Recupero crediti di Agenzia delle Entrate Riscossione nei confronti di cittadino italiano residente in Australia

Recupero crediti all'estero, riscossione coattiva transfrontaliera


DOMANDA

Sono un cittadino italiano residente in Australia da sei anni: mi sono iscritto all’AIRE pochi mesi fa e ho subito ricevuto una cartella dall’Agenzia delle Entrate Riscossione per circa 30 mila euro per sanzioni amministrative e debiti con l’INPS per un attività finita male nel 2013.
In Italia avevo la residenza dai mie genitori che non hanno mai ritirato la posta per me. Ora, ero nullatenente in Italia ed in pratica lo sono anche qui, a parte avere intestato a mio nome una macchina.
Potrebbero prendere il quinto dello stipendio e prendere soldi dal mio conto bancario australiano o fare un fermo amministrativo alla macchina?
Inoltre, sono sposato con una cittadina australiana e abbiamo una bambina di 4 anni.
In futuro se riuscissimo a comprare una casa potrebbero pignorare la casa dove viviamo anche se cointestata?
Come funziona in Australia, l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha potere di fare recupero crediti qui e per questo tipo di importi c’è il rischio di incorrere nel penale?


RISPOSTA

Per poter eseguire esecuzione forzata in Australia nei confronti di un cittadino italiano ivi residente, tipo pignoramento presso il datore di lavoro australiano, espropriazione della casa di proprietà ubicata in una città australiana e condivisa con una cittadina australiana, prelievo coattivo dal saldo di conto corrente presso un istituto bancario di diritto australiano, l’Agenzia delle Entrate deve adeguarsi e sottostare alle norme di legge vigenti nel paese dei canguri.
Ne discende che l’Agenzia delle Entrate Riscossione italiana, per recuperare il credito vantato nei confronti del cittadino italiano residente in Australia, deve necessariamente affidarsi ad uno studio legale australiano che operi secondo le leggi in vigore in quel paese, cercando di far valere il titolo esecutivo italiano (la cartella esattoriale) o producendo la documentazione necessaria ad attestante l’esistenza del credito.
Si tratta, evidentemente, di una attività che ha un costo rilevante, il quale deve essere anche giustificato, facendo parte Agenzia delle Entrate Riscossione della Pubblica Amministrazione, in termini di efficacia: in altre parole il creditore che affronta un simile impegno finanziario deve avere la certezza di poter recuperare quanto gli è dovuto. Ciò presuppone che venga anche preliminarmente svolta una indagine finalizzata a quantificare il patrimonio o i redditi conseguiti in Australia dal cittadino italiano ivi residente. Anche tale attività investigativa ha costi certi, mentre in Italia verrebbe effettuata semplicemente spulciano l’anagrafe patrimoniale o i registri immobiliari il cui accesso è gratuito per i funzionari dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.
In conclusione, un credito di 30 mila euro non ci sembra, per ora, sufficiente a giustificare le attività legali ed investigative appena citate.
Per quanto attiene gli eventuali risvolti penali essi assumono valenza in Italia, nel senso che se la sua condotta in Italia ha, a suo tempo, comportato il superamento delle soglie di evasione oltre le quali scatta l’azione penale, di questo ne risponderà, forse, quando rimetterà piede in Italia. E’ sicuramente fuori luogo, al momento, preoccuparsi per una eventuale richiesta di estradizione.



2 Gennaio 2020 - Carla Benvenuto


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