Ho raschiato il fondo del barile per pagare il mio debito – Ma adesso soldi non ne ho più

Pignoramento stipendio












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In data 18/03/2016 è stato attivato, presso una filiale Unicredit, finanziamento a mio nome di 15 mila euro per un totale di 22 mila euro comprensivi di interessi.

A partire dal 30/11/2016, a seguito della perdita d’appalto della cooperativa per la quale prestavo servizio come socio lavoratore dal 2013 e della conseguente riduzione del personale da parte della cooperativa subentrante, sono disoccupata.

Nonostante tale finanziamento sia stato richiesto a seguito di manipolazione da parte di terze persone nei miei confronti (i due bonifici immediatamente successivi alla data di attivazione del finanziamento e le conversazioni whatsapp in mio possesso ne sono la dimostrazione); nonostante la mancanza di entrate economiche causa assenza di lavoro ed infine nonostante l’avvocato al quale mi sono rivolta mi abbia consigliato di non indire una causa legale nei confronti delle sopracitate persone a causa del fatto che essi risultano nullatenenti e privi di reddito; per onestà, integrità morale e consapevolezza della situazione debitoria che mi riguarda, ho proseguito con il regolare pagamento delle rate del finanziamento fino a marzo 2017 utilizzando la liquidazione ottenuta dalla fine del rapporto di lavoro.

Successivamente sono stata costretta a rivolgermi ad un avvocato per ottenere l’indennità Naspi di cui avevo diritto da parte dell’INPS di Alessandria, il quale ha sollecitato l’ente tramite pec. Nei mesi tra Marzo ed Agosto 2017 ho ricevuto innumerevoli telefonate da parte di un’agenzia di recupero crediti con la quale sono sempre stata collaborante. In una delle suddette telefonate, l’operatrice mi ha mancata di rispetto umiliandomi e pretendendo che io chiedessi un ulteriore prestito a terzi al fine di saldare il debito andando così ad aggravare la mia situazione.

In data 04/08/2017 l’INPS ha provveduto all’erogazione della somma dovuta ed io mi sono immediatamente recata presso la filiale Unicredit per saldare il debito accumulato nei mesi precedenti, causa mancate entrate economiche (come dimostrano l’estratto conto ed i movimenti finanziari di tale periodo).

Ho proseguito con il regolare pagamento delle rate del finanziamento fino a Marzo 2018 utilizzando l’indennità Naspi a causa della difficoltà a trovare un impiego. Successivamente a tale data ho dovuto affrontare una spesa imprevista ed a Giugno 2018 l’INPS mi ha accreditato l’ultimo versamento relativo all’indennità Naspi che mi era dovuta.

Da quel momento ho ricominciato a ricevere telefonate ed sms da parte di tre diverse agenzie di recupero crediti: Cribis Cm, Maran S.P.A. ed infine la Fire SpA. Sono arrivata a ricevere fino a 9 telefonate in una sola giornata e questa situazione ha sensibilmente aggravato la mia difficoltà nella ricerca di un impiego. L’ultimo di una lunga serie di messaggi intimidatori che ho ricevuto da parte di tale agenzia mi ha spinta a contattarvi. Tale sms cita testualmente: “La invitiamo a provvedere con la massima sollecitudine al pagamento delle rate finanziamento UNICREDIT come da precedenti comunicazioni TASSATIVAMENTE ENTRO OGGI AD AVVENUTO PAGAMENTO INVIARE COPIA FAX allo 023200xxxx o foto whatsapp al 335521xxxx; la sollecitiamo a non lasciare trascorrere ulteriore tempo, al fine di giungere ad una risoluzione benevola della presente controversia; per comunicazioni o accordi 023200xxxx”.

Pertanto la mia situazione attuale mi vede:
– Senza reddito;
– Senza garante per il finanziamento;
– Nulla tenente;
– Ospite in casa di un amico;
– Con molti problemi di salute causati da ansia ed insonnia;
– Con la speranza di riuscire nel più breve tempo possibile a riprendere a pagare le rate (perché ciò significherebbe un nuovo collocamento lavorativo).

BEGINNISH

Potrà sembrarle offensiva la considerazione che almeno i soldi della NASPI poteva conservarli per far fronte ad esigenze più importanti, piuttosto che destinarli, improvvidamente, a pagare per un inadempimento di cui sembra essere incolpevole, sia per quanto riguarda l’origine del debito sia per quanto riguarda la causa che ha, inevitabilmente, condotto all’omesso rimborso (licenziamento). Non è mia intenzione assolutamente mancarle di rispetto: se avrà questa impressione, me ne scuso fin d’ora.

Lei conclude il suo intervento con un saggio, ed eticamente corretto, augurio Con la speranza di riuscire nel più breve tempo possibile a riprendere a pagare le rate (perché ciò significherebbe un nuovo collocamento lavorativo).

Se riuscirà a trovare il lavoro che merita, e glielo auguro di cuore, stia attenta a non lasciarsi più condizionare psicologicamente dalle telefonate pressanti ed insistenti degli addetti al recupero crediti.

Qualora il piano di rientro che le sarà offerto non preveda un abbattimento cospicuo del debito (accordo transattivo a saldo stralcio) e qualora le rate mensili non risultassero sostenibili, dovrà gioco forza rinunciare alla soluzione stragiudiziale di composizione del contenzioso ed attendere una eventuale azione esecutiva (pignoramento dello stipendio). Le potranno portar via, al massimo, il 20% della busta paga calcolata al netto degli oneri fiscali e previdenziali. Non di più, anche se fossero cento i creditori che la trascinassero in tribunale (ma, vedrà non ce ne sarà nemmeno uno).

Nel frattempo, interrompa i contatti non dopo aver comunicato chiaramente che è disoccupata e nullatenente e che, dunque, non c’è più trippa per gatti!

Se, invece, vuole divertirsi un po’ chieda all’ultima arrivata, la Fire, la documentazione che serve ad accertare chi sia il creditore titolato a riscuotere. Non è che il debitore possa pagare al primo che chiama al cellulare. E, sia chiaro, la Fire deve ricostruire l’intera filiera di cessioni da Unicredit a Cribis CM, da Cribis CM a Maran spa, da Maran spa a Fire. Senza questa documentazione il debitore non può pagare, anche se volesse, ed in assenza di tali carte, nemmeno potrebbe essere chiesto un decreto ingiuntivo in Tribunale da parte del creditore.

In più, la Fire è obbligata ad esibirle – su specifica richiesta da inoltrare, semmai, con raccomandata AR – anche l’estratto conto cronologico della sua attuale esposizione debitoria: deve dimostrare, cioè, come si sia pervenuti dall’importo iniziale dovuto ad Unicredit a quello attualmente preteso: si tratta di un conteggio che andrebbe comunque presentato al giudice per chiedere ed ottenere un decreto ingiuntivo nei confronti del debitore: non è che uno si alza al mattino, chiama il debitore e gli spara la prima cifra che gli passa per la mente. Anche perchè, il debitore ha tutto il diritto di controllare non solo l’importo dovuto, ma anche gli interessi moratori applicati che non possono sconfinare nell’usura.

Non spenda altri soldi per avvocati: non ne ha assolutamente bisogno, anche qualora le pignorassero lo stipendio. Se le chiamate si fanno insistenti ed offensive, minacci l’interlocutore di segnalare la cosa alla stessa Fire ed all’Autorità Giudiziaria Ordinaria (AGO – in pratica denuncia di vessazioni e stalking a Polizia di Stato o Carabinieri). Il creditore può legittimamente interagire con il debitore esclusivamente tramite comunicazioni scritte spedite con raccomandata AR, a meno che il debitore non acconsenta, esplicitamente, ad altro tipo di approcci. Una segnalazione all’AGO potrebbe costare alla Fire il ritiro della licenza per esercitare l’attività di recupero crediti che è rilasciata (e vigilata) dalla questura territorialmente competente per il luogo ove la società ha sede legale.

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14 Novembre 2018 · Carla Benvenuto

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