Diciamo che non è appropriato definire assurda la pretesa della società di recupero crediti: il creditore, benché cessionario, ha tutto il diritto di chiedere il rimborso dell’intero debito, comprensivo anche di interessi di mora ed eventuali spese legali.
Piuttosto, la pretesa (e l’irremovibilità dalla rigida posizione assunta) è assolutamente avulsa dal contesto reale in cui viene formalizzata: la proposta del debitore, considerato che si tratta di un lavoratore in mobilità, senza ulteriori redditi e patrimoni aggredibili, dimostra buon senso e volontà di addivenire ad una soluzione transattiva sostenibile per il debitore e dignitosa per il creditore.
Un pizzico di razionalità, unita allo sforzo di comprensione della realtà oggettiva, imporrebbe senz’altro l’accettazione della proposta, sia perché il credito è stato acquisito per pochi euro, sia perché il debitore potrebbe ripensarci e decidere di destinare quella somma ad altre evenienze più impellenti che potrebbero presentarsi in un momento per lui così difficile.
Come a dire: attento solerte funzionario cui è stata affidata la pratica, chi troppo vuole, nulla stringe …
25 Settembre 2015 · Ornella De Bellis