Servizi a pagamento non richiesti su telefonia mobile – La Guardia di Finanza indaga per truffa






Ogni mese mi ritrovo a dover ricaricare più volte la scheda sim del mio cellulare a causa di cavilli e servizi a pagamento mai richiesti, spendendo sempre più del dovuto di quanto previsto dal mio abbonamento.

Possibile che sia permesso alle compagnie telefoniche di fare ciò che vogliono?

Sono migliaia i clienti delle tre più importanti compagnie telefoniche italiane, Windtre, Vodafone e Tim a cui sono stati accreditati importi non dovuti per attivazioni indebite dei cosiddetti Servizi a valore aggiunto (Vas) sul proprio dispositivo mobile.

È quel che risulta dall’indagine milanese che nei giorni scorsi ha visto i militari della Guardia di Finanza del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e della Squadra reati informatici della Procura eseguire perquisizioni ed ispezioni informatiche, tra cui nella sede legale della stessa Windtre.

I magistrati hanno segnalato anche Tim e Vodafone come compagnie che usufruivano di servizi e modalità simili a quelle scoperte nell’indagine, per vendere servizi non richiesti agli utenti.

In sostanza, queste due compagnie telefoniche si appoggiavano agli stessi provider di Windtre ma non ci sono elementi di indagine a loro carico.

Il fenomeno illecito, come emerge dai riscontri acquisiti dal consulente informatico della Procura di Milano, non si è interrotto neppure durante la recente emergenza sanitaria nazionale.

Secondo l’indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica Francesco Greco, dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Francesco Cajani, bastava visitare una pagina web, talvolta con l’inganno di fraudolenti banner pubblicitari e, senza far nulla (con una tecnica chiamata “Zero Click”), ci si ritrovava istantaneamente ad essere abbonati a un servizio che prevede il pagamento di una somma di denaro sul conto telefonico ogni settimana o mese in cambio dell’accesso a contenuti come notizie, oroscopi, suonerie, meteo, gossip, video o altro.

È il sintomo di una situazione che deve essere sottoposta al controllo altrimenti il cittadino diventa oggetto delle peggiori scorrerie.

Le somme che si riescono a raggiungere con le truffe informatiche sono assai più cospicue di quelle realizzabili attraverso le truffe tradizionali, anche quelle considerate milionarie perché vengono presi pochi soldi a tante persone”, ha sottolineato il procuratore Aggiunto di Milano, Eugenio Fusco: “Ci siamo rivolti al Garante per le Comunicazioni perché questa è una di quelle materie che non può esser risolta solo con la repressione. Qui occorre regolamentazione e la regolamentazione dovrà poi essere rispettata”.

Si tratta di un business illecito da milioni di euro con opportunità di guadagno anche mediante le attivazioni dei servizi sulle connessioni mobili usate tra macchine per lo scambio di dati (le cosiddette machine to machine, M2M) senza alcun consenso da parte di utenti.

Le ipotesi di reato sono frode informatica ai danni dei consumatori, l’intrusione abusiva a sistema telematico e la tentata estorsione contrattuale commessa da tre persone – due ex dirigenti e un ex quadro di Windtre – in concorso con sviluppatori informatici, aggregatori/hub tecnologici e content service provider (CSP). Attualmente sono undici le persone indagate mentre 12 sono i milioni di euro già sottoposti a sequestro preventivo.

3 Luglio 2020 · Giovanni Napoletano


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