Sono pieno di debiti – Ho 30 anni, la azienda è l’unica mia possibilità di riuscita, ma la mole debitoria personale è troppo pesante – Cosa mi resta se non il suicidio?


Ho 30 anni, l'azienda è l'unica mia possibilità di riuscita, ma la mole debitoria personale è troppo pesante - Cosa mi resta se non il suicidio?





Mio padre, deceduto pochi mesi fa, ha sempre gestito l’azienda di famiglia, in maniera folle: ad oggi, mi ritrovo a dover pagare stipendi arretrati, tasse arretrate fornitori arretrati. Il problema è che gli ho fatto, da sempre, da prestanome. Sono pieno di debiti. Più di 100 mila euro verso Equitalia, circa 100 mila euro con le banche dove io gli facevo da garante. Ora sono amministratore, ma mi è arrivato un pignoramento presso terzi, quindi il mio compenso amministratore verrebbe interamente fagocitato da Equitalia. Ho 30 anni, la azienda è l’unica mia possibilità di riuscita, ma la mole debitoria personale è troppo pesante. Aveva ipotecato anche la nostra prima casa, non ho nulla, ho pochi euro nel mio conto, sto per mollare, cosa mi rimane, oltre il suicidio?

Comprendo l’emotività del momento, peraltro abbiamo spesso avuto modo, nel corso delle nostre esperienze professionali, di affrontare situazioni come quella in cui lei versa attualmente, situazioni che, inizialmente, sembravano disperate e senza vie d’uscita ma che poi si sono risolte positivamente. Abbiamo conosciuto gente che è riuscita a dare una svolta alla propria esistenza, mettendo un punto fermo al passato e ricominciando da zero. In pratica, lei dovrebbe liquidare la sua azienda e cercare nuove opportunità di lavoro, scrollandosi di dosso il fardello rappresentato dai debiti accumulati da suo padre. A trent’anni ha ancora una vita avanti a sé e tante altre chances; scrivere di suicidio è veramente fuori luogo.

A quanto ci è dato di capire, dalle poche informazioni che fornisce (lei non precisa nemmeno l’assetto giuridico dell’azienda, né fa cenno all’esistenza di altri familiari coinvolti nella conduzione dell’attività) ora che ha ereditato l’azienda di famiglia il patrimonio aziendale e quello suo personale si sono confusi in un unicum, determinando un grave dissesto finanziario.

Bisognerebbe capire adesso se lei sia, o meno, un soggetto fallibile: sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori che esercitano una attività commerciale, esclusi gli enti pubblici.

Non sono soggetti alle disposizioni sul fallimento e sul concordato preventivo gli imprenditori i quali dimostrino il possesso congiunto dei seguenti requisiti:

  1. aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito della istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore ad euro trecentomila;
  2. aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore ad euro duecentomila;
  3. avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore ad euro cinquecentomila.

Ebbene, qualora si ritrovi nella condizione di non fallibilità, potrà ricorrere ai benefici offerti dalla legge 3/2012 che a fronte della liquidazione del patrimonio aziendale offre al debitore, che non possiede altri beni personali, l’esdebitazione, anche verso i creditori esattoriali, ovvero l’azzeramento degli eventuali debiti residui in modo da poter affrontare il futuro con serenità.

Nel sito potrà trovare ulteriori informazioni circa le possibilità offerte dalla legge sulla composizione delle crisi da sovraindebitamento. E, se lo riterrà utile, potrà sottoporci altri specifici quesiti sull’argomento.

7 Novembre 2017 · Ludmilla Karadzic


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