Contributo soggettivo minimo Inarcassa e attività di riscossione coattiva dei contributi evasi


Fisco tributi e contributi





Lo scorso anno, a giugno 2019, mi sono cancellato dall’albo degli architetti: i requisiti di esigibilità dei contributi da parte di inaracassa sono due (da statuto della stessa) e devono verificarsi contemporanemante: possesso di partita iva ed iscrizione all’albo professionale

Pur avendo notificato tramite pec la cancellazione dall’albo, INARCASSA mi chiede i contributi per il 2020.

Come devo procedere?

Per il 2019 è dovuto ad Inarcassa un contributo soggettivo minimo, da corrispondere indipendentemente dal reddito professionale dichiarato per l’anno di imposta 2018 (l’ammontare varia annualmente in base all’indice annuale ISTAT).

Per l’anno 2019 il contributo soggettivo minimo è pari a € 2.340 euro.

Il contributo soggettivo minimo è frazionabile in dodicesimi in relazione ai mesi solari di iscrizione. La quota minima mensile è dovuta anche per un solo giorno di iscrizione nel mese solare.

Pertanto, lei dovrà versare ad Inarcassa almeno (ipotizzando un reddito nullo dichiarato ai fini IRPEF nel 2019 per l’anno di imposta 2018) 2.340 euro/12 * 6 = 1.170 euro di contributo soggettivo minimo.

5 Febbraio 2020 · Tullio Solinas

Vorrei allora capire, avendo ricevuto qualche mese fa una cartella esattoriale da Agenzia delle Entrate Riscossione, come si comportano di solito quando hanno il titolo esecutivo, in modo da regolarmi di conseguenza o almeno sapere cosa mi aspetta.

1) vorrei anzitutto sapere come procedono, cioè se sia INARCASSA a dare l’ok a riscossione per eseguire il pignoramento oppure se riscossione proceda autonomamente senza dare conto a nessuno;

2) avete notizia di pignoramenti poi effettivamente eseguiti da inarcassa, anche per cifre intorno ai 15-20 mila euro? Oppure aspettano che il debito cresca a dismisura?;

3) vi risulta che a distanza di tempo – per esempio, a seguito dell’arrivo di una seconda cartella – procedano ad un secondo, terzo ecc. pignoramento? O fanno un unico tentativo?

4) se dovessi trovare lavoro come dipendente in una ditta privata, qual è la strategia da adottare? Visto che possono pignorare presso il datore di lavoro, meglio avvisarlo della situazione e chiedere una busta paga di 500 euro e il resto in contanti? O sarebbe meglio un eventuale finto licenziamento? (ma licenziare non costa?);

5) aprendo un c/c cointestato mi par di capire che avrei margini operativi più ampi, a prescindere dal tipo di entrate: dovrebbero seguire la procedura classica dinanzi al giudice e io avrei il tempo per svuotare il conto non appena notificassero il decreto ingiuntivo o il precetto. Vi chiedo conferma della correttezza di quanto ho detto;

6) questo debito ovviamente continuerà a crescere, anno dopo anno, fino a superare i 200-300 mila euro, considerato che non possono aggredire la prima casa, mi chiedevo se oltre un certo importo mollino l’osso.

1) Con l’iscrizione a ruolo da parte di INARCASSA dei propri debitori che non hanno spontaneamente versato il dovuto, si forma un elenco che viene trasmesso ad Agenzia delle Entrate Riscossione (ADER), con l’obiettivo specifico di restituire al mittente, quanto prima, i risultati, in denaro contante, delle attività di riscossione forzata, promosse tipicamente attraverso azioni esecutive giudiziali (pignoramento ed espropriazione). In altre parole, l’emissione della cartella esattoriale è il primo atto del mandato ricevuto da INARCASSA, che non entra più in gioco nel meccanismo avviato se non nell’ambito di chiamata in litisconsorzio da parte del debitore che contesta, giudizialmente, il contenuto della pretesa nel merito, non avendo mai ricevuto la notifica di accertamento da parte del creditore INARCASSA.

2) no comment

3) Ogni qualvolta ADER decide di procedere nel tentativo di tosare il debitore, verifica le cartelle esattoriali al momento in sospeso a carico del debitore e procede per l’importo complessivo vantato dai creditori per i quali agisce.

4) non tutti i datori di lavoro sono disponibili ad implementare eventuali strategie proposte del dipendente debitore per eludere l’eventuale pignoramento verso terzi azionato da ADER. Potrebbe essere pericoloso in termini penali, oltre che costoso.

5) l’articolo 72 bis del dpr 602/1973 (che si occupa di riscossione coattiva esattoriale) dispone che l’atto di pignoramento dei crediti del debitore verso terzi (il datore di lavoro o la banca con cui il debitore intrattiene rapporto di conto corrente) può contenere, in luogo della citazione di cui all’articolo 543 (ovvero il passaggio nelle aule giudiziarie), l’ordine al terzo di pagare il credito direttamente al concessionario (ADER), fino a concorrenza del credito per cui si procede: a) nel termine di sessanta giorni dalla notifica dell’atto di pignoramento, per le somme per le quali il diritto alla percezione sia maturato anteriormente alla data di tale notifica; b) alle rispettive scadenze, per le restanti somme. Quindi non è assolutamente detto che aprendo un conto corrente cointestato eccetera, eccetera … Il paragrafo riportato è destituito di ogni ragionevole fondamento.

6) no comment. Si può solo aggiungere che l’osso viene mollato sicuramente in occasione di pagamenti rateizzati o in unica soluzione oppure in occasione di condoni (indicati con il termine più elegante di “rottamazioni”) a cui il debitore aderisce. Ma non ci chieda, per cortesia, se pensiamo che in futuro il governo darà il via libera ad altri condoni.

7 Febbraio 2020 · Andrea Ricciardi


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