Saldo e stralcio debito per evitare asta immobile






La mia è una situazione di sovraindebitamento causato dalla necessità di riuscire a mantenere l’attività di un’agenzia di viaggi in cui lavoravamo io e mia figlia.

Nel 2001, occupavo un posto di direttore operativo di 5 Ristoranti Mc Donalds, posizione che mi ero guadagnata in venti anni di lavoro, con grandi sacrifici ed impegno. La società per la quale lavoravo era in procinto di cedere i Ristoranti e, non avendo nessuna certezza di poter continuare a mantenere il mio posto di lavoro come dirigente, forte della mia grande esperienza operativa, decisi di dimettermi per avviare una agenzia di viaggi con l’obiettivo di costruire un futuro per mia figlia che stava terminando il liceo linguistico.

L’attività non si rivelò molto remunerativa anche a causa di diversi eventi negativi internazionali, dal crollo delle torri gemelle agli attentati terroristici, che influenzarono negativamente la propensione al viaggio degli italiani. Avevo investito sia la liquidazione che i miei risparmi nella piccola impresa a carattere familiare e, insieme a mia figlia stringemmo i denti sperando in una ripresa del settore .

Quando ormai sembrava che le cose stessero andando per il meglio, la crisi economica del 2008 che a detta di molti sarebbe passata presto, sembrava essere l’ennesimo ostacolo da superare . Abbiamo tagliato tutti i costi superflui sia sul lavoro che nella vita privata, abbiamo lavorato 12 ore al giorno per poter ottimizzare la produttività e abbiamo immesso nell’attività tutte le nostre risorse personali: titoli personali a garanzia di un fido vendita di un appartamento a Roma e trasferimento in provincia e la differenza ricavata dalla vendita versata sul conto dell’attività sperando in una rapida ripresa.

Purtroppo a fine agosto 2009 ci siamo trovati con una serie di scadenze e senza fondi per onorarle e con la prospettiva di dover chiudere l’attività senza avere fondi che ci consentissero di sopravvivere.

Presi dal panico, abbiamo pensato di reperire dei finanziamenti dalle banche (dando in garanzia la nostra casa, gravata da mutuo) per poter riuscire a soddisfare i bisogni primari della nostra famiglia.

A dicembre 2010, ci siamo trovati senza un euro. Disperata, ho pensato anche al suicidio che non ho attuato per non lasciare il peso di una situazione così pesante sulle spalle di mia figlia.

Ho chiesto aiuto allo sportello prevenzione usura per poter avere la possibilità di essere aiutata nella gestione di una situazione così tragica ma, non avendo nessuna possibilità reale di poter far fronte a dei pagamenti, oltre alla consulenza e ai consigli, nulla.

Siamo letteralmente sopravvissute grazie all’aiuto di familiari che ci hanno dato il sostentamento per mangiare e soddisfare i bisogni indispensabili. Abbiamo venduto tutti gli oggetti in oro che possedevamo.

Mai ci siamo arresi, nonostante i miei 52 anni In questi otto anni, ho alternato periodi di lavoro a tempo determinato ad altri di disoccupazione e da oltre tre anni ho un lavoro stabile; mia figlia, costretta ad aprire una partita iva ha svolto delle collaborazioni poi ha avuto nel 2013 un bambino e ora vive con il bimbo e il compagno.

Il mio compagno che ora è diventato mio marito nel 2012 a soli 55 anni è stato colpito dal morbo di Alzheimer e questo ci ha impedito di poter risanare insieme la nostra situazione familiare come avevamo progettato di fare. Da settembre 2017 mio marito percepisce pensione di invalidità e accompagno.

Purtroppo i debiti non sono spariti e stanno tornando a tormentarci, di recente abbiamo ricevuto un decreto ingiuntivo da una finanziaria che ha acquistato uno dei nostri finanziamenti non pagati ed Equitalia ha presentato il conto.

Lavoro 12 ore al giorno e mattina e sera assisto mio marito malato di Alzheimer, vivere con questa condanna a vita dei debitori mi distrugge.

Il pensiero di mia figlia mi ha sempre distolto da ipotesi di suicidio ed ora ho anche la responsabilità di mio marito malato ma la situazione diventa di giorno in giorno più pesante ed insostenibile dal punto di vista della pressione psicologica.

Attualmente sono seguita da un avvocato e ho fatto richiesta di prestito al Fondo per prevenzione all’usura con l’obiettivo di poter tornare ad una vita senza debiti.

Il mio problema riguarda il pignoramento immobiliare per un prestito personale garantito da Unionfidi . Dopo aver pagato regolarmente per un anno, ho fatto domanda di moratoria alla quale la banca non ha mai risposto, tranne poi inviarmi solleciti di pagamento che io non ero in grado di effettuare.

Il debito residuo era di 23.000,00 euro che la Banca Popolare di Roma, erogatrice del prestito. ha ceduto a Cari Ferrara che ha proceduto con il pignoramento immobiliare.

Non avendo io la possibilità di ricorrere ad un legale non avendo soldi a disposizione, non c’è stato nessuna opposizione al pignoramento.

Quando, grazie all’aiuto di familiari sono riuscita a ricorrere ad un legale, questi, provò a fare un’offerta allo studio legale che seguiva la procedura che da subito chiese non meno dell’80 per cento del debito incluse le spese e gli interessi.

Essendo la casa gravata da mutuo residuo che io ho continuato a pagare(seppure l’avvocato mi avesse suggerito di non pagare più).

Essendo alla soglia dei 60 anni, con la reputazione bancaria pessima, nessuna banca mi avrebbe mai concesso un mutuo per l’acquisto di una
nuova casa.

Unicredit di fatto non si è insinuata nel pignoramento. Il credito è stato poi ceduto alla Caf, società di recupero crediti, nel frattempo il perito nominato dal tribunale ha sopravvalutato l’abitazione e,per evitare un aggravio di costi, prima dell’udienza del 31 gennaio scorso, dopo aver rimesso il mandato all’avvocato che mi aveva seguito bene fino ad allora ma che in seguito ad un grave lutto familiare non aveva più seguito procedura, mi sono rivolta ad un avvocato presentatomi da un familiare il quale ha proceduto a proporre la cifra di 20.000, euro a saldo e stralcio (informalmente) che è stata rifiutata.

La proposta è passata a 22.000 euro, inoltrata a febbraio alla quale non è stato dato nessun riscontro e per di più il mio avvocato quando gli ho chiesto di sollecitare una risposta mi ha risposto che … non era sua intenzione fare la figura del cretino… (per la modica cifra di una parcella di1.500.00 euro) . Ho rimesso anche questo mandato e mi sono rivolta ad un avvocato che conoscevo .L’avvocato ha riproposto la somma di 22.000,00 euro più le spese per il perito (4.400,00 euro) dicendo loro che il prossimo passo sarebbe stato il ricorso alla legge 3/2012. Nel frattempo ho inoltrato la richiesta di accesso al Fondo i quali hanno chiesto documento di accettazione da parte della CAF. la quale inizialmente tramite il mio avvocato mi ha inviato il MAV per antiriciclaggio ma in più voleva una prova della disponibilità dei fondi . Quando sembrava che fossero pronti ad accettare la proposta, Con un arrogante cinismo hanno giocato al rialzo chiedendo 27.000,00 + la parcella del perito. Il mutuo residuo sulla casa è di 125.000 euro.

Io ho fiducia nel mio avvocato ma la paura di poter perdere la casa mi angoscia terribilmente, quello di cui ho bisogno è sapere se c’è qualcosa che si possa fare nei confronti di questi signori che avendo capito quanto è importante per me non mandare all’asta la casa credono che io trovi il modo di recuperare altri 5.000,00 euro per loro. L’altra preoccupazione è che se loro non accettano la cifra di 22.000,00 mi salta anche la possibilità di vedermi concesso il prestito da parte del Fondo e di conseguenza non avrei la possibilità di poter sistemare la situazione. La pressione psicologica per la paura che la casa venga messa all’asta non mi fa dormire e sono terrorizzata dall’idea di rimanere senza un tetto sulla testa. Quello di cui mi sto rendendo conto è che nonostante tutti i miei sforzi, non ho nessuna possibilità di competere con questi squali. Grazie per il supporto.

Inutile tergiversare e darle false speranze: lei non potrà in alcun modo salvare l’immobile di proprietà, ma ha tutti i requisiti per fruire della legge 3/2012 per la composizione delle crisi da sovraindebitamento.

L’opzione di liquidazione del patrimonio (sospensione delle azioni esecutive, vendita diretta dell’immobile da parte del debitore, con ricavato destinato ai creditori, comunque maggiore di quanto ricavabile all’asta) prevista dalla legge 3/2012, le consentirà, tuttavia, di ottenere l’esdebitazione (azzeramento di tutti i debiti) e ricominciare una nuova vita professionale e privata affrancata dai creditori che la perseguitano.

Gli avvocati, in genere, non sono molto propensi ad adottare questa procedura poichè si discosta da quelle standard ed è comunque necessario essere iscritti ad un apposito albo per poter supportare il cliente.

Il debitore interessato a presentare istanza ex legge 3/2012 al Tribunale territorialmente competente può rivolgersi direttamente all’organismo di composizione della crisi, competente per il territorio ed individuato negli elenchi ufficiali degli organismi abilitati predisposto dal Ministero della Giustizia (questo il link).

18 Agosto 2018 · Simone di Saintjust


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