente normativa.

Infatti, secondo la circolare dell’Agenzia delle Entrate (AdE) 35/E/2012 è irrilevante la porzione dell’unità immobiliare che il professionista decide di utilizzare per lo svolgimento dell’attività professionale, una sola stanza ovvero più della metà dell’immobile: le spese per i servizi relativi all’immobile saranno deducibili sempre nella misura forfetaria del 50 per cento.

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20 Febbraio 2024 · Michelozzo Marra