Sono rimasto indietro di un paio di rate del mio prestito da 200 euro al mese: sono in procinto di saldare tutto il 27 di questo mese, ma ieri ho ricevuto a lavoro la visita di un signore che ha farfugliato di essere mandato dalla questura di milano e che pretendeva che pagassi subito almeno la metà del debito (aggravata da spese assurde, su 600 euro c’erano 300 euro di spese, tra l’altro).
Aggiungo che questa scena si è svolta davanti ad altri colleghi che hanno potuto vedere la scena e credo abbia leso la mia privacy. Ho mandato a quel paese il signore e detto che il 27 avrei pagato quando dovuto, interessi reali inclusi ma senza spese non motivate.
Ho aggiunto che non doveva più presentarsi in ufficio (è una grande azienda e anche la presenza mi ha causato non pochi imbarazzi). Oggi ho ricevuto un sms dove mi dicono che non riuscendo a contattarmi domani partiranno l’esazioni a casa e a lavoro. Io credo si tratti di minacce belle e buone. Che mi dite?
L’unica cosa che la società di recupero crediti può lecitamente fare è quella di avviare un’azione esecutiva nei suoi confronti, tipo pignoramento dello stipendio presso il datore di lavoro, ad esempio.
Quindi, lettera raccomandata A/R di messa in mora seguita dalla notifica del decreto ingiuntivo, del precetto, e dell’ingiunzione destinata al datore di lavoro.
Ma non possono essere sollecitati, o imposti, contatti telefonici o visite domiciliari non concordati.
Né tantomeno un funzionario si può presentare negli uffici in cui lavora il debitore per esigere il rimborso di quanto da lei dovuto.
Si tratta di comportamenti che integrano un reato (estorsione o stalking) oltre a poter essere pesantemente sanzionati dall’Autorità per la tutela della privacy, se solo il debitore decidesse di denunciarli.
C’è una sezione del blog che si occupa esclusivamente delle problematiche di cui lei ci riferisce. Può leggerne i contenuti cliccando qui, per capire come reagire a questi soprusi.
19 Febbraio 2015 · Rosaria Proietti